Kinki Texas – Ultima Thule hin und zurück
Kinki Texas è prima di ogni cosa un pittore dotato di un incredibile istinto per il segno e per il colore.
Comunicato stampa
Kinki Texas è prima di ogni cosa un pittore dotato di un incredibile istinto per il segno e per il colore.
È un’artista veloce, irruento, completamente irriflessivo quando si tratta di distribuire i pesi e gli ingombri sulla superficie della tela e del foglio di carta, ma proprio per questo i suoi lavori posseggono una sorta di primitiva bellezza, un vigore indomito. Il parossismo è certamente una delle caratteristiche dell’arte di Kinki Texas, il quale tende ad acutizzare alcune intuizioni estetiche, frequentando territori visivi estremi, dove prendono corpo terrificanti epifanie e mostruose ibridazioni psichiche. Quello che l’artista di Brema ha chiamato “Kinki Texas Space” diventa così la proiezione di un immaginario in cui si agitano pulsioni ed istinti contrapposti, un laboratorio di proliferazioni immaginifiche, un campo di spavalde sperimentazioni, ma anche un teatro in cui vengono inscenati scontri a fuoco e duelli all’ultimo sangue, violente torture e sadici giochi di dominazione. Kinki Texas rappresenta spesso un mondo cruento, fondato sul conflitto, ma ciononostante estremamente vitale e non privo di risvolti divertenti ed ironici. La violenza, il sesso, l’amore, la morte, il tradimento, la gloria, l’ascesa e la caduta sono ingredienti basilari di ogni storia degna di essere raccontata. Tuttavia, non bisogna dimenticare che quello descritto da Kinki Texas è un universo in cui la realtà è spesso sovvertita, dove le regole sono capovolte, deliberatamente ignorate, bistrattate, trasgredite allo scopo di liberare le energie primarie della visione e dunque di far ruggire il cuore selvaggio del pop, quello vero, antagonista e irregolare che si agita nella sua pittura…
Il titolo, Ultima Thule, indica un luogo mitico, il cui nome è entrato nell'uso corrente per definire ogni posto distante dal mondo conosciuto. Si tratta di un'isola leggendaria, che compare citata per la prima volta nei diari di viaggio dell'esploratore greco Pitea, salpato dalla colonia greco-occidentale di Massalia (l'odierna Marsiglia) verso il 330 a.C. per un'esplorazione dell'Atlantico del Nord. Nel corso della tarda antichità e nel medioevo il ricordo della lontana Thule ha generato un resistente mito: quello dell'ultima Thule, come fu per la prima volta definita dal poeta latino Virgilio nel senso di estrema, cioè ultima terra conoscibile, e il cui significato nel corso dei secoli trasla fino a indicare tutte le terre "al di là del mondo conosciuto". La mostra si trasferisce a Milano dal 31 marzo al 3 aprile in occasione di MIART 2022 presso lo stand n. C26.