Kirillov – Ex. isola
Il progetto Ex.isola nasce da una riflessione sui testi “L’isola deserta” di Gilles Deleuze e “T.A.Z.” di Hakim Bey ed è il risultato della fusione di due performance realizzate dal gruppo e contenenti lo stesso nucleo concettuale.
Comunicato stampa
Ex. isola
Estratti dal "Discorso tenuto agli uomini privi di potere, ovvero no, da parte della specie impermanente di noi cammelli polari" di Giuseppe Genna
e "Urlo" di Allen Ginsberg
Il progetto Ex.isola nasce da una riflessione sui testi "L'isola deserta" di Gilles Deleuze e "T.A.Z." di Hakim Bey
ed è il risultato della fusione di due performance realizzate dal gruppo e contenenti lo stesso nucleo concettuale.
Lo slancio che allontana dal vecchio, verso l'esplorazione di nuove possibilità è ciò che
permette al naufrago di incontrare l'isola deserta: un luogo mitologico sovrapposto all'uovo
della creazione o comunque della ri-creazione.
L'isola vista come luogo privilegiato della sperimentazione e dell'approccio creativo alla vita, è deserta non in quanto
disabitata, ma in quanto circondata dal deserto, ovvero dal mare;
in una lotta perpetua fra gli elementi acqua e terra, padre e madre.
L'isola, per noi, diviene quindi metafora dell'uomo, individuo "anarchico" inserito nella società.
Deserto di significazione o eccesso di significazione?
Sta all'individuo la responsabilità di farsi officina e fucina di nuove
prospettive e visioni, in un approccio creativo alla socialità dove ogni rapporto sia continuamente ridefinibile.
Crediamo che nel "qui ed ora" condiviso, si inveri costantemente l' "isola che non c'è":
ovunque possono nascere zone temporaneamente autonome, ma solo cambiando il nostro
sguardo possiamo riconoscere e attuare il cambiamento che desideriamo.
Forse i coccodrilli smetteranno di piangere, e perderanno i denti...
L'estratto che proponiamo parla del genere umano.
Banale? Forse.
Ne compie un'analisi piuttosto spietata.
Banale? Probabilmente.
Pone delle domande che noi, che lo abbiamo scelto, ci poniamo a nostra volta.
Banale? Assolutamente.
Descritta in questi termini apparirà un'operazione del tutto trascurabile.
Non saremo noi a confermarlo.
Le vostre espressioni sono nascoste da una quasi totale oscurità, mentre il discorso si svolge e si avvolge tra immagini di un
corpo che appartiene a tutti e che è uguale per tutti: impermanente.
Come facciamo a non sottoporvi, eventuale gentile pubblico, questi interrogativi?
Come fate?