L’Arte Ceramica racconta la Storia di una Fornace

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO TAGLIAFERRO - CONTEMPORARY CULTURE CENTER
Largo Milano , Andora, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

sabato e domenica ore 15 – 19
aperture straordinarie
28, 29 dicembre 2017
1,2,3, 4, 5 gennaio 2018

Vernissage
27/12/2017

ore 18

Curatori
Viana Conti, Christine Enrile
Generi
arti decorative e industriali

La mostra, allestita nelle sale dell’iridescente Museo Mineralogico Luciano Dabroi di Palazzo Tagliaferro, “L’Arte Ceramica racconta la Storia di una Fornace” rientra nell’ambito del calendario eventi programmati per le Festività Natalizie 2017/2018.

Comunicato stampa

Mercoledì 27 dicembre alle ore 18.00 inaugurazione della mostra, allestita nelle sale dell’iridescente Museo Mineralogico Luciano Dabroi di Palazzo Tagliaferro, “L’Arte Ceramica racconta la Storia di una Fornace” prevista nell’ambito del calendario eventi programmati per le Festività Natalizie 2017/2018.

Si tratta di una mostra in cui il remoto, lento stratificarsi dell’opera della Natura si coniuga sorprendentemente e magicamente con l’opera dell’artista in generale.
Una base in comune i minerali e la ceramica, a ben vedere, ce l’hanno. Sono i quattro elementi naturali primari: la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria e imprescindibile il fattore tempo.

Andora, Città Europea dello Sport 2018, borgo marinaro ma anche centro turistico e culturale, altamente sensibile all’arte, ospita, nel suo Museo Mineralogico il sapere antico dell’artifex di una delle Fabbriche italiane di ceramica maggiormente permeate di Storia: la San Giorgio del maestro vasaio Giovanni Poggi di Albissola Marina. Nel primo Novecento Albissola è sede mitica di un fenomeno di richiamo di figure protagoniste del mondo dell’arte che non si verifica neppure a Vallauris o a Faenza. Vi si innestano movimenti e artisti come il Futurismo con Tullio Mazzotti, detto d’Albisola da Filippo Tommaso Marinetti, Nicolay Diulgheroff, il triestino Farfa , Pippo Oriani, Mino Rosso, Alberto Sartoris e Fillia , lo Spazialismo con Lucio Fontana, il Movimento nucleare con Enrico Baj e Sergio Dangelo, la pittura organica, le tavole di accertamento, gli Achrome, i corpi d’aria, le linee, la Merde d’artiste, con anticipazioni del Concettuale e del Comportamentale con Piero Manzoni, il CO.BR.A con Asger Jorn, Karel Appel, Corneille, Alechinsky, Vandercam, Constant, la gestualità materica di segno cosmico con l’artista aviatore Roberto Crippa, la pittura a metri con Pinot Gallizio, già coinvolto nell’Internazionale situazionista a fianco di Piero Simondo, Debord, Vaneigem, Jorn, i sintomi dell’Informale con Leoncillo, Eva Sorensen, la pittura di segno e di gesto con
Giuseppe Capogrossi, Emilio Scanavino, l’Espressionismo surreale con Wifredo Lam, Sebastian Matta Echaurren, Cesare Peverelli, Gianni Dova, le sintesi astratto-formali di Ignazio Moncada. Tutti artisti che collaborano con artigiani e vengono accolti nelle Fabbriche locali. È così che le diverse fornaci iniziano a scrivere una loro fondamentale pagina di storia dell’Arte ceramica a livello internazionale: un’arte fondata sulla creatività e sul rituale di un sapiente, vigile, ininterrotto, lavoro manuale.

