Ladies and gentlemen…Andy Warhol
Sono passati ormai 30 anni dalla scomparsa di Andy Warhol (Pittsburg, 1928 – New York, 1987), icona assoluta della Pop Art, il più famoso e popolare artista del secolo scorso. La galleria Colossi Arte Contemporanea lo omaggia in questa ricorrenza esponendo le dieci serigrafie appartenenti al porfolio intitolato Ladies and Gentlemen, che raffigurano drag queens, travestiti, realizzato in 125 esemplari.
Comunicato stampa
Sono passati ormai 30 anni dalla scomparsa di Andy Warhol (Pittsburg, 1928 – New York, 1987), icona assoluta della Pop Art, il più famoso e popolare artista del secolo scorso. La galleria Colossi Arte Contemporanea lo omaggia in questa ricorrenza esponendo le dieci serigrafie appartenenti al porfolio intitolato Ladies and Gentlemen, che raffigurano drag queens, travestiti, realizzato in 125 esemplari, stampati da Alexander Heinrici a New York ed editi da Luciano Anselmino, Milano, nel 1975, il periodo in cui Warhol, dopo avere messo a punto il procedimento della riproduzione serigrafica negli anni '60, si dedicò ai ritratti degli affascinanti divi del jet-set americano, anche su commissione, diventando il “pittore di corte” dello show business del quale era attivo partecipante, così come delle categorie sociali più emarginate dell'underground newyorkese. La cartella, eccezionalmente corredata dal colophon originale, è completa di tutti e dieci gli esemplari che riportano ognuno la numerazione della stessa: 96/125. Le serigrafie sono tutte pubblicate su Andy Warhol Prints. A Catalogue Raisonne, a cura di Jörg Schellmann.
Warhol è stato capace di tradurre il linguaggio comunicativo della società massmediatica in un procedimento estetico che sfrutta i mezzi di riproduzione meccanica della realtà, la fotografia scattatata con la sua inseparabile Polaroid in formato quadrato o le illustrazioni patinate dei rotocalchi, così come la stampa serigrafica, per restituircela sotto forma di proiezione immateriale, spersonalizzata su un supporto: i miti hollywoodiani dello star system come Marilyn Monroe o Elvis Presley del 1962, oppure icone della pubblicità come la bottoglia della Coca Cola, le Campbell's Soup Can o le scatole Brillo del 1964 vengono riprodotte con la serialità della produzione industriale; un procedimento che si riflette nell'organizzazione fordiana della sua Factory newyorkese o nella gestione della Andy Warhol Enterprises, e prende le distanze sia dall'astrazione gestuale, intesa come espressione della propria interiorità, dell'action painting di Pollock, che dall'immaginario Dada dell'object-trouvé (che in Warhol perde tutta la sua aurea di fascino e unicità per amalgamarsi nell'omologazione del consumismo) per riunire estetica dell'arte ed estetica della produzione industriale. Qui, la potenza evocativa dell'immagine passa attraverso la sua inflazione, assunta come metodo operativo ad imitazione della produzione di massa. Il nuovo ready-made adottato dall'artista è la roboante impaginazione testuale dei quotidiani nei suoi headlines works degli anni '50-'60, deprivandoli delle didascalie per palesare la loro ambigua corrispondenza con la realtà.
Allo stesso modo, il processo di riproduzione serigrafica di un'icona massmediatica, messo a punto negli anni '60, non riproduce le fattezze reali di una persona ma una trasfigurazione fantasmatica di un cliché, la sua proiezione impalpabile, disincarnata, uno stereotipo consunto che si protrae all'infinito nella riproduzione serigrafica delle stampe, metafora del proliferare e della moltiplicazione spregiudicata delle immagini persuasivamente occulte nell'immmaginario onirico suggerito dal sistema produttivo che, tramite messaggi subliminali, invita all'omologazione e alla cancellazione dell'individualità.
L'unico modo per salvarsi da questa spersonalizzazione, in un mondo di comportamenti standarizzati, sembra essere, secondo Andy Warhol, lo sdoppimento della personalità, l'omosessualità, l'esibizionismo, il travestimento e il mimetismo che ostentano i travestiti raffgurati nelle serigrafie dei Ladies and Gentlemen (1975) esposte in mostra. Il loro atteggiamento diventa metafora dello splendente superficialismo imposto dagli imperativi visivi di spettacolarità del sistema sociale ed economico. Questi scatti, realizzati negli anni '70, con la sua inseparabile Polaroid Big Shot, sono ritratti di emarginati, di eccentrici sconosciuti dell'underground newyorkese, minoranze intrappolate in un cliché che le spinge ai margini della vita comunitaria, così come gli indiani delle riserve, sopravvissuti al mito della frontiera, o i cowboy delle saghe hollywoodiane.
