Julia Krahn – Lilies and linen
Malinconia, morte, gioia, dolore sono i temi di ‘Lilies and linen’. Un grande wallpaper con un’insolita fioritura di gigli bianchi, opere in ceramica e fotografie.
Comunicato stampa
“Il racconto di un’esperienza costituisce l’ordito sul quale l’artista oggi tesse il proprio lavoro”[1]. In questo contesto si colloca anche la produzione di Julia Krahn, solo che, nel suo caso, l’esperienza narrata è esclusivamente interiore e attinge alla sfera dei sentimenti più intimi dell’artista.
Julia Krahn nasce ad Acquisgrana, in Germania, nel 1978. Nel 2000 si trasferisce a Milano
e, dal 2001 a oggi, sono numerose le mostre personali dedicate al suo lavoro e i riconoscimenti internazionali ottenuti.
Quello condotto da Julia Krahn, è un percorso nel quale arte e vita entrano costantemente in cortocircuito, permettendo all’artista di comprendere sé stessa, e allo spettatore, di fare lo stesso, attraverso il proprio rispecchiarsi nelle opere.
Julia Krahn ricorre volutamente a un linguaggio estremamente diretto, che attinge indifferentemente al mondo dell’arte, della cultura e della religione, all’interno di una ricerca di una forma di comunicazione immediata ed efficace, nella quale l’osservatore è chiamato a svolgere un ruolo attivo.
La scelta stessa della fotografia come principale linguaggio, da parte di Krahn va vista come la preferenza per un mezzo, nel quale l’osservatore pone estrema fiducia, ma che non esclude il ricorso ad altri linguaggi e materiali.
Molto interessante, per la lettura del lavoro di Julia Krahn, anche il ricorso costante a formati diversi: estesi, come quello dei wallpapers - che si impongono alla vista, forti anche degli interventi tridimensionali in ceramica operati dall’artista, che agiscono da messa a fuoco - oppure estremamente ridotti, come avviene nei camei, retaggi di un linguaggio da memoria familiare borghese.
Come recita il titolo della mostra “Lilies and linen” sono due i simboli che connotano le opere in esposizione. La mostra si apre con un grande wallpaper (3 x 3 m) che ci mostra un’insolita “fioritura” di gigli bianchi; il corpo femminile, totalmente avvolto nel lino è al tempo stesso terreno fertile per i gigli e per gli stati d’animo che custodisce. Le preziose ceramiche allestite sulla parte di fronte sono invece i frammenti di un mondo intimo che vediamo ricomporsi attraverso una sequenza di fotografie.
Infine nel lavoro in mostra Vater und Tochter (2011), contemporanea e rovesciata pietà, in cui la figlia sorregge il corpo del padre, Julia Krahn indaga il proprio rapporto con il genitore, in un’elaborazione nel corso della quale, solidifica in immagini, la malinconia (Melancholia) che riconosce sia nel padre che in sé stessa.
Malinconia, morte, gioia, dolore; Julia Krahn indaga senza ipocrisia gli strati più profondi del proprio animo.
(Nadia Marconi)
Catalogo con testo di Nadia Marconi