La donazione Ralph Wünsche nella collezione AMO
La mostra propone un’accurata selezione di opere donate dalla moglie Dagmar Saval dopo la sua morte: dipinti, disegni, e sketchbook per offrire l’eccezionale possibilità di approfondire le tematiche che costituiscono la sua singolare dimensione creativa, educata nell’Accademia di Berlino e consolidata nei diversi soggiorni a Villa Serpentara, sorta di luogo dell’anima in cui l’artista tedesco ha trovato la sua consapevolezza.
Comunicato stampa
Sabato 15 settembre 2012 alle ore 17,00 a Olevano Romano nel Museo-Centro studi sulla Pittura di paesaggio europea nel Lazio si apre al pubblico la mostra La donazione Ralph Wünsche nella collezione AMO, a cura di Loredana Rea.
L’esposizione promossa dall’AMO, in stretta collaborazione con il Comune di Olevano Romano, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania, della Città di Dresda, del Consiglio Regionale del Lazio e dell’Accademia di Belle Arti di Berlino, propone un’accurata selezione di opere donate dalla moglie Dagmar Saval dopo la sua morte: dipinti, disegni, e sketchbook per offrire l’eccezionale possibilità di approfondire le tematiche che costituiscono la sua singolare dimensione creativa, educata nell’Accademia di Berlino e consolidata nei diversi soggiorni a Villa Serpentara, sorta di luogo dell’anima in cui l’artista tedesco ha trovato la sua consapevolezza.
Quelli proposti in mostra rappresentano inevitabilmente solo un aspetto della ricerca di Wünsche, che spazia con grande sensibilità dal figurazione all’astratto, a creare una cifra stilistica inconfondibile. L’intento è suggerire la complessità di un percorso, capace di suggerire la stratificazione di stimoli e interessi molto differenti, ma l’obiettivo più ambizioso è portare alla conoscenza di un pubblico ampio la figura di un’artista solitario e fuori dal coro.
Ralph Wünsche, nato a Dresda nel 1932 e morto a Vienna nel 2004, rappresenta – come scrive Loredana Rea in catalogo – il difficile, ma possibile equilibrio tra i due differenti poli della tradizione e della modernità, “intesi l’uno come esigenza di accostarsi costruttivamente al passato per riflettere sul presente, l’altro come necessità di cogliere le motivazioni profonde delle direzioni di sperimentazione che hanno attraversato il novecento”. In altre parole i due termini nella definizione del suo campo d’azione non costituiscono una sterile contrapposizione, “piuttosto tracciano i confini di un orizzonte ampio, dentro cui si possono rinvenire le radici di un linguaggio che nella pittura ha trovato le proprie ragioni” e di un cammino che si snoda nel seconda metà del XX secolo seguendo il desiderio di costruire un dialogo fondamentale “tra il richiamo alla tradizione e l’urgenza della modernità, di esplorare il presente senza mai rinnegare il passato, anzi costruendo sempre a partire da quello, che lo ha portato negli anni a stabilire un’equazione complessa, offrendogli la possibilità di confrontarsi dialetticamente alla realtà”.