L’Antico nel Moderno
Trenta opere, appartenenti alle collezioni di scultura del primo Novecento della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, sono esposte per la prima volta in un insieme organico per illustrare come negli anni Trenta l’arte etrusca e romana fossero punto di riferimento imprescindibile cui attingere nelle forme e nei materiali per rappresentare l’attualità.
Comunicato stampa
La Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma accoglie nel suggestivo spazio dell'Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, sede dello storico Planetario, la mostra L'Antico nel Moderno. Scultura italiana degli anni Trenta.
Trenta opere, appartenenti alle collezioni di scultura del primo Novecento della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, sono esposte per la prima volta in un insieme organico per illustrare come negli anni Trenta l'arte etrusca e romana fossero punto di riferimento imprescindibile cui attingere nelle forme e nei materiali per rappresentare l'attualità. Anzi, la sfida degli artisti dell'epoca è stata quella di dimostrare di saper infondere alle creazioni moderne lo spirito antico, rivisitandone la cultura, la sapienza, la perizia tecnica e il valore, andando ben oltre gli usi politici e propagandistici che della romanità fece il regima fascista.
Per illustrare questo stringente legame con l'antico è stata scelta come sede espositiva l'Aula Ottagona, cosiddetta per la forma della sua pianta, quadrata all'esterno ma ottagonale all'interno, raccordata da nicchie semicircolari angolari. Sotto la straordinaria cupola, mirabile esempio delle conquiste dell'architettura romana, si trovano a dialogare quindici statue di atleti, eroi e divinità dell'antichità classica che ornavano le terme romane, con i moderni marmi, bronzi, terrecotte ispirati all'antico anche nelle tecniche.
La mostra, curata da Mariastella Margozzi con l'allestimento di Fabio Fornasari, chiarisce la nuova visione antropocentrica che si delinea negli anni Trenta e ritrova l'essenza dell'umanità nei suoi lati migliori, quali il lavoro e il pensiero. È il periodo storico in cui si sceglie di andare oltre l'eccentricità del futurismo e dell'esasperato decorativismo del Liberty e del Déco. La scultura di quest'epoca si fa testimone di un rinnovato umanesimo proprio guardando all'antico. E sono le parole di Arturo
Martini a dirlo: "Oggi gli scultori non fanno che tentare qualche variazione su temi ai quali, uno per uno, gli antichi hanno già dato scacco matto."
L'esposizione è suddivisa in tre sezioni: Mitologia, Corpo e Ritratti. Questi nuclei consentono un focus sulle tematiche che più di altre evidenziano l'attenzione al canone classico e agli ideali del passato, insieme alla ripresa di antiche tecniche, in particolare la fusione e la terracotta. Alcuni esempi tra le opere in mostra sono il Ritratto di Lucosius di Marino Marini, che riconduce alla tradizione italica rifacendosi all'uso della terracotta tipico della scultura etrusca; gli echi della ritrattistica protoromana del bronzo di Arturo Martini Testa di ragazzo, mentre Torso di Giovanni Prini ripensa il torso del Belvedere.
Gli artisti in mostra sono Arturo Martini, Marino Marini, Emilio Greco, Mirko Basaldella, Libero Andreotti, Francesco Messina, Italo Griselli, Marcello Mascherini, Guido Galletti, Romano Romanelli, Aurelio De Felice, Venanzo Crocetti, Angelo Biancini, Alfredo Biagini, Dante Morozzi, Bernardo Morescalchi, Attilio Selva, Umberto Baglioni, Giovanni Prini, Michele Guerrisi, Enrico Martini, Gaetano Martinez, Napoleone Martinuzzi e Antonio Biggi.