La città continua
Sguardi e immagini d’autore catturano il fascino del cantiere urbano.
Comunicato stampa
Chi arriva a Tecla,
poco vede della città,
dietro gli steccati di tavole,
i ripari di tela di sacco,
le impalcature, le armature metalliche,
i ponti di legno sospesi a funi o sostenuti da cavalletti,
le scale a pioli, i tralicci.
(…)- Perché la costruzione di Tecla continua così a lungo?
Italo Calvino, da “Le Città Invisibili”
Nel racconto di Calvino il cantiere - perennemente in progress in modo ossessivo,
compulsivo - diventa la metafora di una continua evoluzione urbana, portata così
all’eccesso da non avere un fine ultimo se non l’infinito.
Leggere di TECLA, della sua descrizione, è un poco come raffigurarsi la TORINO
dell’ultimo decennio, teatro di continui cambiamenti a scala urbana, dove la presenza di
enormi cantieri, disseminati ovunque, è lentamente diventata una consuetudine visiva.
Porzioni intere di città vengono stravolte non tanto a fine lavori, a cambiamento avvenuto,
ma soprattutto durante, in quella delicata fase di transizione, o meglio di gestazione, che è
rappresentata dal cantiere.
L’immagine di macchinari, staccionate, scavi o deviazioni di traffico, spesso repulsiva
e destabilizzante, ha nel contempo insita in sé un’energia potenziale da cui è
impossibile non rimanere affascinati. Il CANTIERE risulta essere la traduzione visiva
del progetto in fieri, di un’idea in via di concretizzazione, un luogo dove si concentrano
contemporaneamente forza e pensiero.
Una coralità di sguardi differenti, attraverso le immagini d’autore in mostra, cercano
di catturare e restituire il FASCINO e la VITALITÀ intrinseca proprie del CANTIERE
URBANO, che altro non è se non la fase embrionale della CITTÀ FUTURA.