Juan Uslé – Pedramala
Juan Uslé torna a Napoli per la sua seconda personale (la prima nel 2013) con un progetto espositivo appositamente ideato e prodotto per lo spazio della galleria Alfonso Artiaco.
Comunicato stampa
Juan Uslé torna a Napoli per la sua seconda personale (la prima nel 2013) con un progetto espositivo appositamente ideato e prodotto per lo spazio della galleria Alfonso Artiaco. Le quattordici tele, distribuite nelle sei sale, sono concepite come interazioni complesse e incorporano una grande varietà di riferimenti storico-artistici, impressioni sensoriali e mentali, ma soprattutto sono frutto di una costante ricerca e attenzione al gesto pittorico e al funzionamento della materia.
Juan Uslè realizza un confronto formale tra i diversi media utilizzati individuando, però, nel gesso, disposto in strati nella preparazione della tela, l’elemento che rimarrà sempre leggibile in ogni fase del dipinto. La perenne e in qualche modo sempre decifrabile presenza di questo materiale diventa anche simbolo di più ampia risonanza filosofica: l'inizio è presente e convive con la fine, il dipinto è un'entità autosufficiente, un oggetto completo non solo nei suoi quattro lati, ma anche nella stratificazione verticale della sua superficie.
Il processo pittorico consiste qui in una ricerca di equilibrio armonico tra l’atto manuale che muove il gesto e le decisioni intellettuali che lo precedono. Tematica chiave della ricerca dell’artista è lo spostamento o ancor meglio, il disorientamento. Si legge nel lavoro una costante dicotomia tra elementi contrapposti e complementari allo stesso tempo: ordine e caos, presenza e assenza, piattezza e profondità. La maggior parte dei suoi dipinti sono una giustapposizione di aree di colore e strutture di linee, e le strutture sembrano andare e venire come i frammenti di una storia. Juan Uslé presenta la sua pittura come una temporanea delimitazione di superfici infinite o come frammenti da una struttura infinita di linee. Particolarmente famosa, e qui in mostra ampiamente rappresentata, è la sua serie di dipinti intitolati “Soñé que Revelabas” (Sogni che rivelano). Qui l’artista, attraverso una pratica profondamente introspettiva sembra voler dar forma al suo “io” più intimo. Dipingendo, l’artista cerca di connettersi ritmicamente con la sua palpitazione, facendo divenire ogni pennellata una rappresentazione simbolica del battito del suo cuore.
“Comincio ad ascoltare e riconoscere il silenzio che mi circonda, meditando fino a sentire il sangue che circola nel mio corpo e poi presto attenzione ai battiti del cuore, facendo segni, uno per uno, riga dopo riga, svuotandomi fino a coprire l'intera superficie della tela. Non importa per quanto tempo lavoro; c'è un passaggio dal silenzio iniziale al suo riconoscimento fisico e l'esecuzione di un rituale che raggiunge un silenzio più profondo, dove il tempo scompare ".
Il tema del disorientamento ritorna in questo progetto non più inteso solo in senso fisico ma anche e soprattutto temporale e percettivo. Molti dei suoi dipinti conducono, infatti, lo spettatore in uno spazio labirintico in cui l'articolazione precisa di Uslé sembra indicare una direzione specifica mentre, paradossalmente, lascia aperta la strada all'interpretazione dello spettatore.
Juan Uslé nace a Santander nel 1954, in Spagna. Nel 1980 si trasferisce a New York dove tutt’ora vive e lavora, in alternanza con Benissa, Spagna. Divenuto tra i pittori spagnoli più riconoscibili, ha partecipato alla 51esima Biennale di Venezia nel (2005), a Documenta 9 a Kassel nel (1992), oltre ad essere stato insignito nel 2002 del premio artistico spagnolo.
I suoi lavori sono stati esposti in numerosi musei e fondazioni tra cui vanno ricordati:
Centro Galego di Arte Contempornaea, Santiago de Compostela (2014), Kunst Museo di Bonn (2014), Museo di Arte Contemporanea e Moderna di Palma (2010), Fundazione Bancaja, Valensia (2008), Centro di Arte Contemporanea di Malaga (2007) e alla fondazione “Caixa”, a Barcelona (2006).
Cover: Juan Uslè
Pedramala, 2018
Vinyl, dispersion and dry pigment on canvas
cm 198 x 112
Courtesy Galleria Alfonso Artiaco, Napoli