La strategia dell’attesa
In occasione di Artefiera 2013, presso il nuovo spazio Luci e Ombre di via Mascarella 12 – Bologna, il curatore italo-new-yorkese Enrico Morsiani presenta la strategia dell’attesa, un’esposizione di Lorenzo Guaia e Stefano Soglia: quadri-olfattivi e fotografie-giocattolo per la maggior parte appositamente pensate per questo evento.
Comunicato stampa
In occasione di Artefiera 2013, presso il nuovo spazio Luci e Ombre di via Mascarella 12 - Bologna, il curatore italo-new-yorkese Enrico Morsiani presenta la strategia dell’attesa, un’esposizione di Lorenzo Guaia e Stefano Soglia: quadri-olfattivi e fotografie-giocattolo per la maggior parte appositamente pensate per questo evento. I due artisti dialogano e indagano la sfera del vissuto e della capacità di ricordare, la messa in discussione delle certezze in tema di relazione, il rapporto tra la dimensione intima, personale e quella del cambiamento.
Galleria Luci e Ombre - Via Mascarella 12, Bologna
dal 25 al 27 gennaio 2013 – orario di apertura: 11:00 - 13:30 e 16:00 - 19:00
vernice: sabato 26 gennaio 2013 - dalle 19:00 alle 24:00, in occasione di ART WHITE NIGHT
info: Enrico Morsiani 347 8864509, Lorenzo Guaia 335 7869871, Stefano Soglia 338 6557693
Presentazione della mostra
Siamo sempre in attesa di qualcosa che non arriva, e se dovesse arrivare ci fa subito capire che si tratta di aspettare qualcos'altro.
Le opere di Lorenzo Guaia ci restituiscono dei momenti sospesi; non sappiamo se queste scene suggerite aspettino qualcuno o siano state testimoni di qualcosa che è accaduto. C'è una messa in discussione delle certezze in tema di relazione, un vuoto che può diventare una relazione tra due o più persone; esattamente come quel vuoto possa preludere o seguire ad un senso di colpa o ad una passione improvvisa.
L'artista accetta una sfida non facile: disegna e dipinge queste scene sui filtri utilizzati da lui stesso per la preparazione del tè. In questi tavolini, in queste tazze, un po' piene, un po' rovesciate, un po' sole, ci sono discorsi sospesi, incontri mai avvenuti; c'è una notizia che ci ha fatto alzare ed andare via, ci sono discorsi interrotti perché non c'era più niente da dire e da fare.
Nell’immagine il polittico ‘’sulla capacità di (in)fusione in tè’’ di Lorenzo Guaia, dimensioni variabili, tecnica mista su filtri usati di tè su 49 tavolette di legno 15x15, 2012.
Le fotografie di Stefano Soglia, scegliendo un mezzo opposto a Guaia, sembrano complementari a questi momenti sospesi. Nella serie di Soglia la definizione convenzionale di reportage viene ribaltata, costringendo l'artista e costringendo lo spettatore ad un viaggio da fermo. Non siamo nella savana, nella grande città, o in quell'istante rubato dallo scenario di guerra, ma nella nostra casa, fra i giochi dei nostri figli. Stefano Soglia, dopo aver iper-fotografato e "viaggiato" nel mondo adulto, ci restituisce la documentazione di un'esperienza “in vitro”, dove l'attesa si cristallizza in uno passaggio di stato sospeso e impossibile da risolvere.
Qualche mese fa ho postato su Facebook questa citazione di Marcel Proust: "L'unico vero viaggio, l'unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l'universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è". Mi sembra utile, prima di aspettare qualcosa che ci raccontiamo essere "grande ed importante", costringerci a vedere diversamente il nostro quotidiano. Anche perché ogni impresa eccezionale, ogni viaggio che si realizza, è destinato a diventare "quotidiano". Quindi non è mai possibile scappare dalla nostra incapacità di vedere, dalla nostra incapacità di valorizzare il nostro quotidiano.
Non possiamo mai scappare dai nostri limiti: ed ecco che Soglia decide di superarci attraverso un "reportage simulato” sul tema dell’attesa, tenendosi ad un distanza siderale dal mondo definito "vero", per evocarne i contenuti e gli stati d’animo. Sembra che faccia questa scelta per mostrare i suoi limiti e possibilmente risolverli e ci accorgiamo che questa stessa modalità di lavoro viene scelta anche da Lorenzo Guaia, quando nel suo studio, prima prepara diversi tipi di tè e poi sceglie le bustine come supporto per i dipinti.
Ma la soluzione dei propri limiti non sta certo nell'opera; l'opera è una domanda. Questo perché le opere d'arte sono sempre testimoni di qualcos'altro. E come "testimone" ogni opera potrà abbozzare delle risposte imprecise, per poi stimolare domande precise.
Enrico Morsiani
Lorenzo Guaia (www.premioceleste.it/lorenzoguaia - www.lorenzoguaia.it) è nato a Bologna nel 1968, dove vive e lavora. Si esprime in figure grafiche, minimali, dipinte su materiali di vario genere. Usa collage legandoli, anche per contrapposizione, al concetto che rappresenta, ottenendo l’essenzialità e la simbolizzazione delle figure attraverso i contorni neri, i tratti disegnati, nettamente marcati, oppure con la forza delle silhouette monocrome. I pochi oggetti isolati vengono così eletti ad icone pop e amplificate, nel loro significato concettuale, con l’uso del primo piano offerto dalla prospettiva fotografica “grandangolare”. Ancora, con la riduzione della gamma dei colori e con l’assenza delle ombre che vengono sottratte alla rappresentazione, l’artista attribuisce il massimo spazio alla semplicità del suo lessico formale.
Ha esposto in diverse collettive e personali. Nel marzo 2010 ha ottenuto un Premio Speciale alla IV edizione del Premio Internazionale Arte Laguna. Nel giugno 2011 la segnalazione della Giuria del Premio Combat.
Stefano Soglia (www.stefanosoglia.it - www.flickr.com/photos/stefanosoglia) è nato a Imola (BO) nel 1967; per lavoro si sposta spesso e per piacere viaggia. Si occupa di sviluppo territoriale, attività che affianca alla passione per la fotografia.
Partito fin da ragazzo dall’elaborazione della stampa in B&N è quindi approdato alla fotografia digitale e ai suoi utilizzi innovativi. Ha partecipato a vari concorsi fotografici ed esposto in occasione di mostre collettive. All’edizione 2011 del SI Fest di Savignano sul Rubicone (RN) ha effettuato una mostra personale con immagini fotografiche sul tema dell’identità, caratterizzate da forti contrasti e luci che portavano a decontestualizzare edifici urbani e paesaggi.