L’anti-Risorgimento nelle campagne senesi
A Buonconvento, apre la mostra che racconta il Risorgimento con gli occhi dei contadini.
Comunicato stampa
Gli anni che portarono all’Unità d’Italia furono densi di conflitti e non furono poche, in terra di Siena, le voci fuori dal coro del Risorgimento. A raccontare la reazione dei contadini senesi è una mostra dal titolo “L’anti-Risorgimento nelle campagne senesi. Dal “Viva Maria” al plebiscito” che, curata da Gianfranco Molteni, avrà sede - dal 9 aprile al 3 luglio 2011 - presso il Museo della Mezzadria senese di Buonconvento. Un percorso che parte dal racconto della vita rurale, peculiarità che caratterizza la stessa collezione permanente, per indagare le reazioni del “popolo delle campagne” dall’arrivo dell’esercito di Napoleone, considerato il primo momento di accelerazione del processo unitario. Il punto di partenza fu il fenomeno del “Viva Maria”, così chiamato per lo stendardo che ne era il simbolo sul quale campeggiava l’immagine della Madonna del Conforto, simbolo universalistico e religioso contrapposto al neonato tricolore italiano. Un fenomeno significativo e paradigmatico dello scontro tra vocazioni due, una orientata al nuovo e l’altra alla conservazione di modelli consolidati, che mostra come le campagne toscane fossero strettamente legate all’alleanza tra “trono ed altare”. Una scelta che rimarrà stabile a lungo: i mezzadri senesi ebbero un atteggiamento pressoché indifferente, se non ostile, al progetto di unificazione nazionale, sia per la diffusa contrarietà dei contadini ad alcune leggi adottate dalla Repubblica democratica Toscana del 1849, come ad esempio la leva obbligatoria, sia per la fedeltà alla Chiesa cattolica, molto seguita nelle campagne. Un ruolo fondamentale ebbero in quel periodo le classi dirigenti toscane, inizialmente contrarie all’esperienza del governo Guerrazzi, ma poi più disponibili, dieci anni dopo, a seguire il conte Ricasoli nell’adesione della Toscana al nuovo Regno d’ Italia.
L’alleanza antirisorgimentale tra proprietari terrieri e chiesa cattolica che durante il periodo della Prima Guerra d’Indipendenza (in particolare nella seconda fase del 1849) sembra ancora reggere, si spezzerà poi nella Seconda e soprattutto in occasione del Plebiscito del 1860. Da quale momento in poi proprietari ed i fattori sembrano spingere i “Campagnoli” ad aderire al nuovo Regno d’Italia cercando di convincerli al voto favorevole all’annessione. Solo ai primi del Novecento con lo sviluppo delle prime organizzazioni sindacali e con le trasformazioni delle campagne, i mezzadri diventeranno una classe sociale autonoma e consapevole, e porteranno avanti quelle lotte sociali e politiche che caratterizzeranno gran parte del primo Novecento, fino all’imporsi di un nuovo modello socioeconomico che porterà alla fine della stessa mezzadria e allo spopolamento delle campagne. Solo successivamente nascerà, tra mille contraddizioni, una nuova dimensione delle campagne e un nuovo ruolo dell’agricoltura che porterà alla realtà attuale. All’interno di questo quadro generale, la mostra si sofferma in particolare su alcuni episodi particolari che stanno alla base dei primi 150 anni dell’Unità d’Italia, presentando gli eventi dal punto di visto degli abitanti delle campagne. Grazie ad un’attenta ricerca d’archivio è stato possibile mettere in sequenza agli eventi citati tramite alcune testimonianze emblematiche, come ad esempio alcuni brani della la riscrittura poetica del “Viva Maria”, realizzata dell’architetto Agostino Fantastici, e le pagine del diario, datato 1849, del parroco di Buonconvento.