La Stele di Kaminia. Gli Etruschi e l’isola di Lemno

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE LUIGI ROVATI
Corso Venezia, 52 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)

Vernissage
30/11/2022
Biglietti

L'esposizione è inclusa nel biglietto d'ingresso al Museo Padiglione e giardino aperti gratuitamente dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00 Shop aperto dal mercoledì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00

Curatori
Emanuele Papi, Riccardo Di Cesare, Carlo De Domenico, Germano Sarcone
Uffici stampa
CLARART
Generi
archeologia

Una importante testimonianza arricchisce la sezione dedicata alla scrittura al piano ipogeo del Museo d’arte: la stele di Kaminia, una delle iscrizioni più enigmatiche e dibattute di tutta l’antichità classica, ritrovata a Lemno e oggi custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Atene.

Comunicato stampa

Una importante testimonianza arricchisce la sezione dedicata alla scrittura al piano ipogeo del Museo d'arte: la stele di Kaminia, una delle iscrizioni più enigmatiche e dibattute di tutta l’antichità classica, ritrovata a Lemno e oggi custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Atene. La stele è ospitata alla Fondazione Luigi Rovati fino al 16 luglio 2023.

Rinvenuta tra il 1883 e il 1885 vicino al borgo di Kaminia, sull’isola di Lemno, nel Mar Egeo settentrionale, la stele è datata al VI secolo a.C. e ha suscitato particolare interesse per le due iscrizioni che porta incise. L’alfabeto della stele è greco, del tipo detto ‘rosso’ (o greco-occidentale), ma alcuni tratti peculiari lo avvicinano all’alfabeto etrusco. Le notizie degli autori antichi sui Pelasgi o Tirreni, che avrebbero abitato Lemno fino alla conquista di Atene (ca. 500 a.C.), indussero la Scuola Archeologica Italiana di Atene a condurre scavi e ricerche sull’isola per identificare le origini dei Tirreni d’Italia, cioè gli Etruschi.

L’iniziativa espositiva si avvale della curatela della Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA), in particolare di: Emanuele Papi (Direttore SAIA – Università di Siena), Riccardo Di Cesare (Università di Foggia – SAIA), Carlo De Domenico (Università Statale di Milano – SAIA), Germano Sarcone (Scuola Normale Superiore, Pisa – SAIA).
La stele, opera di una bottega locale, è una sottile e lunga lastra di calcare originariamente alta due metri circa, di cui rimane la metà superiore. Sulla fronte è incisa a bassissimo rilievo la figura di un guerriero di profilo, in piedi, armato di lancia e scudo. Il volto, con testa piatta, grandi occhi e un pronunciato sorriso, rimanda all’iconografia attestata a Lemno, presente su vasi e altri oggetti in terracotta di epoca arcaica (VII- VI secolo a.C.).

Intorno al personaggio è incisa una iscrizione distribuita su 8 righi: alcune linee si leggono dal basso verso l’alto, altre in orizzontale da sinistra a destra e da destra a sinistra in righi alternati. Una seconda iscrizione, su tre righi, incompleta in basso, posta sul lato destro in verticale, fu redatta da un diverso lapicida. La lettura è controversa: una delle possibili interpretazioni è che l’iscrizione ricordi il guerriero Aker figlio di Tavarsa (Aker Tavarsio), a rappresentare la discendenza dai membri di un’illustre famiglia di Lemno. Una seconda interpretazione lo identifica invece in un Holaie (in greco Hylaios) forse originario di Focea, in Asia Minore. La stele era il segnacolo di una sepoltura.

Due le ipotesi sul ritrovamento: la prima indica come scopritore Ioannis Pantelidis, benefattore e archeo­filo emigrato ad Alessandria d’Egitto. La seconda vuole invece che la pietra sia stata trovata nei campi da due contadini del luogo, e che sia stata affidata in seguito a Ioannis Pantelidis. Fu invece il medico e archeologo greco Vasileios Apostolidis a trasportarla nel 1905 al Museo Archeologico Nazionale di Atene, dove ancora oggi è esposta.