Krzysztof Miller – Storia di un fotoreporter polacco

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO EVENTA
Via dei Mille 42 , Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Martedì/venerdì h. 15.00 - 19.00
Sabato 16 marzo h. 10.00 - 16.00
Ingresso Libero

Vernissage
14/03/2019

ore 18,30

Artisti
Krzysztof Miller
Generi
fotografia, personale

Fotografie che non hanno cambiato il mondo.

Comunicato stampa

È la prima volta che Krzysztof Miller viene esposto e presentato in Italia. La mostra è inserita all’interno del programma di Slavika Festival: http://www.slavika.it/programma/.
Grazie ad ArtPhotò è la prima volta che viene fatto conoscere questo incredibile fotoreporter, che si è tolto la vita il 9 settembre 2016 dopo aver lottato con il disturbo da Stress Post Traumatico. Grazie al contributo e alla partecipazione del Consolato Generale della Repubblica di Polonia e alle fotografie fornite dall’agenzia Gazeta Wyborcza di Varsavia con cui ha collaborato Krzysztof Miller.
Il valore di un fotografo di cui la sua storia è ricca di significati: da quella della sua abilità “artistica-professionale”, a quella “umana” come sensibilità rara e preziosa, a quella ancora “sociale" che consente di cogliere le difficoltà, le situazioni estreme in cui vive l’uomo, a quella “personale” tragica, dolorosa come quella dei soggetti da lui fotografati. Simbolicamente Krzysztof Miller, rappresenta, con la sua storia e con la sua fragilità, la solitudine del mestiere di reporter. “La storia della mia vita è la storia di una continua paura. Un fotoreporter è solo e può contare solamente su se stesso. Solo con la storia, solo con l’immagine vista dal suo occhio e solo con i suoi pensieri e con l’immagine che andrà a vedere. Deve tappare le orecchie altrimenti il rumore della guerra danneggia i timpani, deve ripararsi dalle schegge di metallo e dai pezzi di terra e dalle pietre che gli vengono addosso. Ma a dire la verità nella fotografia di reportage conta solamente ciò che succede davanti all’obiettivo. Noi fotografi combattiamo per la testimonianza” così ha scritto nel libro pubblicato nel 2017 “Fotografie che non hanno cambiato il mondo”. Ci ha lasciato immagini estremamente coinvolgenti. Molti fotoreporter sono bravi e altamente professionali. Ma con una capacità stupefacente Krzysztof ha fotografato in silenzio concentrandosi esclusivamente nel catturare il silenzio, la solitudine, la disperazione, il dolore, il dramma dell’uomo nelle vicende del mondo più difficili rivoluzioni, guerre, lotte. Un reporter notevole, incisivo, potente, universale. Con una tragica storia umana che bene rappresenta l'usura della testimonianza del dolore del mondo.
Ha lavorato per molti anni insieme ad un giornalista, scrittore polacco Wojciech Jagielski in molti paesi traumatizzati da guerre e carestie. In mostra una prima esposizione tratte dal suo lavoro in Africa, Bosnia, Afghanistan. Nella mostra verrà ricordato il Premio inedito a suo nome appena uscito nell’autunno del 2018. “The Krzysztof Miller Prize”.

BIOGRAFIE

Krzysztof Miller

(1962 Varsavia – 2016 Września)
Fotoreporter polacco, ha vissuto a Varsavia e ha studiato presso l'Università di Educazione fisica a Varsavia. Nel 1988 ha fotografo il NZS (Indipendent Students Organisation) e ha collaborato con " Agency News Review " (Przeglądu Wiadomości Agencyjnych). Ha fotografato i negoziati della tavola rotonda nel 1989 e da quell'anno diventa fotoreporter di " Gazeta Wyborcza ". È stato autore di diversi fotoreportage dalla Rivoluzione di velluto cecoslovacca, alla rivoluzione in Romania , alle guerre nel mondo (inclusa la Bosnia e la Georgia ) e a ad una serie dal titolo Zaire. Nel 2000 è stato giurato del World Press Photo. Ha pubblicato un libro intitolato “13 guerre e uno. La vera storia di un reporter di guerra” (pubblicato da SIW "Znak" , Cracovia 2013, ISBN 978-83-240-2100-0). Nel 2012 un film documentario “Nell'occhio di Dio”, scritto da Wojciech Królikowski, è stato dedicato al lavoro del fotoreporter Krzysztof Miller. Nel 2008 ha frequentato la “Scuola di video” in Varsavia dove ottenne il BA. Ha lavorato a fianco del giornalista scrittore Wojciech Jagielski per diversi anni. Nel 2014, il Presidente Bronisław Komorowski gli ha conferito la Croce di Cavaliere dell'Ordine di Polonia Restituta. Per diversi anni ha lottato con il disturbo da stress post-traumatico. Si è suicidato il 9 settembre 2016. È sepolto nel cimitero militare di Powązki a Varsavia . I principali servizi fotografici dal 1989 al 2008 sono stati in Czechosłowacja, Romania, nei Balcani, a Gruzja, a Górski Karabach, in Bosnia, Chorwacja, Tadżykistan, Afganistan, Cambogia, Turchia, Kurdistan, Albania, Górski Karabach, Cecenia, Ruanda, Burundi, Zaire, in Kosovo, Cecenia, Kongo, Iraq , Uganda, Sudan Południowy.
Attività sull’autore
La più recente è quella del Premio a suo nome: uscito nell’autunno del 2018. “The Krzysztof Miller Prize” for having the courage to look – competition for the best photographic material in 2018: http://wyborcza.pl/wiecejswiata/0,165674.html.
Due libri pubblicati nel 2013 “13 Wars and One. The true story of a war correspondant” e nel 2017 “Fotografie che non hanno cambiato il mondo”.

