La Pratica del Ricordo è come un Canto
Qui si presenta una metodologia emozionale, una teoresi della memoria. Induttirce della salvaguardia di quella particolare disciplina conoscitiva che si dà come non-volontà, come non-controllo.
Comunicato stampa
Sabato 8 Ottobre 2011 alle ore 19:30, in occasione della settima giornata del contemporaneo promossa da AMACI (Associazione dei Musei d'Arte
Contemporanea Italiani) la Galleria Bt'F di Bologna inaugura la sua seconda stagione espositiva con La Pratica del Ricordo è come un Canto, doppia
personale di Giovanni Blanco e Federico Lupo a cura di Marco Aion Mangani e Laura Francesca Di Trapani.
Qui si presenta una metodologia emozionale, una teoresi della memoria. Induttirce della salvaguardia di quella particolare disciplina conoscitiva che si dà come non-volontà, come non-controllo.
Ove il "lascito di oggetti" (G. Blanco) di intima estrazione o gli altrui oggetti rubati per cui "si tratta di un furto" (F. Lupo) si incontrano nel comune intento di riferirsi a quel sognante figurale che è il trascorso impresso nella memoria, ecco nascere il delicato dialogo che è "La Pratica del Ricodo è come un Canto".
"Delicato" sia qui inteso come un' acerrima volontà o una violenta tragicità dalle buone maniere.
Sì, perché la materia a cui si riconducono i due artisti è fatta di un terreno aspro, rischioso, seppur frequentemente battuto, fitto di baratri occulti, silenzi e metriche da respiro.
Non si intenderà in questa sede, almeno dal punto di vista dialettico, indicare un percorso certo, definire quello che solo intimamente ognuno di noi dovrebbe. Sì che la scuola è antica, ma pure, per ognuno, seguita da un diverso, specifico maestro.
Per chi avrà la possibilità di visitare questo luogo, vuoto architettonico adibito a resa matrice del sacro, per chi, insomma, visiterà quella particolare condizione temporale in cui tutto sarà già stato la promessa è quella di un quieto ritrovo, fatto di piccoli dettagli, di iconografie apparentemente parziali o di accenni fin troppo eloquenti, suggerimenti colmi di ragionevole dubbio, pause e movimento e quella qualità di colori godibile soltanto "guardando il mondo con gli occhi socchiusi" di chi accede o esce dal sonno.