La fragile bellezza
La mostra che la Pinacoteca Züst di Rancate dedica ad un’importantissima collezione privata si configura come un viaggio attraverso il Novecento, dalle sinuose forme Art Nouveau proposte da Galileo Chini e dalla manifattura della Ceramica Italiana di Laveno alle invenzioni informali.
Comunicato stampa
IL TEMA DELLA MOSTRA - La mostra si configura come un viaggio attraverso il Novecento, dalle sinuose forme art nouveau proposte da Galileo Chini e dalla manifattura della Società Ceramica Italiana di Laveno alle invenzioni informali di Antonia Campi, Fausto Melotti e Lucio Fontana, da un punto di vista del tutto nuovo e originale: la ceramica d'arte prodotta da designer, artisti e manifatture italiane tra gli ultimi anni dell'Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento. Elemento unificante tra le diverse opzioni stilistiche e le diverse strade del gusto che queste ceramiche esibiscono è la ricerca di una linea moderna del design italiano che attraversa le arti decorative italiane tra gli esordi degli anni Venti e i primissimi anni Cinquanta.
I pezzi esposti provengono tutti da un’importante collezione privata.
LE ARTI DECORATIVE DEL NOVECENTO: LA CERAMICA ITALIANA D'ARTISTA - La storia è lunga e complessa, ma si può affermare che la definizione moderna, e il concetto stesso, di arti decorative nasca agli inizi del Novecento.
La tendenza è quella di svincolare l’oggetto decorativo dall’ambito artigianale, e squisitamente tecnico-materiale, per renderlo pura creazione artistica.
Per questa ragione in mostra sono presentati sia pezzi unici, vere e proprie sculture e invenzioni decorative di una tale raffinatezza da configurarsi come capolavori dell'arte italiana del Novecento, sia pezzi seriali, ossia oggetti domestici e ornamentali prodotti industrialmente, ma sulla base di un progetto artistico ben riconoscibile, adatti ad una larga diffusione di mercato. In altre parole, si cerca di realizzare un’arte per tutti: oggetti che divengano modello dell’abitare moderno e dunque riferimenti per il gusto comune.
IL PERCORSO – Il tema della mostra è appunto questo: ricostruire attraverso le ceramiche italiane, che un grande collezionista ha raccolto con intelligenza critica nel corso degli anni, i percorsi della modernità. Grazie alle opere esposte si comprende quindi come la ceramica sia una vera e propria “cartina di tornasole” che ci consente di leggere l’arte italiana del Novecento.
Dopo una partenza con le creazioni liberty ispirate alla natura, agli elementi ornamentali della tradizione rinascimentale e alla contemporaneità (Chini, Melandri), si approda al trionfo del Déco e all'affermarsi del gusto italiano nei pieni anni Venti, con la creatività dell'architetto milanese Gio Ponti, direttore artistico della Richard-Ginori. E’ il momento in cui alcune manifatture ceramiche adottano anche nuove tecniche pittoriche come l'aerografo e la smaltatura monocroma meccanica dei pezzi per superare l'impiego manuale di pennelli e smalti su ogni oggetto. Guido Andloviz per la S. C. I. di Laveno avvia serie produttive di vasi realizzati a colaggio (ossia con impiego di stampi) che portano a una ricerca di semplificazione delle forme.
A partire dal 1928 entra nel mercato della ceramica d'artista anche il marchio Lenci, già noto per la produzione di bambole, di arazzi, di tappeti e di arredi per bambini, con una serie di ceramiche ornamentali ideate da pittori e scultori torinesi che realizzano invenzioni scultoree originali e innovative, in linea con la scultura contemporanea. Viene toccato anche il periodo futurista, quando la ceramica trova un eccezionale polo produttivo presso le manifatture di Albisola attraverso le invenzioni di Tullio Mazzotti detto d’Albisola.
La scultura in ceramica, pensata inizialmente come puro elemento di arredo, si affranca in seguito sempre di più dallo status di soprammobile per raggiungere, dagli anni trenta, un'autonomia plastica e creativa significativa.
Assumendo, come esempio emblematico, la rappresentazione animale, si veda come sia chiaro il passaggio da una interpretazione di matrice naturalistica, come nell'elegantissimo Airone di Arturo Martini, ad una resa più plastica e monumentale, priva di decorazione pittorica, ma giocata su volumi novecentisti, come nel Gallo di Duilio Cambellotti.
Il secondo conflitto mondiale, con tutta la consapevolezza della tragedia dell'Olocausto e degli effetti delle bombe atomiche sul Giappone, modifica radicalmente la sensibilità degli artisti sia in Europa sia negli Stati Uniti. Alla figurazione di stile novecentista, troppo compromessa con i regimi totalitari usciti sconfitti dalla guerra, si sostituisce il nuovo linguaggio dell'informale: la materia sembra prendere il sopravvento sulla forma, il segno, deciso e tagliente, sulla morbidezza del disegno. Mentre Gio Ponti, da par suo, recupera in modo intelligente e giocoso una figurazione onirica debitrice del Surrealismo di Salvador Dalì e di Alberto Savinio, altri come Lucio Fontana, in particolare con il grande vaso con La corrida, Antonia Campi e Fausto Melotti sembrano saldare l’arte contemporanea con le arti decorative.
GLI ARTISTI DOCUMENTATI IN MOSTRA - Galileo Chini; Domenico Baccarini; Giorgio Spertini; Pietro Melandri; Ivo Pacetti; Enrico Mazzolani; Duilio Cambellotti; Renato Bassanelli; Alfredo Biagini; Francesco Nonni; Gio Ponti; Guido Andloviz; Giovanni Gariboldi; Dante Baldelli; Corrado Cagli; Tullio Mazzotti detto Tullio d'Albisola; Fillia; Nicolj Diulgheroff; Giovanni Acquaviva; Manlio Trucco; Arturo Martini; Abele Jacopi; Gigi Chessa; Mario Sturani; Elena König Scavini; Giulio da Milano; Giovanni Grande; Fausto Melotti; Angelo Biancini; Antonia Campi; Agenore Fabbri; Carlo Zauli; Lucio Fontana.
LE MANIFATTURE CERAMICHE - La Casa dell'Arte, Albissola Marina; L'Arte della Ceramica, Firenze; B. M. C., Sesto Fiorentino; Focaccia e Melandri, Faenza; Lenci, Torino; Manifattura Cantagalli, Firenze; Manifattura Galvani, Pordenone; Manifattura ILCA, Nervi; Manifattura Mazzotti, Albissola Marina; Manifattura Rometti, Umbertide; Manifattura SPICA; San Lorenzo, Mugello; Società Ceramica Richard-Ginori, Milano/Doccia; Società Ceramica Italiana, Laveno.