Là dove interviene il disegno
Si tratta di un’occasione unica per riflettere sul rapporto fra disegno e costruzione dell’opera d’arte nella ricerca di artisti che si esprimono attraverso la fotografia e le arti mediali.
Comunicato stampa
L'importanza del disegno e del segno grafico
nella ricerca e produzione artistica di celebri fotografi italiani
Giovedì 17 novembre alle ore 18.00, presso lo Spazio Don Chisciotte di via della Rocca a Torino, si inaugurerà la mostra Là dove interviene il disegno a cura di Luca Panaro, organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, in cui saranno esposti i lavori inediti di Mario Cresci, Bruno Di Bello, Franco Vaccari e Paolo Ventura. La mostra rimarrà aperta fino al 28 gennaio 2017.
Si tratta di un’occasione unica per riflettere sul rapporto fra disegno e costruzione dell’opera d’arte nella ricerca di artisti che si esprimono attraverso la fotografia e le arti mediali. Come scrive il curatore Luca Panaro, è noto il passo in cui Giorgio Vasari vide il dodicenne Leonardo da Vinci nella bottega del Verrocchio «non solo a esercitare una professione, ma tutte quelle ove il disegno interveniva». Questa testimonianza è di grande rilievo per comprendere l’importanza che il disegno ebbe in tutta la variegata produzione del maestro fiorentino. Riportare ai giorni nostri questa riflessione consente di notare come il disegno sia ancora molto importante nella ricerca artistica contemporanea, in quanto studio propedeutico alla creazione dell’opera, ma anche parte integrante della stessa.
Fanno un uso sistematico del disegno non solo gli artisti che si esprimono tradizionalmente con pittura e scultura, si riscontra un ampio utilizzo di questa pratica anche tra coloro che si esprimono con la fotografia e le arti mediali in genere.
L’esposizione, pensata per lo spazio espositivo torinese della Fondazione Bottari Lattes, verte in modo particolare sugli artisti che hanno scelto la fotografia come strumento espressivo preferenziale. In modo particolare sulle opere di Mario Cresci, Bruno Di Bello, Franco Vaccari e Paolo Ventura. Quattro celebri autori italiani noti al mondo dell’arte, presenti in mostra con opere inedite e solo in parte fotografiche, a testimonianza dell’importanza attribuita alla progettazione e alla relativa costruzione grafica della loro ricerca. La mostra si compone di una ventina di opere di varie dimensioni nelle quali si palesa il rapporto tra disegno e fotografia ed è accompagnata da una pubblicazione con un testo di Luca Panaro e la riproduzione di tutte le opere esposte.
Mario Cresci (Chiavari, 1942) ha applicato fin dagli esordi la cultura del progetto alla fotografia coniugandola alla sperimentazione del linguaggio visuale in ambito artistico. Negli anni Settanta la sua formazione e gli studi di design si confrontano nell’esperienza diretta con le culture etniche e antropologiche delle regioni del Mezzogiorno italiano, da cui deriva uno studio approfondito di oggetti e segni a testimonianza del rapporto uomo-territorio, come nelle opere presenti in mostra della serie Misurazioni (1977), dove la silhouette di Pinocchio è sviluppata in un foglio di lavoro e una dozzina di rayogrammi. Camera Torino gli ha di recente dedicato un’importante mostra personale, dal titolo Mario Cresci. Ri-creazioni.
Bruno Di Bello (Torre del Greco, Napoli, 1938) nel 1967 inizia a utilizzare nel suo lavoro la tela fotosensibile. L’anno seguente espone con il gruppo della Mec-Art, teorizzata da Pierre Restany. Dai primi anni Settanta nelle sue tele fotografiche compaiono parole e concetti che, scomponendosi e ricomponendosi, animano un gioco di perdita e di ritrovamento del significato. Altri lavori degli anni Settanta-Ottanta sono eseguiti disegnando sulla tela sensibile direttamente con il raggio di luce di una torcia elettrica, come il lavoro presentato in mostra, Segno di luce di quadro in quadro (1977).
Franco Vaccari (Modena, 1936) negli anni Sessanta utilizza la fotografia per presentare i graffiti come poesia anonima, poesia trovata. Il tema della traccia e il mezzo fotografico sono due costanti che attraversano tutto il suo lavoro. Sin dall’inizio non usa la fotografia per produrre delle immagini mimetiche, ma come impronta di una presenza, come traccia fisica di un esserci. Emblematiche, a questo proposito, rimangono le sue numerose “esposizioni in tempo reale”. In mostra due litografie intitolate La coppia (1980), dove l’artista illustra graficamente il dualismo che governa la sua “Esposizione in tempo reale n. 18: Proposta per diurno”.
Paolo Ventura (Milano, 1968) si nutre di atmosfere che assorbe prevalentemente dalla pittura, dalla letteratura, dal cinema, ma anche dalla sua collezione di immagini e oggetti storici, su queste costruisce un mondo immaginario fatto di piccoli set teatrali dove mette in scena storie da lui create. La fotografia diventa il prodotto finale di un processo creativo che inizia col disegno e si sviluppa con la costruzione di case in miniatura, come si può apprezzare nell’opera in mostra, Piazza Irnerio (2016): un disegno, un diorama di cartone dipinto e una fotografia svelano la genesi di un mondo al tempo stesso immaginario e reale. Saranno sue le scenografie per I Pagliacci di Leoncavallo in scena al Teatro Regio di Torino nel gennaio del 2017.
Luca Panaro (Firenze, 1975) è critico d'arte e curatore, insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Tra i suoi libri: L’occultamento dell’autore (2007), Tre strade per la fotografia (2011), Conversazioni sull’immagine (2013), Casualità e controllo (2014), Visite brevi (2015), Photo Ad Hoc (2016). Ha pubblicato su Enciclopedia Treccani XXI Secolo il saggio Realtà e finzione nell'arte contemporanea (2010) e co-curato i volumi Generazione critica (2014-2016).