Karl Hofer – Figure nature morte paesaggi

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO CASTELLO SAN MATERNO
via Losone 10 , Ascona, Switzerland
Date
Dal al

giovedì - sabato, 10.00-12.00; 14.00-17.00

domenica, 14.00-16.00

Vernissage
25/05/2024

ore 17

Artisti
Karl Hofer
Curatori
Harald Fiebig
Uffici stampa
CLP
Generi
personale, disegno e grafica
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Quest’anno il Museo Castello San Materno di Ascona festeggia il suo decennale. Per questa occasione importante si è voluto dedicare una mostra monografica all’insigne pittore, disegnatore e grafico tedesco, Karl Hofer (1878-1955).

Comunicato stampa

«...il Sud è sempre stato per me una seconda patria spirituale

e una delle basi del mio lavoro.»

Karl Hofer, 1953

 

 

 

Dal 25 maggio al 29 settembre 2024, il Museo Castello San Materno di Ascona (Svizzera) celebra il suo primo decennale di attività con una mostra dedicata a Karl Hofer (1878-1955), pittore, disegnatore e grafico tedesco, considerato uno dei più prestigiosi artisti figurativi del Novecento che, muovendosi tra espressionismo e Nuova Oggettività, ha mantenuto per tutta la vita, grazie a un suo stile originale, un approccio estremamente indipendente nei confronti dell’arte.

 

La mostra, curata da Harald Fiebig, organizzata e sostenuta dalla Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta in collaborazione con il Museo Comunale d’Arte Moderna e il Comune di Ascona, presenta una selezione di 29 opere, tra dipinti e lavori su carta, raramente esposti, provenienti dalla Fondazione Josef Müller presso il Kunstmuseum Solothurn, dalla Sammlung Arthouse, da una raccolta della Germania settentrionale e dalla collezione privata di Frank Brabant a Wiesbaden.

 

La rassegna ripercorre la varia e sfaccettata ricerca di Karl Hofer che, da una rappresentazione trasognata di figure, passando per le nature morte, arriva a una concreta pittura paesaggistica.

 

Per documentare l’evoluzione stilistica di Karl Hofer e i suoi temi pittorici essenziali, sono messi a confronto lavori appartenenti a diverse fasi creative.

La vita e l’opera dell’artista tedesco furono intimamente legate alla Svizzera e, in particolare, al Canton Ticino, che divenne uno dei suoi soggetti paesaggistici più frequentati e che saranno oggetto di una apposita sezione al piano superiore del Castello.

 

Accompagna la mostra un catalogo E.A. Seemann Verlag, a cura di Harald Fiebig e Ilse Ruch per conto della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten, con testi del curatore e di Doris Hansmann e un ricco corredo iconografico.

 

 

Cenni sulla vita e l’opera di Karl Hofer

Karl Hofer, nato a Karlsruhe nel 1878, si iscrive nel 1897 alla Scuola d’arte del Granducato di Baden nella città natia e prosegue poi gli studi all’Accademia di Belle Arti di Stoccarda. La prima parte della sua carriera risulta caratterizzata dai soggiorni a Roma (1903-1908), dove la sua pittura subisce l’influenza dell’Antichità e del Rinascimento, a Parigi, dove si entusiasma per le opere di Eugène Delacroix e Paul Cézanne (1839-1906) così come per quelle di El Greco e da due lunghi viaggi nel sud dell’India.

Al suo ritorno, la famiglia si trasferisce a Berlino. Durante una vacanza nella località balneare francese di Ambleteuse, gli Hofer vengono colti di sorpresa dallo scoppio della prima guerra mondiale e l’artista, considerato uno straniero nemico, viene internato per tre anni. Rilasciato nel 1917, Hofer si stabilisce in un appartamento con atelier a Zurigo e torna a dedicarsi interamente alla pittura. Matura a questo punto un preciso interesse per l’espressionismo, anche se in Hofer il colore rimane più legato alla materia. La rappresentazione dell’essere umano, nella sua universalità e sovratemporalità, è tuttora centrale tuttavia l’artista cerca anche nuovi soggetti.

Negli anni venti è all’apice del successo: mostre internazionali, un posto di docente all’Accademia di Belle Arti di Berlino, l’intensa attività nel consiglio direttivo della Secessione di Berlino caratterizzano questi anni. A quel periodo risalgono molte delle sue opere migliori: donne silenziose, assorte, la cui immagine si avvicina al modo di concepire la figura umana della Nuova Oggettività, così come clown e maschere, Arlecchini e Pierrot.

Anche la pittura paesaggistica assume una forte valenza nella sua opera da quando, nel 1918, ha visitato per la prima volta il Ticino, dove dal 1925 trascorre buona parte dei mesi estivi e dove, nel 1931, acquista una casa sul Lago di Lugano. Nel corso del tempo realizza oltre duecento tele di grande formato con paesaggi deserti, privi di figure umane, ma dall’aspetto reale, in cui edifici, strade e ponti alludono a un territorio abitato dall’uomo.

Con la presa del potere da parte dei nazionalsocialisti ha inizio un periodo infausto: nel 1933 Hofer è licenziato dall’Accademia, nel 1937 trecentoundici sue opere vengono confiscate dai musei tedeschi, dipinti, disegni e stampe sono esposti alla mostra sull’Arte degenerata (Entartete Kunst). All’inizio di marzo 1943 il suo atelier viene completamente distrutto da un bombardamento che causa la perdita di oltre centocinquanta dipinti, millecinquecento disegni, vari quaderni di schizzi e di tutti i suoi appunti. In quegli anni dipinge cupe visioni della sua epoca, ma raffigura soprattutto giovani figure femminili, paesaggi e nature morte di fiori e frutta.

Al termine della guerra l’artista diventa una delle figure di spicco della ricostruzione culturale di Berlino. Sebbene non abbandoni la figurazione, la sua pittura evidenzia un marcato cambiamento di stile: il colore diventa più luminoso e acquista maggiore espressività, la forma si allontana sempre più dalla natura. La figura umana – tuttora al centro della sua opera – è investita da una deformazione progressiva, con teste piccole, arti allungati e mani enormi.

Messo in ombra dalle violente controversie pubbliche sul ruolo delle arti figurative nel contesto dell’«astrazione come linguaggio mondiale», il 3 aprile 1955 l’artista muore dopo essere stato colpito da un ictus.