Juan Araujo – Clouds and Shadows on Mars
Prima personale in un’istituzione museale italiana dell’artista venezuelano Juan Araujo, una delle figure di maggior rilievo nel panorama artistico internazionale.
Comunicato stampa
Il Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo è lieto di ospitare “Clouds and Shadows on Mars” la prima personale in un'istituzione museale italiana dell’artista venezuelano Juan Araujo, una delle figure di maggior rilievo nel panorama artistico internazionale.
La mostra, curata da Luis Pérez-Ormas e Stéphane Verger e realizzata in collaborazione con Galleria Continua, è concepita specificamente per il Museo e, in particolare, per entrare in dialogo con gli affreschi romani della sua collezione, sfidando le nozioni convenzionali di tempo e spazio.
L'inclusione di riferimenti al sistema solare nelle opere di Araujo agisce come un promemoria della vastità temporale e spaziale che trascende le civiltà umane. Mettendo queste rappresentazioni celesti in contrapposizione con il patrimonio storico del Museo, rimosso dal suo contesto originale e inserito in un palazzo, Araujo invita il pubblico a riflettere sulla natura effimera dell'esistenza umana e sulla perennità dell'universo. Questo dialogo tra il passato distante e il presente, tra l'arte classica e le astrazioni moderne, offre una nuova prospettiva sul nostro posto nel cosmo e nella storia.
Nelle sale di Palazzo Massimo i visitatori potranno incontrare, tra gli oggetti permanentemente esposti nel museo, le opere di Juan Araujo. Si tratta di opere, dipinti su tela o lamiera, spesso allestiti come assemblaggi ed esposti su leggii moderni, che intendono entrare in dialogo con la collezione del museo, costituendo un pretesto per la collisione tra arte antica e contemporanea, attraverso incontri inaspettati e sottigliezze che trascendono una comprensione cronologica lineare dell'arte. “(…) Forse c'è una risonanza specifica tra gli affreschi antichi e le mie opere: spesso lavoro per cancellatura, cancellando immagini, in modo che alcuni dei miei dipinti funzionino come "rovine" di immagini, ad esempio il mio "Morandis cancellato". Gli antichi affreschi vengono inevitabilmente cancellati, e la cancellazione è per me un materiale di ispirazione”, commenta l’artista.
Juan Araujo gestisce magistralmente l'arte della pittura e le sue opere sono spesso basate su riproduzioni trovate in cataloghi e libri d'arte, riviste, giornali, rapporti scientifici o altro. Araujo mette in discussione la temporalità delle immagini, mostrando la sua dimensione multistrato, suggerendo connessioni e contrasti allegorici tra la loro natura iconica e il linguaggio verbale. Un esempio emblematico è l'opera che funge da titolo per questa mostra, “Clouds and Shadows on Mars”. Fa riferimento a un'immagine drammatica che raffigura una scena di guerra durante l'attuale conflitto in Palestina, insieme a una descrizione fornita dalla NASA di una riproduzione del pianeta Marte; indicando, infine, il nome dell'antico dio della guerra, Marte.
Trasmettendo immagini in cui temporalità diverse si scontrano, il lavoro di Araujo suggerisce che non esiste un tempo unico, reale e contemporaneo, ma piuttosto un presente fluido e esteso che porta tracce del passato, fatto sia di ricordo che di oblio, di rovine e cancellature. “La mostra suggerisce che Antichità e Modernità appartengono a una temporalità estesa apparentemente unica che mostra attraverso frammenti, come frasi interrotte in un testo discorsivo, brevi intervalli che in questo caso sono le mie opere intercettate all'interno delle sale del museo. Scegliendo questo titolo ho voluto portare nell’esposizione anche il mondo reale, con tutta la sua forza”, dichiara l’artista.
I soggetti di Araujo includono riferimenti alla cultura italiana contemporanea come Pinocchio, i film di Michelangelo Antonioni, i dipinti di Giorgio Morandi e le fotografie di Luigi Ghirri. “Adoro quei due artisti italiani. E trovo bellissimo che Ghirri abbia lavorato su Morandi, scattando foto del suo studio, per esempio. Ho guardato le loro opere e ho realizzato dei dipinti basati su di esse” afferma Araujo”. La mitologia antica è evocata attraverso svolte oblique e sognanti: l'opera di Cy Twombly e il suo personaggio raffigurati in una posizione malinconica, o dei Hypnos e Apollo.
