La Porta della Mandorla

Informazioni Evento

Luogo
CATTEDRALE SANTA MARIA DEL FIORE
Piazza del Duomo , Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
05/06/2012

ore 11

Uffici stampa
AMBRA NEPI COMUNICAZIONE
Generi
presentazione

Torna visibile dopo un restauro di dieci anni la monumentale Porta del Duomo di Firenze. Capolavoro di Nanni di Banco vi lavorarono maestri di più generazioni tra cui Donatello. Fu la morte prematura dell’artista a oscurare per lungo tempo la fama dell’opera, dal Vasari erroneamente attribuita a Jacopo della Quercia. Il restauro ha interessato non solo la Porta ma un’ampia area della facciata di circa 700 metri.

Comunicato stampa

Dopo un restauro durato 10 anni, torna visibile il più bello dei portali del Duomo di Firenze: la Porta della Mandorla, ultima delle sette porte della Cattedrale ad essere decorata. Il poetico nome le deriva dalla gotica aureola a forma di mandorla, sorretta da angeli, dentro cui la bellissima Madonna Assunta eseguita da Nanni di Banco, porge la sacra cintola ad un incredulo San Tommaso, mentre nell’angolo inferiore destro, un misterioso orso s’arrampica ad un albero. Il restauro ha interessato non solo la Porta della Mandorla, ma un’ampia porzione della facciata pari a circa 700 metri quadri.

Si tratta dell’opera monumentale che meglio documenta l’evoluzione della scultura fiorentina tra la fine del Tre e gli inizi del Quattrocento: un frontispizio di marmo in rilievo e intarsiato alto 18 metri, realizzato tra il 1391 e 1422 da maestri di più generazioni tra cui Donatello, Giovanni Tedesco, Lorenzo d’Ambrogio, Niccolò di Pietro Lamberti e Bernardo Ciuffagni e soprattutto Nanni di Banco. Nanni e i suoi collaboratori realizzeranno questa scena monumentale in 11 sezioni, verosimilmente assemblate in loco dopo il decesso del maestro nel 1421. Fu infatti la morte prematura dell’artista a oscurare la fama dell’opera, elogiata dal Vasari ma da lui erroneamente attribuita a Jacopo della Quercia. Tra i collaboratori di Nanni di Banco si ipotizza anche la presenza del giovane Luca della Robbia per la forte rassomiglianza di alcuni degli angeli musicanti con i fanciulli che Luca eseguirà per la celebre cantoria di Santa Maria del Fiore, oggi al Museo dell’Opera.

Martedì 5 giugno, alle ore 11.00, presentazione del restauro di fronte alla porta della Mandorla alla presenza del presidente dell’Opera del Duomo, Franco Lucchesi, di sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo Metropolita di Firenze, e del sindaco Matteo Renzi. Interverrano i soprintendenti Cristina Acidini, Marco Ciatti, Alessandra Marino e il direttore del Museo dell’Opera, Timothy Verdon.

Il restauro della Porta della Mandorla è stato eseguito dall’Opera di Santa Maria del Fiore sotto la direzione di una commissione di tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Firenze, Prato, Pistoia e della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e dell’Opera stessa. Hanno preso parte al restauro anche alcuni Istituti del CNR di Firenze quali l’Istituto di Fisica Applicata “N. Carrara” (IFAC-CNR) e “l'Istituto

per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali”, nonché il Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Siena (DSA-UNISI), il CNR Padova e il laboratorio Scientifico dell’OPD di Firenze.

Prima del restauro, la superficie dell’opera si presentava ricoperta da uno strato scuro e di spessore molto variabile causato dai depositi atmosferici. Le indagini diagnostiche hanno messo in luce, inoltre, la presenza di scialbi (strati di intonaco), risultati poi aggiunti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, e le tracce di una pellicola apposta sul marmo di Carrara di cui è fatta l’opera, probabilmente un iniziale trattamento ad olio, una sorta di strato pittorico pigmentato con finissime ocre e nero carbone che conferiva al rilievo, verosimilmente, un aspetto giallastro.

Il restauro eseguito con la tecnica del laser ha completamente rimosso lo strato di depositi atmosferici e gli scialbi, lasciando in molte zone un sottile strato della pellicola, ben legata al marmo sottostante, che può esercitare un’azione protettiva contro la solfatazione ed erosione ambientale. Le piccole modulazioni cromatiche e di luminosità che si osservano oggi sull’opera, sono attribuibili al rispetto della pellicola a ossalati e a effetti locali di penetrazioni di sostanze oleose e pigmenti solubilizzati al di sotto della superficie del marmo. “Queste, su un capolavoro realizzato sei secoli fa -affermano Salvatore Siano IFAC-CNR e Paolo Bianchini dell’Opera nella relazione del restauro - non sono altro che la traccia tangibile del suo vissuto: da un lato non sarebbe stato possibile eliminarle senza danneggiare l’opera, dall’altro si sarebbe riportato la superficie a un candore che non ha mai avuto”.

La Porta della Mandorla fu realizzata in tre distinte campagne di lavori: la prima, diretta da Giovanni Tedesco dal 1391-97, interessò gli stipiti interni ed esterni, con le figure di profeti adulti, e l’architrave con relative mensole; durante la seconda, tra il 1404 e il 1409, prese forma l’arco sovrastante la porta con le sue fasce in rilievo. Vi lavorarono il Lamberti insieme a Bernardo Ciuffagni, Nanni di Banco e Donatello, autore del Cristo Imago Pietatis della chiave di volta. “La terza ed ultima fase dei lavori, tra il 1414 e 1422, diede alla Porta della Mandorla lo status di capolavoro assoluto”, afferma il direttore del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore Timothy Verdon, “viene affidata a Nanni di Banco, il quale si era distinto negli anni precedenti, in statue per il Duomo e per Orsanmichele, come uno dei talenti innovatori del periodo. Qui lavora, invece, in altissimo rilievo su una superficie che ai punti massimi è larga 4 metri e alta 5, creando la scultura più maestosa del primo Quattrocento: un’Assunzione della Beata Vergine in formato triangolare, con figure a grandezza più che naturale: Maria, ad esempio, è alta più di 2 metri”.