La Collezione attiva
In mostra una selezione di opere di recente acquisizione dalla collezione Museion, la maggior parte presentate per la prima volta. Filo conduttore dell’esposizione è l’attivazione del suono e del movimento, rappresentato sia da installazioni performative che dall’immagine in movimento di molti video.
Comunicato stampa
Momenti di storia contemporanea, letteratura, fantascienza, questioni socio-politiche, ma anche lo sguardo frammentato, talvolta distorto su tutto ciò che ci circonda. Questi i temi della mostra „La collezione attiva”, che inaugura il 25 novembre prossimo nel corso della “Lunga Notte dei Musei di Bolzano”. Alla molteplicità delle tematiche affrontate corrisponde la diversificazione dei media impiegati: dalle proiezioni di video e film, alle installazioni luminose e sonore, fino agli oggetti animati da performance o in movimento. Grazie all’attivazione supportata dalla tecnologia, le opere, dopo un processo di produzione e installazione, si realizzano così nello spazio, si animano. Molte lasciano i depositi museali e si presentano al pubblico per la prima volta: Museion prosegue così i percorsi di approfondimento sui diversi nuclei della propria collezione.
Il percorso della mostra si apre al secondo piano del museo con l’installazione video From Here to There (2003) dell’artista Jana Sterbak. Le sequenze del video, girate a Montreal e per le calli di Venezia, sono state affidate ad un cane, un Jack Russell terrier di nome Stanley. Stanley, munito di una minuscola videocamera, ha filmato il mondo spontaneamente, a 35 cm da terra. Il pubblico è così costretto ad un punto di vista inusuale, quello di un animale a quattro zampe. L’esercizio percettivo, enfatizzato dal montaggio di Jana Sterbak, è uno stimolo alla nostra immaginazione: mette in crisi l’automatismo delle nostre percezioni e il modo stereotipato di vedere il mondo.
È, questo, un aspetto che accomuna le opere in mostra: non si tratta di lavori da contemplare. A un incontro con l’arte frontale, predefinito nello spazio e nel tempo, sostituiscono un approccio “decentrato”, in cui la dimensione temporale svolge un ruolo essenziale. Le opere esposte presuppongono dunque l’idea di uno spettatore attivo, che si muove attorno ad esse e che ne vive la durata, confrontandosi in modo critico con le questioni poste.
La proposta di uno scambio “attivo” verso ciò che ci circonda è presente anche nella rilettura di previsioni fantascientifiche degli anni Sessanta nelle opere di Gerard Byrne (1984 and Beyond, 2005-2007) e nelle associazioni visive tra arte e scienza condotte da Simon Starling con l’opera Particle Projection (Loop) [2007]. L’artista britannico ha ingrandito al microscopio elettronico una particella d’argento proveniente dal negativo di una foto dell’Atomium, monumento simbolo di Bruxelles. Per Starling i processi di trasfigurazione degli oggetti sono manifestazioni fisiche di un processo mentale. Le opere attivate, risuonanti, mettono in moto nuovi meccanismi non solo di pensiero, ma anche a livello emotivo.
Delle trasfigurazioni sono in atto anche nelle opere luminose di Mario Airò e Haroon Mirza – il giovane artista britannico, vincitore del Leone d’Argento alla 54esima Biennale di Venezia, crea delle installazioni audio che indagano il momento in cui il suono diventa musica. L’opera di Mario Airò, un raggio laser verde, è la trasposizione visiva dell’andamento fonetico della poesia “M’illumino d’immenso” di Giuseppe Ungaretti. Il lavoro, concepito per Museion nel 2003, sarà esposto sulla facciata esterna della casa atelier. La luce, così come il rapporto tra immagine e testo sono elementi che costituiscono molte opere del patrimonio museale e rappresentano quindi uno dei nuclei tematici all’interno della collezione.
L’aspetto della trasformazione è presente in un’altra opera commissionata da Museion nel 2007, ovvero nei due finti pannelli pubblicitari intitolati A Change of Mind del duo artistico Elmgreen & Dragset. Con la solita ironia che li contraddistingue, i due artisti sottolineano, attraverso le diverse combinazioni di senso e significato che si creano nell’opera, i repentini cambi di opinione (change of mind) presenti nelle amministrazioni pubbliche quando si tratta di prendere decisioni relative agli spazi urbani.
