La Bellezza Svelata dai laboratori di restauro di Acquapendente e Viterbo

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO DELLA CITTA' CIVICO E DIOCESANO
Palazzo Vescovile, via Roma 85 , Acquapendente, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
15/12/2017

ore 17.30

Curatori
Claudio Strinati, Andrea Alessi
Generi
documentaria, restauro

La mostra è frutto della collaborazione del Museo della città – civico e diocesano di Acquapendente con la Soprintendenza di Roma, Regione Lazio, Provincia di Viterbo e Diocesi di Viterbo con i due principali laboratori di restauro di Viterbo e Acquapendente.

Comunicato stampa

Si inaugura il 15 dicembre (ore17.30), presso il Museo della Città – Civico e Diocesano di Acquapendente (Palazzo Vescovile, via Roma 85), la mostra “la Bellezza svelata dai laboratori di restauro di Acquapendente e Viterbo” a cura di Andrea Alessi e Claudio Strinati. Organizzata dal Comune di Acquapendente con la collaborazione della diocesi di Viterbo, ha il patrocinio della Soprintendenza per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, della Regione Lazio e della Provincia di Viterbo.
Verranno consegnati, dopo un grande lavoro durato diversi mesi, i primi otto reperti recuperati dal laboratorio di restauro per il territorio della Regione Lazio guidato da Paola Sannucci (anche direttore tecnico dei laboratori di restauro di Palazzo Barberini e Palazzo Corsini di Roma) e dal neonato laboratorio interno al museo, specializzato nel restauro ligneo e coordinato da Roberta Sugaroni.
“E’ stata una grande emozione - ricorda il direttore del museo, Andrea Alessi – osservare dal vivo tutte le fasi di recupero di questi primi manufatti, le cui risultanze verranno presentate proprio in occasione di questa esposizione. Si tratta di un grande lavoro effettuato da due laboratori di comprovata esperienza, che si sono spesi ben oltre la naturale abnegazione, mettendo in campo non solo tutta la loro esperienza per riportare alla luce opere di grande valore e straordinaria bellezza, ma investendo anche in tecniche diagnostiche e dispensando consigli utili ad una maggiore comprensione di tutte le fasi del recupero del manufatto stesso. Grazie a questi nuovi dati è stato possibile rivedere le attribuzioni, la datazione e il contesto storico di tutte le opere che saranno esposte – conclude Alessi - attraverso una chiave di lettura totalmente nuova e con il supporto di uno studioso di chiara fama come Claudio Strinati. E’ il caso di una stupenda Madonna con bambino che verrà presentata come un rarissimo autografo di Filippo Germisoni detto il Moletta, attivo su basi documentarie a Roma e nella provincia di Viterbo accanto ad un grande protagonista come Marco Benefial”. “Un’opera – dichiara Claudio Strinati - che presenta un’interessante connessione con quella scuola, anomala e raffinata, che ebbe in Benefial il suo esponente di punta e che rende il nostro dipinto di estremo interesse. La Madonna col bambino è un dipinto significativo e di qualità raffinata databile, su base stilistica, entro il primo quindicennio del Settecento, contrassegnato da un disegno fermo e circoscritto e da un morbido e delicato impasto cromatico smussato da un chiaroscuro sensibile e tenero. Il quadro è nato nell’ambito della scuola di Marco Benefial, il grande pittore romano contraddistinto da acuto gusto narrativo e singolare vivacità espressiva, un maestro che andò ben oltre i limiti del pur corretto accademismo marattesco, all’epoca ancora dominante nell’ambiente romano e non solo romano”.
Verrà ripresentato al pubblico anche un ritratto di papa Clemente XIV la cui qualità, svelata dai restauri, ha confermato trattarsi di un autografo di Giovanni Domenico Porta, ritratto nella sua iconica immagine benedicente. Magnifici i bagliori di luce degli ori, realizzati con trascurata maestria, che, risaltando nitidi dalla veste di velluto rosso, fanno da contrappunto alla fisionomia del pontefice, resa con grande perizia tecnica e intensità magistrale.
Chiuderanno la mostra una sezione di arte liturgica con due splendidi reliquari di San Giusto e di Santa Elisabetta (il primo datato 1645; il secondo dei primi del XVIII secolo) a cui si affiancano una croce astile in legno scolpito, dorato e argentato del XVIII secolo e un raffinatissimo altarolo in legno dorato e argentato riproducente l’iconografia del Cristo del Sacro Cuore (la cui datazione oscilla tra la fine della seconda metà del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo) appartenuti ai frati francescani vissuti nel limitrofo convento aquesiano.
Tutte queste opere, precedentemente collocate nei depositi, saranno, a partire da questa mostra, parte integrante del percorso del museo, completamente rivoluzionato per l’occasione.