Jorge Luis Cudina e i pittori cubani
In atmosfere irrisolte fra il surreale e la metafisica, lo spirituale ed il terreno, nella trasformazione formale e cromatica di senso, i colori gentili, ma anche “freschi” e vitali, del maestro cubano Jorge Luis Cudina invadono lo scenario piombinese, nell’esposizione che ne presenta insieme per la prima volta l’opera grafica e quella pittorica.
Comunicato stampa
Jorge Luis Cudina e i pittori di Cuba:
il sogno latino in una mostra a Piombino
Ironico e tragico, enigmatico e seducente, poetico e riconciliante, ma anche provocatorio e destabilizzante. In atmosfere irrisolte fra il surreale e la metafisica, lo spirituale ed il terreno, nella trasformazione formale e cromatica di senso, i colori gentili, ma anche “freschi” e vitali, del maestro cubano Jorge Luis Cudina invadono lo scenario piombinese, nell'esposizione che ne presenta insieme per la prima volta l’opera grafica e quella pittorica, presso la Galleria d'Arte "Agorà" di Piombino (LI), in via Ferruccio 1, dal 27 agosto (ore 18) al 2 settembre 2011.
Congiuntamente ad altri significativi autori dell’isola - gli artisti Alfonso Tamajo, Luis Betancourt, Daniel Mora e Welis Pena - la linfa vitale dall’ambiente latino s’incontra con le frenesie alienanti del mondo occidentale, in un allestimento di opere di provenienza per la maggior parte dalla collezione di Mucci Alfano.
In una fiaba che alleggerisce e sospende il carico del quotidiano, nell’opera di Jorge Luis Cudina traspare un simbolismo cromatico e plastico, che sottende anche sottili, ma potenti denuncie sulla condizione "incrociata" di povertà e ricchezza, sui paradossi dei tempi contemporanei, attraverso l’espediente sapiente di una composizione definita nei contorni, ma incerta nella trama esistenziale, e dove il rebus interno acquisisce valenze liriche e liberatorie.
Un’arte che testimonia l’orgoglio di un popolo, la consapevolezza di una ricca storia pregressa, di radici mondiali in sintesi nuove, ma anche le contaminazioni della società globalizzata, e il potenziale di riscatto sembra solo implicitamente rivoluzionario, quando l’identità stessa non ha un volto riconoscibile, ma una sorta di “divisa” – anche nel nudo – di ruolo.
Donne, pescatori, ma anche manager, guerrieri in giacca e cravatta, “imprigionati” fra realtà e fantasia. I corpi stessi dalle trasformazioni improbabili, ma possibili, manifestano una continuità tra interno ed esterno, tra materia e spirito, tra ruoli sociali e aneliti di libertà. E il movimento è morbido e gentile, ma suadente e le mani, i seni, la testa hanno qualcosa di geometrizzante, forse un richiamo ai culti antichissimi, ai simboli dei rituali magici. Anche la capacità di ironia, che sottende quella della sopravvivenza, sembra animare la scena, il teatro che si apre da fenditure del reale, la storia illustrata da zero a infinito, nella seduzione percettiva di queste opere.
Un rallentamento dei ritmi nella fierezza della consapevolezza di una condizione, dove vizi e virtù convivono, come ritratto a tutto tondo della condizione umana. All’ombra di un ambiente ancora incontaminato, dove ritorna la dialettica mistica di luce e oscurità, ritorna “al centro” l’impotenza, ma anche la consapevolezza velata, la richiesta tacita di un luogo “altro” alle ragioni dell’essere.
Ambiente pluviale, carica sensuale, scenari oceanici, restituiti in lavori finali di raffinatezza ricercata, in colori ora gentili, ora inesauribilmente profondi, come i magnetici verde-acqua, per contenuti anche dirompenti, che imbrigliano in uno stesso sogno universale, antiche storie e nuova fierezza nel dramma, nell’impotenza e nella solitudine.
Jorge Luis Cudina nasce a Velasco, Holguin Cuba, nel 1969. Si forma inizialmente in Arti e Mestieri alla Scuola di Arti Plastiche di Holguin per poi laurearsi in pittura, disegno, rame e acciaio, ed incisione su legno. Nel 1996 formazione post-laurea in Semiotica.