La ceramica che cambia
Un dialogo tra generazioni, con uno sguardo sovranazionale, La ceramica che cambia. La scultura ceramica in Italia del secondo dopoguerra in mostra al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza pone al centro della sua riflessione una materia, la ceramica, declinata nelle tante poetiche che hanno interessato il nostro XX secolo, includendo anche gli artisti stranieri che hanno notevolmente influito sulla produzione ceramica artistica nazionale.
Comunicato stampa
Un dialogo tra generazioni, con uno sguardo sovranazionale, La ceramica che cambia
La scultura ceramica in Italia del secondo dopoguerra in mostra al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza dal 28 giugno 2014 al 1 febbraio 2015 pone al centro della sua riflessione una materia, la ceramica, declinata nelle tante poetiche che hanno interessato il nostro XX secolo, includendo anche gli artisti stranieri che hanno notevolmente influito sulla produzione ceramica artistica nazionale.
Quindi partendo da Asger Jorn, Albert Diato, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Leoncillo Leonardi, Nanni Valentini, per giungere ai più “contemporanei” come Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Bertozzi&Casoni (per citare i nomi più noti).
Neocubismo, informale, pop art, minimalismo, arte concettuale, figurazione saranno i temi analizzati per fornire uno sguardo, ad oggi inedito, di un percorso di grande eccellenza artistica nella quale l’Italia ha avuto un ruolo chiave e indiscusso. L’obbiettivo di questa mostra è ripercorrere le principali tappe della storia scultorea ceramica attraverso protagonisti che ne hanno cambiato le prospettive, grazie a contenuti innovativi e straordinariamente contemporanei.
Per la prima volta vengono esposti assieme i grandi protagonisti del cambiamento della scultura ceramica e per la prima volta viene documentato, con un prestigioso catalogo, un percorso di innovazione estetica e di novità linguistica. La ceramica contemporanea oggi è linguaggio privilegiato nel sistema dell’arte contemporanea e oggi più che mai diviene riferimento per tanta parte della produzione artistica giovanile.
“La mostra su Arturo Martini, inaugurata nell’autunno 2013 nelle sedi del MIC di Faenza e di Palazzo Fava a Bologna, - spiega Claudia Casali – direttrice del MIC di Faenza - ha fornito importanti spunti di riflessione sull’evoluzione storico-artistica del linguaggio ceramico nel dopoguerra. Soprattutto negli ultimi anni della sua intensa creazione, l’artista trevigiano fornì spunti poi adottati dai suoi allievi e dalle generazioni successive, soluzioni legate all’informale, al neocubismo, alla dimensione astratta della scultura, elementi affrontati anche teoricamente da Martini nel suo ultimo famoso pamphlet, edito nel 1945, dal titolo Scultura lingua morta”.
“Questa mostra è molto importante – continua Pier Antonio Rivola, presidente della Fondazione Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza - perché ci permette di fare emergere dai nostri depositi opere straordinarie della nostra importantissima collezione e che in questo modo potranno essere finalmente ammirate dal pubblico”.
La mostra è organizzata grazie al fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e con il sostegno della Cassa di Risparmio di Cesena e di Regione Emilia Romagna, e con la collaborazione di un Comitato Scientifico di studiosi d’eccezione: Maria Vittoria Marini Clarelli, Soprintendente Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; Luigi Ficacci, Soprintendente PSAE Bologna; Cecilia Chilosi, studiosa della ceramica ligure; Flaminio Gualdoni, critico e storico dell’arte, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera; Nico Stringa, storico dell’arte, docente all’Università Cà Foscari di Venezia, Claudia Casali, direttrice del MIC in Faenza.