In una società tendente all'omologazione, dove qualunque immagine può essere estrapolata dal flusso inesauribile della comunicazione massmediatica per essere restituita come immagine onirica labile e già consumata, l'artista ritrae i divi del jet-set internazionale esattamente come i suoi Ladies and Gentlemen.
Nel loro seriale manifestarsi in molteplici varianti di colore, l'ingrandimento e la manipolazione di dettagli anatomici come il collo, il naso o le labbra, del trasferimento serigrafico, le immagini delle drag queens nere del night club The Gilden Grape della serie, scovate da Bob Colacello, editor della rivista “Interview”, fondata da Warhol nel 1969, simulano il meccanismo di sovraesposizione dei prodotti reclamizzati e delle notizie di cronaca e ripetono la logica commerciale dell'esposizione della merce proposte in tutte le loro varianti cromatiche. Sui loro volti, impressi nella diapositiva in acetato derivata dallo scatto, Warhol interviene con pesanti segni grafici, larghe campiture pure di colore acrilico, non materiche, dalla disposizione mai casuale, ma proveniente da un'ispirazione calcolata e automatica, derivata dalla sua esperienza di illustratore per riviste glam e patinate come Glamour, Vogue e Harper's Bazaar negli anni '50; l'accostamento e la sovrapposizione di queste chiazze di colore è simile ad un assemblage di ritagli incollati e accostati, che si esprimono nella vitalità di un'esplosione di colori che la stampa fonde in un'unica superficie, dove la fatua vitalità comunicativa dell'immagine si stempera. Le forme del ritaglio incollato giocano con quelle realistiche della fotografia, squilibrando i tratti anatomici delle figure, spesso in corrispondenza della bocca, degli occhi e dei capelli. Gli atteggiamenti dei personaggi tradiscono la loro volontà velleitaria di omologarsi al prototipo seduttivo della star ritratta in pose cinematografiche, stereotipate, ma aggressivamente impotenti, nonostante lo sforzo dei transessuali, e in forte contrasto con la disposizione formale delle macchie che l'artista si diverte a far esplodere in una vitalità cromatica; un dualismo ontologico tra forma e psicologia che si propone di risvegliare le nostre coscienze assueffatte dalla proliferazione delle immagini massmediatiche dei divi patinati dello star system.
Come dice Pier Paolo Pasolini in Andy Warhol. Ladies and Gentlemen, 1975:
“A una serie di macchie (ritagli colorati) la cui struttura è decisa aprioristicamente anche quando è parzialmente lasciata al caso, si oppone una serie di ritratti fotografici il cui significato è aprioristico e predeterminato.
Il messaggio di Warho per un intellettuale europeo è una unità schlerotica dell'universo, in cui l'unica libertà è quella dell'artista che, sostanzialmente disprezzandolo, gioca con esso.
La rappresentazione del mondo esclude ogni possibile dialettica. È, al tempo stesso, violentemente aggressiva e disperatamente impotente.
C'è, dunque, nella sua perversità di “gioco” crudele, astuto e insolente, una sostanziale, e incredibile, innocenza”
Il gioco della contraddizione tra apparenza e sostanza, il gioco dello sdoppiamento del sé...
Le serigrafie sono state esposte e pubblicate in:
Andy Warhol Prints. A Catalogue Raisonne 1962-1987, a cura di Frayda Feldman e Jörg Schellmann e Claudia Defendi, con testi critici di Henry Geldzahler e Roberta Bernstein, Abbeville Press, New Yotk, 1989. tav. 128-137
CHIARI&geniali. 8 percorsi nell'arte contemporanea, 10 marzo – 22 aprile 2007, catalogo della mostra presso Villa Mazzotti, Chiari (Bs), progetto e organizzazione a cura di Antonella e Daniele Colossi, ColorArt Edizioni, Brescia, pp. 77-81
Made in Warhol, 14 luglio – 25 novembre 2007, catalogo della mostra, a cura di Mirella Panepinto e Carlo Occhipinti, presso Villa Ponti, Arona (No), Areadigitale srl, Borgomanero (No), 2007, pp. 60-74
Andy Warhol. The Great American Dream. Opere grafiche 1956-1983, catalogo della mostra presso la Galerie Alm Tunnel e la BCEE. Banque et Caisse d'Epargne de l'Etat (Lussemburgo, 2 luglio – 25 agosto 1996) e l'Ulmer Museum di Ulm, Germania (1° settembre – 13 ottobre 1996), Mazzotta Editore, Milano, 1996, pp. 76-85