In un lontano aprile del 1958 viene alla luce la Manifattura, oggi storica, San Giorgio, fondata, nel nome dal santo del giorno, da quel giovane creativo, vigoroso e appassionato, come è tuttora, Giovanni Poggi, allora con lo scultore Eliseo Salino e, per un certo periodo, con Mario Pastorino.
Albissola, paese della luce, del colore, della brezza marina, dell’argilla, è il luogo ideale per creare manufatti da essiccare all’aria aperta. Gli artisti percepiscono immediatamente gli stimoli del luogo e della vocazione autentica per l’arte ceramica di questo maestro, insediato, con la sua fornace, in un ambiente che presto diventa un crogiolo di idee, creatività, energie, progetti internazionali. Tradizione, innovazione, continuità, sono i motivi di fondo per cui la Fabbrica del Re del Rosso (selenio), come viene denominato il Maestro Poggi, passa alla storia. Nel periodo delle frequentazioni futuriste, intorno a Tullio d’Albisola, il triestino Farfa dedica a Giovanni Poggi una sua poesia. Se, con un tocco mitopoietico, la scrittrice-ceramista Milena Milani definisce la Fornace di Albissola come La piccola Atene in riva al mare, Asger Jorn, la nomina Fabbrica dei sogni. Invitato nel borgo marinaro ligure da Enrico Baj e Sergio Dangelo nel 1954, Jorn vi si stabilisce, dal 1957 fino alla morte. Nel 1959 vi realizza, con i collaboratori della fabbrica, un mega pannello ad altorilievo per lo Staadtgymnasium di Aahrus. Era consuetudine – ricorda il maestro vasaio Poggi– chiamarci tutti per cognome, ai banchi di lavoro. Wifredo Lam, altro grande artista – continua - si rifiutava di iniziare un’opera in mia assenza.
È con lo scultore della rabbia, come il poeta Rafael Alberti definisce l’artista toscano Agenore Fabbri, che nasce alla San Giorgio un sodalizio profondo, ininterrotto. Ne scaturisce una produzione di terrecotte policrome, in cui la materia stessa viene dilaniata, straziata, ferita, come organo vivente. Oscillando tra l’Espressionismo e l’Informale, Fabbri da immagine tragica alla feroce lotta tra umanità e bestialità. Nel 1964 entra in Fabbrica Silvana Priametto, abile nel tornio e nel modellato di statuine rinvianti all’iconografia del presepe. Simona, figlia sua e di Piero, fratello di Giovanni, riveste presto il ruolo di storica della Fabbrica accanto al padre attento e rigoroso memorialista e archivista, mentre il giovane Matteo Poggi diventa, a partire dal 1984, il prosecutore dell’avventura ceramica del padre Giovanni. Nel frattempo il team acquisisce, sul versante della decorazione, la preziosa Luisa Delfino. Oggi, a 59 anni dalla sua fondazione, dopo aver eseguito le opere di oltre 230 artisti, la Fabbrica San Giorgio manifesta capacità attrattive, operative, seduttive, tali da costituire un centro di riferimento anche per le giovani generazioni. Alle prime residenze operative di artisti d’avanguardia, storici, come Fontana, Farfa, Gallizio, Milani, Sassu, Cherchi, Dova, Fieschi, Scanavino, Caldanzano, Rossello, Tadini, seguono, negli anni, quelle di Bargoni, Bulloni, Fiannacca, L’Acqua, Laveri, Lodola, Marsiglia, Nespolo, Sturla.

Nelle sale dell’iridescente Museo mineralogico Luciano Dabroi, la mostra si snoda in una sequenza di trenta opere d’arte ceramica firmate da ventisei artisti. Sono esposte sfere (Peter Casagrande, Nes Lerpa), giare e vasi al tornio di terracotta ingobbiata, graffita,smaltata (Aurelio Caminati, Milena Milani, Ignazio Moncada, Gaston Orellana, Serge Vandercam), piatti (Italo Bolano, Franco Bruzzone, Eugenio Carmi, Peter Casagrande, Maurizio Diana, Luciano Fiannacca, Angela Giuffrey, Ernst Heckelmann, Franz Hitzler, Marco Lodola, Giorgio Moiso, Gaston Orellana, Francesco Preverino, Giuseppe Scaiola, Roger Selden, Paolo Valle) una carta di Lucio Fontana, una piastra di Wifredo Lam, sculture modellate, disegnate, incise con grafie e scritture semantiche e asemantiche (Sandro Cherchi, Agenore Fabbri, Oreste Quattrini). L’arte ceramica ha una storia antica e quella della Fabbrica San Giorgio di Albissola ha costruito, tramandato, coniugato un sapere manuale a un potere inventivo, diventando patrimonio comune di un gruppo sociale e dando materia, colore e forma all’immaginario collettivo.