La messinscena del segno

Informazioni Evento

Luogo
STAGE ACADEMY
Via di S. Eligio 14 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

ore 15-19

Vernissage
19/11/2011

ore 19

Artisti
Antonio Aportone, Carlo Pagliari, Piero Varroni
Curatori
Enrica Petrarulo
Generi
arte contemporanea, collettiva

Gli artisti che in questa mostra si presentano sono accomunati dalla medesima tensione nell’esperire le possibilità consentite da questo originario alfabeto che il segno costituisce.

Comunicato stampa

Presso lo spazio espositivo della Stage Academy, scuola di formazione teatrale di recente costi-tuzione, si inaugura sabato 19 novembre la mostra, curata da Enrica Petrarulo, La messinscena del segno. Opere di Antonio Aportone, Carlo Pagliari, Piero Varroni.
Già nel titolo è annunciata la corrispondenza, sia nella pratica teatrale che in quella artistica, di una comune “impossibilità di accesso” alla realtà se non attraverso la sua rappresentazione, attraverso la messinscena che il sistema dei segni ha allestito.
Gli artisti che in questa mostra si presentano sono accomunati dalla medesima tensione nell’esperire le possibilità consentite da questo originario alfabeto che il segno costituisce.
Piero Varroni è presente nella duplice veste di editore di libri d’artista (Eos Edizioni), e autore delle tavole che illustrano, quasi fossero la sua traduzione visiva, una poesia di Laura Lilli “Fine della Storia” che, in occasione dell’apertura della mostra, sarà letta da Patrick Rossi Gastaldi, direttore artistico della Stage Academy.
Antonio Aportone, artista che del segno ha fatto l’oggetto privilegiato della sua ricerca e della sua sperimentazione, procede attraverso le infinite variazioni di un gesto ripetuto ma insieme irripetibile. La sua non è la coazione tautologica del segno che si fa codice, piuttosto una successione rifluente di sintagmi.
Il segno in Carlo Pagliari ha, invece, un andamento labirintico, ripetitivo e ossessivo volto a organizzare lo spazio in rigide geometrie. Da qui uno spazio pittorico che non è mai cadre, contenitore perfetto di un contesto narrativo, ma solo frame di inquadrature: segmenti di un continuum compulsivo e monotematico, dove tuttavia la felicità del segno ha ancora una volta luogo.