Kenta Cobayashi / Hiva Alizadeh – Structure of a Flow
In mostra una ricerca artistica che si manifesta tra fotografia, pittura e installazione.
Comunicato stampa
Metronom presenta Structure of a Flow, mostra bi-personale degli artisti Kenta Cobayashi (Tokyo,
1992) e Hiva Alizadeh (Kerman, 1989). In mostra una ricerca artistica che si manifesta tra fotografia,
pittura e installazione, per un approccio che trova un punto di contatto nell’attualizzazione di
pratiche tradizionali dei rispettivi paesi di origine degli artisti.
La serie Smudge di Kenta Cobayashi è l’esito di una riflessione sulla rappresentazione fotografica e
sulla sperimentazione tecnica offerta dagli strumenti digitali. Le opere di Cobayashi, in un
complesso e stratificato gioco di elementi, ci offrono scorci di vita quotidiana, tra online e onlife.
L’artista, muovendosi per le strade di Tokyo, con una macchina fotografica o uno smartphone,
documenta la sua vita, i suoi amici e i luoghi che frequenta. I ritratti che nascono da questi incontri
vengono manipolati dall’artista digitalmente: il pixel viene mosso sulla superficie dell’immagine
come se fosse una pennellata di colore, modificando in modo analogico la rappresentazione della
realtà.
«I want to express that a single image doesn’t exist independent “everything” connects from all
kinds of angles. And because of this interconnectedness, an image is constantly in dialogue with
“everything”» (Kenta Cobayashi)
Il processo impiegato da Cobayashi ha le sue origini nella Shodo, arte tradizionale giapponese della
calligrafia, dove la scrittura, intesa anche come segno grafico, ha valore in quanto gesto manuale
attraverso lo strumento del pennello. Il pennello ‘digitale’ che usa Cobayashi ha lo stesso valore
simbolico: il tool di photoshop modifica il DNA delle immagini verso una dimensione fluida e
iperrealistica, per offrire nuovi livelli di significato.
Le opere dell’artista iraniano Hiva Alizadeh hanno nel materiale e nella scelta cromatica gli elementi di
coerenza di una ricerca fatta di dettagli e variazioni sul tema. L’impiego di capelli artificiali, centro della
ricerca, consente la realizzazione di lavori in cui il movimento, insieme a forma e colore, seguono e
costruiscono nuove relazioni con lo spettatore. I capelli plastici, principalmente usati come extension,
vengono inseriti dall’artista in una composizione pittorica data dalla stratificazione e l’accostamento dei
diversi colori di questo materiale, andando così ad evocare, nella visione d’insieme, i giochi di luce delle
vetrate colorate che caratterizzano le moschee. La tradizionale arte della tessitura è il punto di
riferimento di Alizadeh, artista autoditatta che si è formato con esperienze di regia. E quindi il tappeto,
la tradizionale arte di costruire immagini e narrazioni, viene attualizzato attraverso un processo di
astrazione: i fili della tessitura sono liberi e il disegno, l’immagine, non è fissata nell’intreccio ma fluida
e aperta nel movimento. In questo modo l’artista riesce a recuperare la tradizione millenaria tenendo in
considerazione l’impossibilità di rappresentare immagini, tipica della tradizione islamica.