Juliet: 37 anni
Verranno proiettati documenti e filmati relativi alla storia della testata ed esposte opere di alcuni artisti.
Comunicato stampa
Il numero zero di Juliet art magazine ha visto la luce nel dicembre del 1980 e, quindi, sulle spalle, si porta ben trentacinque anni di attività. Il logo fu scelto da Oreste Zevola, un bravissimo artista napoletano che in quegli anni risiedeva a Trieste. Egli, messo di fronte alla difficoltà di dover competere con tante testate storiche, come Artforum, Kunstforum o Flash Art, che sempre anteponevano l’austerità del lemma ‘arte’ alla fantasia interpretativa, scelse un logo che ambiguamente potesse collocare la rivista su una linea sconfinante nel campo della moda, del fumetto, o del design. Bisogna confessare che negli anni questa intuizione ha retto molto bene, avvicinando alla rivista le simpatie del grande pubblico, forse un po’ meno ha incontrato la disponibilità della critica baronale e paludata che ritiene questo nome un po’ troppo allegro e scanzonato.
Comunque, questo esperimento è risultato essere faccenda anomala non solo per la città di Trieste, dove la rivista era radicata, ma per tutto il sistema dell’arte italiana. Ora, visto che trentasette anni di assidua attività, non sono uno scherzo, visti un po’ più da vicino, significano più di centottanta numeri di una rivista diffusa non solo in Italia ma anche all’estero; una lunga serie di edizioni speciali e di supplementi annuali; un nutrito numero di cataloghi d’arte, libri e pubblicazioni; circa trecento mostre organizzate con artisti italiani e stranieri (tra i quali figurano nomi di rilievo internazionale come Luigi Ontani, Jan Knap, Piero Gilardi, Mark Kostabi, Claudio Massini e Maurizio Cattelan, Zivko Marušic); innumerevoli oggetti promozionali, come t-shirt e piastrelle, calendari e manifesti. Tutti risultati ottenuti grazie anche alla continua collaborazione di artisti, galleristi, critici, e di molti di coloro che operano attivamente non solo nell’arte ma nell’intero panorama culturale italiano e non.
E tutto ciò senza reale sostegno economico da parte delle istituzioni pubbliche. D’altra parte, il direttore della testata, Roberto Vidali, non ha paura di dichiarare, con una certa durezza, che Trieste “è sempre stata una città capace di offrire falsi modelli culturali e di sprecarsi in maniera eccessiva per progetti fuorvianti. La constatazione che taglia la testa al toro è questa: come mai le teste pensanti di questa ridente città di mare (proprio quella che pretende di discettare su Saba, Svevo, Joyce e Stuparic) non è stata mai capace di tenere aperto un dialogo con questa realtà culturale, di fatto vero e proprio ponte di collegamento con il resto del mondo?”
Il compleanno del marchio JULIET viene anticipato presso la Sala 1 di Roma (chi ha già ospitato il progetto di Vidali nel 1987) alle ore 18.30
di mercoledì 20 settembre 2017, con un incontro dove verranno proiettati documenti e filmati relativi alla storia della testata ed esposte opere di Elisabetta Bacci, Carlo Fontana, Mark Kostabi, Giovanni Pulze, Antonio Sofianopulo.
A seguire un rinfresco offerto da Girardi Spumanti e una diffusione gratuita dell’ultimo numero della rivista JULIET.