Un’arguta analisi del rapporto tra suono e guerra caratterizza invece Sediments Sentiments (Figures of Speech, 2007), la scultura di Allora & Calzadilla. In un metaforico relitto di guerra risuonano infatti le parole pronunciate da personaggi di potere nei periodi di conflitto mondiale. La seconda guerra mondiale, ovvero la musica “swing” portata in Italia durante il periodo dell’occupazione americana è il tema dell’ironica installazione Another Candy Bar From G.I.Joe (1977/2008) di Vito Acconci. Il pubblico è idealmente invitato a volteggiare sull’altalena, al centro di un ambiente appositamente costruito e illuminato con i colori della bandiera USA. Nello spazio risuona la voce dell’artista, che incita il “piccolo napoletano” a ballare “la musica del soldato americano”.
Ancora suoni nell’installazione Figures of Speech or The Dream Machine (2010) della coppia Krüger & Pardeller, originale traslazione sonora di un testo del sociologo americano Richard Sennett sugli effetti del neocapitalismo sulla cultura. L’opera OUT OF THE SHADOWS (2004-2006) di Peter Friedl è frutto invece di una ricerca sulla complessa situazione sociopolitica di Cipro. L’installazione comprende, tra l’altro, testi commissionati a diversi autori, figurine di carta, fotografie e la presenza dell’isola nel film “Che cosa sono le nuvole?” di Pierpaolo Pasolini. Io posso trovare fantasie dove non c’è nessuno, 2011 è invece il titolo dell’altra opera di Friedl in mostra - un grande neon bianco che riproduce una passo dai Quaderni dal Carcere (1928-1937) di Antonio Gramsci.
Il percorso di mostra è completato dalla proiezione, nella sala al piano interrato, delle opere Dubai Citytellers, 2010, di Francesco Jodice, Once in the XX century, 2004, e Revisiting Solaris, 2007, di Deimantas Narkevičius e Hostage. The Bachar Tapes, 2001, e I Only Wish That I Could Weep, 2001, di Walid Raad/The Atlas Group.
I film sono contraddistinti da un’indagine sociopolitica condotta nei territori geografici in cui gli artisti hanno lavorato. Tutti indistintamente, con modalità di approccio peculiari, hanno eluso le versioni ufficiali delle diverse storie narrate – dal mondo arabo alla Libia fino alla storia italiana. Ancora una volta viene sottolineato come non ci sia un solo punto di vista per affrontare la realtà, in questo caso la storia contemporanea internazionale.
Infine, lo spazio della mostra coinvolge anche la facciata di Museion con un video creato per l’occasione dall’artista Michael Fliri: the unseen looks like something you have never seen, 2011: “ciò che è invisibile sembra qualcosa che tu non hai mai visto”. Il titolo dell’opera concepita dall’artista per Museion somiglia ad una giocosa tautologia con cui l’artista allude al patrimonio d’immaginario contenuto in ogni opera d’arte.
Artisti in mostra:
Vito Acconci (1940, USA), Mario Airò (1961, IT), Allora & Calzadilla (Jennifer Allora 1974, USA; Guillermo Calzadilla, 1971, Cuba), Gerard Byrne (1969, IE), Elmgreen & Dragset (Michael Elmgreen 1961, DK e Ingar Dragset 1968, NO), Michael Fliri (1978, IT), Peter Friedl (1960, AT), Francesco Jodice (1967, IT), Korpys/Löffler (Andree Korpys 1966, DE e Markus Löffler 1963, DE), Krüger & Pardeller (Doris Krüger, 1974, AT e Walter Pardeller, 1962, IT), Haroon Mirza (1977, UK), Deimantas Narkevičius (1964, LT), Walid Raad / The Atlas Group (1967, LB), Simon Starling (1967, UK), Jana Sterbak (1955, CZ).
La collezione attiva.
Opere mediali da Vito Acconci a Simon Starling.
A cura di Letizia Ragaglia e Frida Carazzato.
Catalogo multilingue (ita/dt/eng) con testi di Letizia Ragaglia, Angelika Nollert, Bernhard Serexhe, Frida Carazzato.
Dal 26/11/2011 al 16/09/2012.
Inaugurazione: venerdì 25 novembre 2011 in occasione della “Lunga Notte” dei musei di Bolzano.
