Kensuke Koike – Switchover
Il senso del lavoro di Kensuke Koike si può condensare in un’unica formula: «ricercare il collage perfetto».
Comunicato stampa
Il senso del lavoro di Kensuke Koike si può condensare in un’unica formula:
«ricercare il collage perfetto».
In effetti, se pensiamo al multiforme insieme della sua opera, ci accorgiamo che essa è sempre il risultato di un processo di manipolazione dell’immagine, si potrebbe dire di una stravagante e abilissima chirurgia. Nelle serie Impulse e Float, presentate nella personale a Bari, il collage è da dirsi letterale in quanto composto ritagliando fotografie trovate. Nella videoinstallazione, sempre in mostra, vengono invece incrociati i flussi audiovisivi trasmessi da due televisori e pertanto il collage è inteso come prototipo delle varie sofisticazioni basate sul “taglia e incolla” che si possono effettuare in una sala di montaggio. Ovunque intervenga, il bisturi di Koike è sempre utilizzato in modo artigianale, incide l’immagine trattandola non come un che di intangibile ma come un corpo fisico: una immagine-cosa, da intendersi come complesso nodo di rimandi a se stessa, alla propria presenza consistente, e a quell’altro, assente, che essa evoca in quanto icona. Sembra quasi che per Koike l’immagine sia passata da una condizione di illusione a un’altra che si avvicina terribilmente alla vita vera e propria: l’“iconosfera” avvolge e moltiplica il vecchio globo, e quel che vi succede è realtà a pieno titolo, con effetto pieno sulle nostre esistenze.