Juana Romani – La petite Italienne
Mario Alì e Tiziana D’Acchille, Presidente e Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, e Fausto Servadio, Sindaco di Velletri, presentano la mostra Juana Romani (1867-1923). “La petite Italienne”: da modella a pittrice nella Parigi fin-de-siècle, curata da Marco Nocca, Gabriele Romani e Alessandra De Angelis, che si inaugura presso il Convento del Carmine di Velletri, dall’anno accademico in corso nuova sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti romana, in collaborazione con la Fondazione Arte e Cultura Città di Velletri
Comunicato stampa
Mario Alì e Tiziana D’Acchille, Presidente e Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, e Fausto Servadio, Sindaco di Velletri, presentano la mostra Juana Romani (1867-1923). “La petite Italienne”: da modella a pittrice nella Parigi fin-de-siècle, curata da Marco Nocca, Gabriele Romani e Alessandra De Angelis, che si inaugura il 22 dicembre 2017 presso il Convento del Carmine di Velletri, dall’anno accademico in corso nuova sede distaccata dell’Accademia di Belle Arti romana, in collaborazione con la Fondazione Arte e Cultura Città di Velletri
A centocinquanta anni dalla nascita di Juana Romani e per la prima volta in Italia, le due istituzioni intendono riscoprire, dopo quasi un secolo di oblio, l’opera e la figura dell’artista veliterna (Velletri, 1867 – Suresnes, 1923), affermatasi nei Salons con una pittura che nell’ultimo ventennio dell’Ottocento guarda alla grande tradizione seicentista, poi spazzata via dall’Impressionismo e dalle Avanguardie.
Nel Refettorio, sede della mostra, viene presentata una selezione di dipinti e sculture, rappresentative del suo ruolo di modella e pittrice: tra questi il grande Ritratto di Juana Romani dipinto da Ferdinand Roybet, oggi in collezione privata romana, e la conturbante ed enigmatica Figlia di Teodora, uno dei quadri più suggestivi della sua ricerca artistica, da una raccolta francese. Un ricco materiale iconografico e documentario inedito (disegni, incisioni e periodici d’epoca) permette al pubblico di conoscere la fortuna dell’artista nel contesto della pittura dei Salons, e le sue affermazioni nelle Expositions universelles: Juana è forse la pittrice donna più celebre a Parigi dal 1895 al 1905. In Italia nel 1901, alla IV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia la Romani espone Angelica, da cui non ottiene il successo sperato. Prolungando il suo viaggio fino a Velletri, riceve qui, nello stesso anno grandi onori, e dal 1905 l’intitolazione della scuola di Disegno applicato alle Arti e Mestieri, poi Istituto d’Arte, ancor oggi a lei dedicato nella città laziale, in corso della Repubblica.
L’ispirazione di Juana Romani, legata ad una profonda riflessione sull’universo femminile, è spesso rivolta a personaggi letterari (Angelica, dall’Orlando Furioso) donne celebri della tradizione biblica (Salomè) o note per vicende storiche (Bianca Cappello), cui l’artista presta le sue sembianze, in autoritratti di “femminismo esagerato” (Armand Silvestre). L’artista rifiuterà sempre di far parte di associazioni di “femmes peintres”, rivendicando la parità di genere, conquistata sul campo nelle lotte con gli artisti uomini, quale profonda aspirazione del suo talento. Mina da Fiesole, ritratto in cui compare come una donna nei panni del celebre scultore rinascimentale, da lei ammiratissimo, vede la Romani anticipare le moderne teorie di abbattimento del gender: un’operazione di proiezione di sé in un artista uomo del passato che supera persino George Sand, l’ardita amante di Chopin e le sue mìses en travesti.
Catalogo edito da L’Erma di Bretschneider, a cura di Marco Nocca, Gabriele Romani e Alessandra De Angelis; schede di Francesca Sacchini. Introduzione di Mario Alì e Tiziana D’Acchille, Presidente e Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma, di Fausto Servadio e Luca Masi, Sindaco e Assessore Comune di Velletri, Claudio M. Micheli, Direttore artistico Fondazione Arte e Cultura. Contributi dei curatori e di Consuelo Lollobrigida, Claire Bessède, Marion Lagrange, Emmanuelle Trief-Touchard, Diane Poirier, Laura Malosetti Costa e Georgina Gluzman, Cesare Erario, Pier Luigi Berto, Alain Delpirou, Alessandra De Angelis, Renato Mammucari, Umberto Savo.
L’allestimento è a cura di Stefania Teodonio.
Sezione didattica: Visite guidate a cura di Alessandra De Angelis e Elisabetta Rossini, rivolte agli studenti delle Università, delle Accademie e delle scuole secondarie.
Nota biografica: Juana Romani (Velletri 1867 – Suresnes 1923), emigrata bambina a Parigi, svolge il mestiere di modella nelle accademie private Colarossi e Julian, poi in diversi ateliers: dello scultore Alexandre Falguière, di Victor Prouvé, Raphaël Collin, Carolus Duran, Jean-Jacques Henner, Ferdinand Roybet. Si indirizza alla pittura in giovane età, mostrando un precocissimo talento: a ventidue anni vince la medaglia d’argento all’Esposizione Universale del 1889, con Bartolomeo Bezzi e Luigi Nono.
In breve tempo la pittrice si impone, con uno stile personalissimo che trae ispirazione dalla cultura del Seicento fiammingo e italiano; ritrattista di donne dell’aristocrazia europea, conquista la critica dell’epoca (Armand Silvestre, Josephin Péladan, Hernst Hoschedé, Rubén Darío, Vittorio Pica): sue opere, Primavera (1894) e Salomé (1898), vengono acquistate dello Stato francese, entrando nei musei nazionali.
Nel 1901, dopo l’inaugurazione della IV Biennale d’Arte di Venezia si reca in visita ufficiale nella sua città natale, assieme all’amico e allievo Antoine Lumière, padre degli inventori del cinematografo, a Trilussa e allo scultore Biondi; promette la creazione di una galleria di arte contemporanea “per accrescere il patrimonio artistico dell’Italia”; Nel 1903 insorgono i disturbi psichici che la portano, nel 1906, ad essere internata ad Ivry-sur-Seine in una clinica alle porte di Parigi. Muore nel manicomio di Suresnes nel 1923, in una vicenda che negli esiti ricorda molto Camille Claudel, allieva e amante del grande Rodin.