Tra i nuovi dipinti in mostra, emblematico è “L’Eclissi”. “Forse tutti i miei lavori, o almeno quelli scelti per questa mostra, funzionano come piccole eclissi: immagini che si sovrappongono ad altre immagini, linguaggio che si sovrappone ad immagini, oggetti moderni che interferiscono con dipinti antichi; come il telescopio astronomico contro il giardino di Livia: tutte piccole eclissi, eclissi discrete strategie che potrebbero portare un nuovo livello poetico di significato. All'improvviso accecando qualcosa, anche in modo frammentario, si riesce a vedere meglio, si vede meglio (...),” chiosa l’artista.
Juan Araujo è noto anche per le sue opere che prendono vita da immagini di architettura moderna e paesaggi tropicali, nonché vedute di pianeti i cui nomi sono in risonanza con antiche divinità: Saturno, Giove, Plutone, Urano. L'astrofisica moderna ha rivelato che quando guardiamo le stelle nel cielo, otteniamo la risonanza visiva di eventi catastrofici e seminali accaduti milioni di anni fa, cogliendo a malapena i tremori dall'origine dell'universo. Guardare i pianeti è quindi simile a guardare il nostro lontano passato nei frammenti conservati in questo museo. Nuvole e ombre su Marte, antichi affreschi e frammenti scultorei, metamorfosi e cancellazione, ma anche sogno e risveglio improvviso dal furore della storia, danno forma alla sottile poetica pittorica di Juan Araujo.
Juan Araujo è nato nel 1971 a Caracas, Venezuela. Vive e lavora a Lisbona, Portogallo. Juan ha esposto ampiamente a livello internazionale, incluse mostre personali come “Measurable distances of space and air”, PEER, Londra, Regno Unito(2019); “Mineirianas”, Inhotim Center for Contemporary Art, Belo Horizonte, Brasile (2013); “ A Través”, Centro Gallego de Arte Contemporánea, Santiago de Compostela, Spagna (2008). Il suo lavoro è anche apparso in numerose mostre collettive e biennali tra cui “Southern Geometries, from Mexico toPatagonia”, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi, Francia (2018); “Healing and Repairing”, Bienal de arte contemporânea de Coimbra, Coimbra, Portogallo (2017); “ Roberto Burle Marx: Brazilian Modernist”, Jewish Museum, New York, USA (2016); “ Stati Uniti d’America Latina”, Museum of Contemporary Art, Detroit, Michigan, USA (2015); “Gli interni sono all’esterno”, a cura di Hans-Ulrich Obrist, Casa de Vidrio, San Paolo, Brasile (2013); la Triennale di Aichi, Nagoya, Giappone (2010), Museu de Arte Moderna de São Paulo, São Paulo (2009); la Biennale di Sharjah, Emirati Arabi Uniti (2009); la Biennale del Mercosul, Porto Alegre, Brasile (2007); la Biennale di San Paolo (2006); il San Diego Museum of Art (2005) e l’American National Society, New York (2005). Araujo è stato incluso nella mostra collettiva “ 25 Years” alla Stephen Freedman Gallery di Londra, Inghilterra (2020). Il suo lavoro si trova in collezioni pubbliche tra cui Tate, Londra, Inghilterra; Museum of Modern Art of New York, New York, USA; Jumex Collection, Mexico City, Messico; Inhotim Center for Contemporary Art, Belo Horizonte, Brasile;mGalería de Arte Nacional, Caracas, Venezuela; Museu de Arte Contemporáneo de Caracas, Caracas, Venezuela; Centro Gallego de Arte Contemporánea, Santiago de Compostela, Spagna; Museo de Bellas Artes, Caracas, Venezuela; Art Now International Collection, San Francisco, USA; Fundación Mercantil, Caracas, Venezuela; Cisneros Collection, Caracas, Venezuela and the Berezdivin Collection, San Juan, Puerto Rico.