La Maddalena tra peccato e penitenza
Con le oltre cinquanta opere costituenti l’intero percorso espositivo e provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, si attraversano cinque secoli di storia dell’arte. L’iconografia della Maddalena, che tanta fortuna ha avuto nella pittura e nella scultura, si racconta in modo esauriente.
Comunicato stampa
Inaugurerà il 3 di settembre 2016 presso il Museo-Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto la mostra “La Maddalena, tra peccato e penitenza”, curata da Vittorio Sgarbi e promossa dalla Regione Marche in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
La mostra, organizzata da Artifex, è realizzata grazie all’apporto imprescindibile di istituzioni quali: Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, Anci Marche, Conferenza Episcopale Marchigiana.
Si tratta di uno degli appuntamenti d’arte di maggior rilievo fra quelli dedicati al Giubileo della Misericordia, e assume particolare rilievo dopo il recente annuncio di Papa Francesco dell’istituzione, proprio nell’anno giubilare, della festa della Maddalena che eleva la memoria della santa al grado di festa. La decisione di Papa Francesco è, nell’attuale contesto ecclesiale, il volere una riflessione profonda sulla dignità della donna. La peculiare funzione di Maria di Magdala, prima testimone del Risorto e prima messaggera della resurrezione presso gli apostoli, riflette l’impegno della chiesa di oggi ad accogliere, senza alcuna distinzione, uomini e donne, di qualsiasi razza, popolo, lingua e nazione.
Una mostra che si realizza, dunque, in un’occasione importante per la chiesa e diviene, al contempo, messaggio di bellezza e momento di riflessione.
LA MOSTRA
Prostrata ai piedi del Signore nell’atto di ungergli i piedi con essenze preziose, oppure dolente e piangente abbracciata al legno della croce, infine lieta di recare l’annuncio della Resurrezione agli apostoli, la figura della Maddalena, esempio paradigmatico di conversione, ha destato l’interesse dei maggiori artisti dal Medioevo al Neoclassicismo e questa mostra, attraverso una selezione di capolavori che illustrano vari momenti della sua vita, intende presentarne gli episodi più significativi.
L’arte marchigiana propone una serie suggestiva di immagini della santa a partire dalla tavola di Carlo Crivelli di Montefiore dell’Aso nella quale l’artista veneziano la ritrae nelle vesti di una provocante ragazza dallo sguardo tentatore, mentre la fenice ricamata sulla manica dell’abito elegante evoca il suo percorso di conversione alla fede: nell’età della controriforma la santa conosce un periodo di grande
fortuna nell’iconografia sacra, testimoniata, ad esempio nella tela di Orazio Gentileschi della chiesa della Maddalena di Fabriano.
Persino Antonio Canova, scultore generalmente poco attento alle tematiche religiose in linea con il laicismo prevalente nei suoi anni, ha affrontato la figura della Maddalena mostrando il momento del suo ravvedimento, a conferma che il percorso di fede della giovane peccatrice potesse rappresentare per l’affermato scultore veneto un nuovo cimento artistico.
Vittorio Sgarbi, curatore della mostra, annuncia in anteprima, proprio nell’occasione dell’apertura dell’esposizione lauretana, l’uscita del suo romanzo: “Diario di un amore. Il vangelo secondo Maddalena” dedicato alla santa, e ricalca come Maria di Magdala possa essere definita il “femminile” di san Pietro.
LE OPERE
Nel parlare della sua mostra, Vittorio Sgarbi, racconta, innanzitutto, la tipicità dell’evento giubilare che mette al centro dell’attenzione una santa. Una santa importante e per di più nella condizione del pentimento, d’altra parte il tema del pentimento è il tema centrale della visione cristiana. A Loreto, il più importante tempio della civiltà cristiana dopo San Pietro e con Assisi, lo scenario si aprirà sulla Maddalena, e su quelle opere che della santa restituiscono immagini di grande bellezza, sensualità e intensità.
Nella scena dell’arte sono soltanto due i santi che determinano una visione poetica e che hanno visto innumerevoli interpretazioni pittoriche o plastiche, San Sebastiano e la Maddalena. Due santi che determinano attrazione, innamoramento e passione. Per questa ragione Vittorio Sgarbi ha scelto il tema e l’iconografia della Maddalena che nel tempo e nella storia hanno prodotto opere sublimi.
Fra le opere in mostra “La Maddalena” di Carlo Crivelli che, come sottolinea il curatore “è quasi un Klimt”. In un percorso espositivo che vede al suo centro le maddalene, meravigliose e con un atteggiamento sensuale e insieme di pentimento, si connotano, per esempio, “La Maddalena in meditazione” di Guido Cagnacci, l’“Estasi della Maddalena” di Ignazio Stern, di proprietà dello stesso curatore, dove si vede una Maddalena circondata da bambini che sembrano attratti da questa figura femminile ignuda, e la “Cena in casa di Simone” di Moretto da Brescia.
La Maddalena ha determinato degli assoluti capolavori, tra i quali vanno ricordati la sublime “Maddalena penitente” di Orazio Gentileschi che è nelle Marche, e “La Maddalena” di Giovanni Francesco Guerrieri. In questa rassegna si incrocia, inoltre, una posizione interessante dell’arte marchigiana, fra Guerrieri, Crivelli, Gentileschi, opere nelle Marche anche di artisti non marchigiani. Per restare nelle Marche, il curatore sottolinea come Lorenzo Lotto sia uno dei pochi pittori che ha abbandonato il tema, e non se ne comprende la ragione, vista la delicatezza e sensibilità psicologica del Lotto. In tempi più recenti è certamente da citare la meravigliosa “Maddalena penitente” di un piccolo pittore, Antonio Cavallucci, ma di una dolcezza senza fine.
Certamente si potrebbero trovare opere sul tema della Maddalena anche nel ‘900, ma il limite di questa rassegna è il Canova con la “Maddalena penitente”, e uno straordinario nucleo di tre disegni della Maddalena, mentre l’inizio è segnato da “La Maddalena” di Simone Martini, caratterizzata dall’eleganza del vestire e dal gesto di tenere in mano un vetro dove sono contenute le sue lacrime o gli unguenti per curare Gesù. Fra le opere di altissima qualità sono presenti la “Maddalena piangente” di Guido Mazzoni, la “Maddalena in contemplazione della croce” di Matteo Loves, e “La Maddalena” di Desiderio da Settignano.
Con le oltre cinquanta opere costituenti l’intero percorso espositivo e provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, si attraversano cinque secoli di storia dell’arte. L’iconografia della Maddalena, che tanta fortuna ha avuto nella pittura e nella scultura, si racconta in modo esauriente.