Programma:
ore 16.00: Inaugurazione del progetto di arredamento per la casa atelier del designer Harry Thaler
ore 16.00 – 20.00: Laboratori per bambini presso la casa atelier
ore 20.30 e 22.30: Sediments Sentiments (Figures of Speech) di Allora & Calzadilla, voice-performance (con Yuanming Song -soprano, Joszefina Monarcha – mezzosoprano, Abdul Candao – tenore, Konrad Huber – baritono)
ore 21.30: Figures Of Speech, or The Dream Machine live performance di Krüger & Pardeller con Nikolaj Hess
ore 24.00: Visita guidata con la direttrice Letizia Ragaglia
ore 01.15: the unseen looks like something you have never seen di Michael Fliri, proiezione sulla facciata mediale di Museion
Ogni giovedì dalle 20.00 alle 22.00, sala proiezioni piano interrato: proiezioni delle opere di Francesco Jodice, Deimantas Narkevičius e Walid Raad / The Atlas Group.
Michael Fliri veste d’invisibile la facciata mediale di Museion.
La facciata mediale di Museion si anima nella “Lunga Notte dei Musei” di Bolzano il 25 novembre prossimo con un progetto speciale dell’artista Michael Fliri (1978, ITA, vive e lavora a Vienna).
L’opera di Fliri è parte della mostra “La collezione attiva. Opere mediali da Vito Acconci a Simon Starling”. L’esposizione inaugura proprio nell’ambito della Lunga Notte dei Musei con un programma di performance dal vivo - la proiezione di Fliri alle ore 01.15 sulla facciata, lato di via Dante, rappresenta l’evento conclusivo della serata.
The unseen looks like something you have never seen, “ciò che è invisibile sembra qualcosa che tu non hai mai visto”: il titolo dell’opera concepita dall’artista per Museion somiglia ad una giocosa tautologia. Nel video si vede una figura di spalle, l’artista, che ruota lentamente su una sorta di pedana/palcoscenico. A mano a mano che la pedana gira, il volto dell’artista sembra venire sempre più alla luce e quindi svelarsi lentamente allo spettatore. La luce che dovrebbe illuminare il viso finisce però per accecare: l’identità dell’artista rimane quindi ignota. Come recita il titolo, nell’arte rimane sempre qualcosa di invisibile, che ci sfugge, ma che al contempo lascia spazio alla nostra immaginazione.
Come è solito usare Fliri nei suoi interventi, anche qui ritorna il tema del teatro e della messa in scena, il travestimento e l’ironia che questa volta si “macchia” di misticismo attraverso l’uso di una luce rivelatrice e della musica di Jaime Fennelly con Mind Over Mirrors.
La facciata mediale di Museion è un confine tra interno ed esterno, superficie che delimita due spazi e due livelli: quello del museo e della città, e quindi lo spazio dell’arte e della sua fruizione. Su questo confine ha lavorato anche Michael Fliri. Museion intende proseguire questa indagine nel 2012 con un ciclo di proiezioni per la facciata mediale da maggio a settembre, a cura di Frida Carazzato.
Michael Fliri (1978, ITA, vive e lavora a Vienna) è considerato tra i migliori talenti della scena artistica italiana; per le sue opere performative si serve di media quali il video e la scultura, in una dimensione in bilico tra ironia e surrealtà, realtà e immaginazione. Fliri ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, a Monaco, Germania, presso l’Akademie der Bildenden Künste e presso la Kunstakademiet Bergen, Norvegia. Numerose personali e collettive in Europa e in Italia, tra cui Hinter der vierten Wand, Generali Foundation, Vienna, 2010 e 0O°°°oo0Oo°O0, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato 2011 e Getting too old to die young, Galleria Raffaella Cortese, Milano, 2008. Nel 2008 è stato vincitore del premio d’artista bandito da Museion e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano; da maggio a settembre 2011 è stato invitato da Needcompany / OHNO Cooperation per una residenza presso AIR di Anversa .
INFO
Michael Fliri, the unseen looks like something you have never seen, 2011
Proiezione per la facciata mediale di Museion, lato Via Dante, venerdì 25 novembre alle ore 01.15. L’opera verrà proiettata anche sabato 26 novembre, mercoledì 30 novembre e nei mercoledì 7, 14 e 21 dicembre dalle ore 18.30 alle 20.30.