Luigi Geninazzi
Giornalista e scrittore, è esperto di problemi internazionali. Già inviato speciale per il quotidiano «Avvenire », è stato in molte aree calde del mondo, dal Medio Oriente all’America Latina, ma ha sempre rivolto una particolare attenzione all’Europa dell’Est, dove è stato testimone diretto delle rivoluzioni democratiche fin dalla nascita di Solidarność. Il suo libro, L’Atlantide rossa nel 2013, racconta in presa diretta la fine del comunismo e la caduta del Muro di Berlino. Corrispondente a Varsavia negli anni Ottanta e poi a Mosca all'inizio degli anni Novanta, Geninazzi è stato un osservatore attento e appassionato delle rivoluzioni democratiche nei Paesi comunisti. Era a Berlino quando è caduto il Muro, a Bucarest quando è stato ucciso il dittatore Ceausescu, a Mosca quando crollò l'Unione Sovietica. Ha incontrato più volte Giovanni Paolo II in Vaticano e nei suoi viaggi pastorali. Ha seguito sul campo le guerre degli ultimi quindici anni. Nel 1999 quella del Kosovo, rimanendo a Pristina e quindi a Belgrado durante i 78 giorni di bombardamenti della Nato. Nell'autunno del 2001 è stato in Afghanistan insieme con i mujaheddin dell'Alleanza del nord in marcia verso Kabul. Nella primavera del 2003 ha seguito la guerra in Iraq. È stato più volte in Israele e Palestina dove è stato testimone delle vicende sanguinose dell’Intifada e della guerra col Libano nel 2006. Era in Georgia nel 2008 quando ci fu la guerra con la Russia. Nel 2011 era al Cairo in piazza Tahrir, culla della “primavera araba”. Per il suo lavoro giornalistico Geninazzi ha ricevuto vari premi. Il più prestigioso l’ha ottenuto per i suoi reportages su Solidarnosc che la Polonia ha voluto premiare conferendogli la Croce di Grand'Ufficiale della Repubblica, uno dei più alti riconoscimenti assegnati da Varsavia ad un cittadino straniero.

Tiziana Bonomo di ArtPhotò
Libera professionista con ventennale esperienza nel campo del marketing e della comunicazione, in L’Oreal e in Lavazza, mossa da una forte passione per questa forma espressiva; la fotografia come linguaggio di comunicazione ed espressione d’arte, come occasione di dialogo e di incontro. ArtPhotò propone, organizza e cura eventi legati al mondo della fotografia.
Ha curato il libro Hospitalia di Elena Franco e Istanti Donati di Gianni Oliva. Ha curato mostre come Ilva di Cornigliano di Ivo Saglietti e Federica De Angeli, Hospitalia di Elena Franco a Torino, I Believe di Matteo Fantolini, Ospiti di Gianni Oliva a Mezzenile e Milano. Ha organizzato la mostra Warless Theatres di Patrizia Mussa e diversi incontri, alcuni con Domenico Quirico, Ferdinando Scianna, Ivo Saglietti e recentemente la presentazione al Museo Nazionale del Cinema, Cinema Massimo del documentario “Domenico Quirico: Viaggio senza ritorno” di Paolo Gonella. Da quest’anno ha iniziato un laboratorio didattico per le scuole dal titolo “Leggere la fotografia”. http://www.artphotobonomo.it.