L’Albero della cuccagna – Alfonso Leto / Jonida Xherri
La Fondazione Orestiadi presenta l’opera di Alfonso Leto, Zarathustra a Gibellina e quelle di Jonida Xherri: Barca di Cioccolato e Tappeto Mediterraneo.
Comunicato stampa
L’albero della Cuccagna, nutrimenti dell’Arte
a cura di Achille Bonito Oliva – Opere di Alfonso Leto e Jonida Xherri
L’ALBERO DELLA CUCCAGNA. NUTRIMENTI DELL’ARTE É…
… una pioggia di vino rosso. Una colonna di grasso, banchetto per insetti e abitanti dell’ecosistema. Una scala che sbuca da un tetto. Un ramo colmo di alimenti che appare da una finestra. Un rudere di mattoni che protegge la pianta. Una barca di cioccolato realizzata con i migranti di un centro di accoglienza. Un accumulo di scatoloni da supermercato. Un pianoforte a coda sovrastato di giocattoli e strani oggetti. Bimbi/panocchia e misteriose caramelle. Un albero in orizzontale lungo un chilometro. Un Museo rappresenta il luogo della cuccagna. Campi elettrici. Alberi musicali. Performance, workshop, residenze d’artista e molto altro in un percorso che attraversa tutta la Penisola e che riserva molte sorprese. (ABO)
L’ALBERO DELLA CUCCAGNA. Nutrimenti dell’arte, è una mostra diffusa in tutta Italia, tra musei, fondazioni pubbliche e private che coinvolge oltre 40 artisti internazionali, scelti da Achille Bonito Oliva per realizzare opere ispirate al tema arcaico dell’albero della cuccagna. Un simbolo di abbondanza eletto dall’arte a monito, per invitare a riflettere sui temi dell’alimentazione e sulle sue implicazioni sociali. La Fondazione Orestiadi presenta l’opera di Alfonso Leto, Zarathustra a Gibellina e quelle di Jonida Xherri: Barca di Cioccolato e Tappeto Mediterraneo. Il progetto viene realizzato sotto il patrocinio di EXPO 2015; con la collaborazione del MiBACT e del Programma sperimentale per la cultura Sensi Contemporanei dell’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Alfonso Leto (S. Stefano Quisquina – AG), con la sua installazione Zarathustra a Gibellina, parte dall’idea di adottare la grande metafora nietzschiana di Zarathustra, del suo ritrovato dominio dei sentimenti nel rapporto con gli uomini, che lo vede ridiscendere dalla montagna e, pacificato e perfettamente dominatore del sentimento umano, fra le sue molteplici fisionomie della saggezza, si rivolge all’amata e, riconquistando anche il principio stesso della terra, sente il bisogno di ricorrere alla metafora del vino e della vigna per esprimere la prorompente idea dell’erotismo e della bellezza ritrovati. In questa visione installativa, il brano scelto da questo grande libro ridiscende anch’esso dalle altitudini del linguaggio filosofico e dalla perfezione della sua lingua originale (e delle altre colte e accurate traduzioni italiane) per “riconquistare” la lingua terrena del dialetto visivo e letterario siciliano. Per fare ciò ricorre anche a forme e stilemi del dialetto visivo e “spirituale” del popolo che qui, nel meridione, identifica nelle luminarie festive la festa stessa dello spirito e la gioia dei semplici, in una visione che sembra da sola perpetuare nel tempo il concetto stesso di festa e di coralità della gioia. Le alte parole di Nietzsche sul vino e sull’amata, cadono su questi luoghi: il genio “fertilizza” la terra e dall’incontro tra filosofia e antropologia nel nome del vino, nasce un “detonatore” linguistico che trasforma i versi poetici di Nietzsche in uno straordinario, inaspettato, inno siciliano al vino, alla vigna, alla terra e all’amore che si accende con i colori e gli arabeschi delle luminarie delle feste popolari del Mezzogiorno. L’opera sarà installata nelle adiacenze della Piazza XV gennaio di Gibellina ed è stata realizzata con il contributo della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo e realizzata dall’Associazione Luminart di S. Stefano Quisquina.
