Julie Rebecca Poulain – Tropi
Nella personale di Julie Rebecca Poulain i Tropi sono degli esseri indeterminati e mutaforma, che si possono riferire contemporaneamente a vari generi del regno minerale.
Comunicato stampa
Galleria 291 Est è lieta di presentare I Tropi di Julie Rebecca Poulain, a cura di Vania Caruso. La mostra verrà inaugurata il 22 Aprile e sarà visitabile fino al 6 Maggio 2016.
Nella personale di Julie Rebecca Poulain i Tropi sono degli esseri indeterminati e mutaforma, che si possono riferire contemporaneamente a vari generi del regno minerale. Il tropo (dal greco trópos, derivato da trépō, “trasferisco”) in ambito retorico è un'espressione legata ad un campo semantico che può essere traslata per estensione ad altri oggetti o modi di essere.
Nel processo artistico reso da una serie di incisioni dell'artista, poi ritagliate e riassemblate, si generano nuove figure che cambiano forma, senso, identità. Qui le originarie forme perdono i dettagli anatomici per poi essere riassemblate in forme che ricordano più dei minerali. In questa nuova visione viene messa in dubbio la dicotomia tra l’essere animato e quello inanimato, tra il naturale e l’artificiale. Ed è la stessa filosofia, nell'ambito della tradizione scettica, a definire e classificare i tropoi come situazioni contraddittorie, in cui la controversia delle opinioni comporta la sospensione del giudizio. In senso più ampio i tropoi sono il diniego causale di una verità assoluta, che di rimando impedisce la costruzione di un sapere scientifico.
I Tropi è stata innescata dalla ricerca della trasformazione, di oggetti che si lasciano plasmare per farsi carico di un nuovo significato. Nell’intento artistico di Julie Poulain ad essere centrale è la fase di trasformazione, per cui, attraverso i suoi gesti di incisione, taglio e ricomposizione, una forma unica viene frammentata per generare altre forme uniche, che contraddicono la concezione di un mondo fatto di forme finite. La matrice calcografica diventa così materia viva, che nella prospettiva dei suoi multipli restituisce l’idea di una cellula da cui si generano forme di vita impreviste e dalle infinite possibili caratteristiche
Il passaggio dovuto della forma iniziale che diventa altra, pone l’accento sul senso biologico della vita: è lo scontro fatale insito nell’essere, nell’era della sua riproducibilità tecnica che elude quella biologica.
Infine questi Tropi "acéphale", una sorta di ibridi decapitati, rimandano ad un rapporto ambiguo tra vita e morte, tra classificazione scientifica e collezione del bizzaro, rievocando il senso di una Wunderkammer stanziata nella contemporaneità. In parte I Tropi è un"cabinet du curiosités" sulla nostra società, sul progresso biologico fuso con quello artistico ed evolutivo nelle sue infinite trasformazioni, possibilità e contradditorietà.
Rossella Della Vecchia