Jusepe de Ribera e la pittura a Napoli
In mostra a Palazzo Madama tre importanti opere del Seicento napoletano della collezione di Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli.
Comunicato stampa
Palazzo Madama presenta una mostra dossier dedicata alla pittura napoletana del primo Seicento, partendo dal prestito di tre dipinti della Collezione di Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli. Si tratta dell’Adorazione dei Magi del Maestro degli Annunci ai pastori (1635 circa), di Tobia che ridona la vista al padre di Hendrick de Somer (1635 circa) e del San Giorgio di Francesco Guarino (1645 – 1650 circa).
I tre dipinti pongono le basi sia per costruire un itinerario tra gli artisti che seguirono gli insegnamenti di Ribera, sia per presentare i risultati degli studi che hanno fatto luce sull’autore della Santa Caterina di Alessandria (acquistata nel 2006 dalla collezione di Giulio Einaudi).
Il dipinto è stato infatti esposto nelle principali mostre di arte napoletana con varie attribuzioni, tra cui quella a Bartolomeo Passante. Le recenti ricerche di Giuseppe Porzio (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”) consentono ora di superare i dubbi: a dipingere la Santa Caterina intorno al 1635 fu Giovanni Ricca, artista che emerse tra gli allievi napoletani del maestro spagnolo Jusepe de Ribera con una personalità originale orientata verso il naturalismo e il classicismo.
Jusepe de Ribera giunse a Napoli su invito del viceré spagnolo duca di Osuna nel 1616 e vi restò fino alla morte, nel 1652, esercitando una notevole influenza sugli artisti della regione, con una produzione inizialmente legata al caravaggismo, ma via via più personale per la forte intensità emotiva e il cromatismo accentuato dai chiaroscuri.
La mostra mette in scena alcuni dei migliori allievi della cerchia di Ribera, già citati nelle biografie antiche: con i dipinti di Intesa Sanpaolo, accanto alla Santa Caterina figureranno opere di collezioni private napoletane e fiorentine che completano il quadro di una cultura figurativa nata su basi caravaggesche ed evoluta verso forme di raffinato classicismo. Anche il maestro Ribera sarà presente in mostra con il Cristo flagellato della Galleria Sabauda di Torino, dipinto tra il secondo e il terzo decennio del Seicento riprendendo un modello già utilizzato per la quadreria dei Gerolamini di Napoli.
Il percorso della mostra si apre con l’Adorazione dei Magi del Maestro degli Annunci ai pastori, che è stato spesso identificato con Bartolomeo Passante, ma che - pur essendo una delle principali personalità del panorama napoletano - ancora oggi rimane anonimo. Prosegue con due tele del belga Hendrick de Somer, a Napoli nel 1622 e divenuto uno degli interpreti più fedeli del potente realismo di Ribera: il citato Tobia che ridona la vista al padre e il Mosè di collezione privata (1638 circa), derivato dall’analogo dipinto sulla controfacciata della certosa di San Martino a Napoli.
La figura di Hendrick de Somer è stata spesso sovrapposta con quella di Giovanni Ricca, punto nodale della mostra: il corpus delle sue opere è stato ricostruito consentendo di aggregarvi la Santa Caterina torinese, che verrà messa a confronto con una delle poche opere documentate dell’artista, la pala con Sant’Elisabetta di Ungheria e santa Francesca Romana del 1634, e con la Maddalena penitente di collezione privata e la Giuditta con la testa di Oloferne del Museo Diocesano di Salerno, dal repertorio di sante a mezza figura che coniugano naturalismo e classicismo con risultati di eccezionale eleganza.
Infine, il San Giorgio di Francesco Guarino esprime tra gli artisti della cerchia di Ribera la componente più legata al colorismo, con l'immagine raffinata ed espressiva di un santo che si mette la mano sul cuore dopo aver ucciso il drago, riverso al suo fianco.
La mostra si inserisce in un più ampio rapporto di scambio e collaborazione tra la Fondazione Torino Musei e Intesa Sanpaolo.