Jonida Xherri, artista di origine albanese ma italiana d’adozione, parte dalla tematica dell’immigrazione: il suo lavoro in residenza, prevede infatti il coinvolgimento di circa 20 giovani migranti ospitati in alcune Case di accoglienza del Belìce, che insieme all’artista, realizzeranno una Barca di Cioccolato. Barca come viaggio della speranza, verso l’ignoto, verso l’Europa sognata. Gli interventi del progetto saranno legati alla storia antica della Sicilia e in particolare della città di Modica dove c’è una grande tradizione nella lavorazione del cioccolato. Il cacao arriva in Europa tramite gli scambi, il viaggio. Infatti questa materia prima, nasce e cresce nella costa del Pacifico, in Sud America, in Costa d’Avorio e Ghana. 700 tavolette di cioccolata per far nascere la barca e 700 piastrelle in ceramica - numero scelto in memoria delle recenti vite umane perse nel Mediterraneo - che formeranno il Tappeto Mediterraneo, ci ricondurranno al legame tra Africa e Sicilia, ponte naturale verso l’Europa per tanti uomini, donne e bambini alla ricerca di una speranza di vita, di accoglienza. Sarà inoltre presentato il video dell’artista, Don’t kick me out. Le opere di Jonida Xherri Barca di Cioccolato e Tappeto Mediterraneo, sono state realizzate con il contributo di Antica Dolceria Bonajuto di Modica, Menicacci – Magazzino della piastrella e del bagno di Firenze e la partecipazione di Caffè Adamo, Modica.
Saranno inoltre presentati il progetto espositivo, Resilienze e subsidenze. Around the background a cura di Ilaria Bignotti e Enzo Fiammetta e Gibellina città resiliente, progetto fotografico di Andrea Repetto a cura di Giorgia Salerno.
Il progetto si inserisce in continuità culturale con la pubblicazione del volume, 25 anni addietro, “Gibellina Utopia concreta”, in cui quattro fotografi (Mimmo Jodice, Guido Guidi, Rossella Bigi e Giovanni Chiaramonte) si erano confrontati con gli spazi e con le problematiche della città nuova, che aveva esigenza di esistere per non essere cancellata e, grazie all’intuizione di Ludovico Corrao, diventare la prima città d’arte moderna in Italia, laboratorio attivo più che luogo della memoria, motivo di incontro tra le opere/gli artisti e il territorio mediterraneo, di relazione tra opere di carattere temporaneo ed opere permanenti, di collegamento tra gli spazi interni e quelli esterni, ovvero tra le opere esposte “al chiuso” e quelle “all’aperto”; e, anche, contesto architettonico ed urbanistico dove il progetto artistico ha saputo coinvolgere in modo proattivo la popolazione.
Partendo da questo presupposto, il progetto attuale vuole ripercorrere, con opere e testi altri, maturati al sole di un quarto di secolo di fatti e di esperienze, la storia di Gibellina, rifotografandola con gli occhi di Andrea Repetto, e rileggendola con i gesti scultorei degli artisti attuali, in dialogo con i grandi maestri.
Le Opere degli artisti del movimento di Resilienza Italiana: Francesco Arecco, Alberto Gianfreda, Marco La Rosa, Francesca Pasquali, Laura Renna, Daniele Salvalai, Mirco Marchelli, Nadia Galbiati si relazionano con quelle di Emilio Isgrò, Arnaldo Pomodoro, Giuseppe Spagnulo, Ugo La Pietra, Renata Boero, Nunzio, Alighiero Boetti, Carla Accardi presenti nella collezione permanente della Fondazione Orestiadi.
Durante la manifestazione sarà possibile visitare l’opera Tanit, scultura e video installazione di Sergio Tumminello e la mostra Ludovico Corrao: l’ identità molteplice.