La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudí

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DEI DIAMANTI
Corso Ercole I D'este 21, Ferrara, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso:
Dal 19 aprile al 31 maggio: 9.00-19.00 orario continuato
Dal 1 giugno al 19 luglio: 10.00-20.00 orario continuato
Aperto anche 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno
Aperture serali fino alle ore 23:
25 aprile
1 e 22 maggio
1 giugno
17, 18 e 19 luglio

Vernissage
18/04/2015

su invito

Biglietti

– Intero: euro 11,00 – Ridotto: euro 9,00 (dai 6 ai 18 anni, over 65, studenti universitari, categorie convenzionate) – Gruppi (minimo 15 persone): euro 9,00 (1 accompagnatore gratuito ogni 20 paganti) – Scuole: euro 5,00 (2 accompagnatori gratuiti per ogni classe) – Gratuito: bambini sotto i 6 anni, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino, militari in divisa – Biglietto famiglia 2 adulti + 1 bambino: euro 21,00 | 2 adulti + 2 bambini: euro 28,00 | 2 adulti + 3 bambini: euro 35,00 (bambini dai 6 ai 14 anni) – Biglietto Open: euro 14,00 | Biglietto con prenotazione senza vincoli di orario e data valido fino a fine mostra

Artisti
Pablo Picasso, Antoni Gaudí
Curatori
Tomás Llorens, Boye Llorens
Uffici stampa
STUDIO ESSECI
Generi
arte contemporanea, collettiva, arte moderna

La rosa di fuoco, o meglio La Rosa de Foc, per dirla alla catalana, per gli anarchici indicava all’inizio del Novecento il nome in codice di Barcellona. Nome che evoca, allo stesso tempo, il fermento che a cavallo del secolo infiammava la vita politica, sociale e culturale della capitale catalana, ma anche i violenti attentati dinamitardi di cui fu teatro la città.

Comunicato stampa

La rosa di fuoco, o meglio La Rosa de Foc, per dirla alla catalana, per gli anarchici indicava all’inizio del Novecento il nome in codice di Barcellona. Nome che evoca, allo stesso tempo, il fermento che a cavallo del secolo infiammava la vita politica, sociale e culturale della capitale catalana, ma anche i violenti attentati dinamitardi di cui fu teatro la città.

A mutare volto e storia di Barcellona era stata, nel 1888, la grande Esposizione universale che aveva introdotto dirompenti idee di modernità in una capitale ancora decentrata rispetto al cuore avanzato d’Europa. Nuovi modelli di vita, nuovo benessere e nuove visioni creative si accompagnavano all'espansione industriale ed economica della regione.

In quegli anni a Barcellona il giorno continuava la notte e i caffè e i ritrovi lungo le Ramblas e nel Barrio Gotico pulsavano di gente e di incontri. I poeti, gli intellettuali, i pittori avevano base a Els Quatre Gats e da qui sciamavano per ogni dove, spesso approdando a Parigi.

La crescita culturale ed economica della capitale catalana fu però accompagnata da marcate tensioni sociali che nel luglio del 1909, durante quella che venne chiamata la Settimana tragica, sfociarono in una serie di violente contestazioni e in una cruenta repressione che decretò la fine di questa irripetibile stagione.

Di questi anni fecondi e inquieti e della colorata, sanguigna fucina di talenti che li animò dà conto La rosa di fuoco, la grande mostra con cui Palazzo dei Diamanti apre la stagione espositiva 2015-2016, firmata dalla direttrice dell’istituzione ferrarese, Maria Luisa Pacelli.

La rosa di fuoco, ovvero l’arte e le arti a Barcellona tra 1888 e 1909, rispecchia perfettamente la cifra culturale dei Diamanti: mostre accuratamente selezionate, approfondite, particolari, mai banali. Rassegne che presentano in Italia artisti straordinari ma poco frequentati (tra i tanti Reynolds, Chardin, Zurbarán…) o snodi fondamentali della storia dell’arte da prospettive inedite.

Anche in questa esposizione, infatti, i grandi protagonisti della storia dell’arte sono presentati da punti di vista meno scontati: è il caso del giovanissimo Picasso che, quantunque alle prime prove, nel giro di qualche anno conquista la scena artistica catalana e parigina, con il tratto graffiante del suo precoce talento. Accanto a nomi celebri, vengono proposti artisti che ai più risultano ignoti, ma sono ugualmente di altissimo livello. Pensiamo a Ramon Casas, Santiago Rusiñol o Isidre Nonell che, a differenza di Picasso, fecero ritorno in patria anziché diventare astri del palcoscenico parigino.

Questa è una mostra di forti colori e forti emozioni. Si passa, non a caso, dal caleidoscopio delle tavolozze di fine Ottocento, ai colori acidi e brillanti delle effigi della moderna vita notturna, fino alla dominante blu dell’ultima sala della mostra. Poiché Picasso, e con lui altri animi inquieti, scelsero questo colore per esprimere il dolore e la solitudine che il progresso si lasciava dietro nella sua marcia trionfante.

È una mostra che offre pittura bellissima ma che, con garbo, invita il visitatore a soffermarsi anche sulle altre arti. L’architettura di Gaudí, naturalmente, ma anche grafica, arredi, gioielli, ceramiche e sculture. Si tratta di aree di approfondimento circoscritte, rispetto alla ricchezza della proposta di dipinti, che offrono al visitatore preziose chiavi per far capire come tutte le arti siano state percorse da un medesimo fuoco di rinnovamento, nessuna esclusa.