La forma della città
La mostra propone una serie di posizionamenti nel rapporto tra l’artista contemporaneo e lo spazio urbano indagato come luogo in cui si sviluppano tensioni sociali, trasformazioni culturali e il senso stesso della storia.
Comunicato stampa
LA FORMA DELLA CITTÀ
Elena El Asmar, Andrea Galvani, Michele Guido, Margherita Moscardini, Marco Neri, Luca Pancrazzi, Giuseppe Stampone
A cura di Pietro Gaglianò
Eduardo Secci Contemporary
Firenze
Giovedì 9 giugno h 18.30 – 20.30
9 Giugno – 13 Agosto, 2016
LA FORMA DELLA CITTÀ propone una serie di posizionamenti nel rapporto tra l’artista contemporaneo e lo spazio urbano indagato come luogo in cui si sviluppano tensioni sociali, trasformazioni culturali e il senso stesso della storia.
I sette artisti coinvolti, Elena El Asmar, Andrea Galvani, Michele Guido, Margherita Moscardini, Marco Neri, Luca Pancrazzi, Giuseppe Stampone, sono stati chiamati a confrontarsi con il valore ambivalente della città nella tradizione di matrice europea: la forma creata per fondazione o stratificazione nei secoli e il suo diluirsi nell’espansione incontrollata del Novecento, con la dissipazione di quella continuità tra spazio e abitanti che per secoli ha garantito il legame tra comunità e produzione culturale.
LA FORMA DELLA CITTÀ è quindi un progetto incentrato sulla facoltà critica dell’artista e sul modo in cui il suo sguardo può comprendere la storia. I sette artisti forniscono altrettanti punti di osservazione per reinterpretare l’architettura, lo spazio urbano, le diverse declinazioni della sfera pubblica, tra memoria e vertigine immaginativa, tra senso del politico e forme del poetico. In mostra la varietà dei linguaggi e degli esiti formali (in lavori quasi sempre realizzati espressamente per questo progetto) si ricompone in un percorso giocato su due fattori comuni: la scelta di opere quasi sempre bicrome, e una varietà di livelli ottici che obbliga l’osservatore a muoversi tra la superficie e la visione panoramica dell’opera. L’installazione a parete di Marco Neri mette in scena un interno urbano con una tessitura bidimensionale che rivela la natura geometrica della città. La sua uniformità (alienante nell’edificazione intensiva), rappresentata come mappa e come ritratto di periferia, vibra grazie alla variazione fornita dalle scelte individuali. Nel lavoro di Michele Guido la geometria è quella della matrice rinascimentale, a partire dalla definizione delle forme pure (il cerchio, il quadrato) fino alla pianificazione del colonialismo. Nelle serigrafie, nei disegni e nella grande scultura, Guido utilizza gli strumenti della ricerca storiografica per mettere in evidenza il rapporto tra l’idea della città e la sua immagine reale. Anche il lavoro di Elena El Asmar, qui formalizzato in tre grandi arazzi, si svolge come un continuo “esercizio del lontano”, coniugando la dimensione mentale dei luoghi con la loro realtà tangibile. A partire dalla figurazione della memoria, e nel suo incontro con i materiali, le città fenicie dell’artista si ramificano lungo i confini del paesaggio toscano, dell’architettura postmoderna, dello spazio immaginato. La città si dissolve nell’opera di Andrea Galvani lasciando emergere un paesaggio notturno e onirico: le sue fotografie mostrano spazi limitrofi della città come autentiche apparizioni, conducendo lo spettatore in un’osservazione del quotidiano vibrante e inedita. Le città su specchio e su rete di Luca Pancrazzi rivelano uno sguardo sul margine, tra prospettive ripidissime e visioni macroscopiche. L’artista elabora sottrazioni cromatiche e sintesi formali che puntano a un’estetica divergente dello spazio urbano, dove le visioni delle periferie e i passaggi radenti sono il sintomo di un movimento continuo. Giuseppe Stampone compie una critica delle icone della società occidentale: le sue opere su carta creano piccole deflagrazioni di senso che mettono in discussione le relazioni tra il potere e la complessità sociale. In una grande installazione la negazione dell’ovvietà del visibile indica il legame tra dominio e forma della città. Lo sguardo di Margherita Moscardini si pone da dietro le quinte di una resistenza civica che individua proprio nello scarto, nell’errore, nello spazio liminale, la possibilità di nuove narrazioni, individuali e collettive.
Gli artisti hanno indicato le proprie bibliografie legate alla forma della città: una scelta dei libri che hanno informato i loro sguardi sarà disponibile in galleria, per la consultazione e la vendita, grazie a una collaborazione con la Libreria Brac di Firenze.