Laura Grisi – Hypothesis on Infinity
P420 è felice di annunciare la mostra personale dell’artista italiana Laura Grisi scomparsa a Roma lo scorso dicembre.
Comunicato stampa
P420 è felice di annunciare la mostra personale dell’artista italiana Laura Grisi scomparsa a Roma lo scorso dicembre.
Il lavoro di Laura Grisi è da sempre incluso nella Pop art italiana, ma in verità fin dagli inizi si spinge oltre, captando prontamente le diverse linee della ricerca artistica internazionale coeva e denotando sempre una forte personalità e una marcata inclinazione alla ricerca.
E’ al 1964 che risalgono le prime opere della sua maturità artistica e le prime partecipazioni a mostre personali e collettive, tra cui la Quadriennale di Roma (1965), la mostra alla galleria dell’Ariete di Milano (1965) e la Biennale di Venezia (1966). In questo periodo Laura Grisi lavora ai Variable Paintings e ai Neon Paintings, complesse rappresentazioni di un alienante contesto urbano in cui alla pittura su tela si affiancano pannelli mobili, strutture in legno, trasparenze in plexiglass e luci al neon.
Sono gli anni in cui conosce e sposa Folco Quilici, già allora noto documentarista e divulgatore naturalistico, con il quale avrà da subito la possibilità di dedicare gran parte dell’anno a viaggi-studio in terre lontane dove ancora rimanevano nuclei di culture tribali e primitive. Le Ande, il Sud America, l’Africa, la Polinesia, lunghi periodi, a volte sei mesi di fila, in cui può fare esperienza di una natura imperante e strabordante, in cui può riflettere sulla potenza della natura e sulle sue leggi, sulla forza incomparabile di un tramonto, sulla suggestione unica della pioggia. Realizza Seascape (1966), Sunset Light (1967) - entrambi in mostra - e Antinebbia (1968), opere in cui una realizzazione fortemente tecnologica già si coniuga con un soggetto naturistico.
«Non mi interessavano quadri o sculture che contenessero l’aria, la terra o l’acqua. Non volevo che l’aria, la terra o l’acqua diventassero oggetti. Volevo ricreare l’esperienza dei fenomeni naturali».¹
In poco tempo Laura Grisi realizza opere come Wind Room (La stanza del vento, Il Teatro delle Mostre, La Tartaruga, Roma, 1968), Rain Room (La stanza della pioggia, 1968), Air Room (La stanza dell’aria, 1968), Rifrazione (1968), Drops of Water (Gocce di pioggia, 1968), Stars (Stelle, 1968), Rainbow (Arcobaleno, 1968), solo per citarne alcune.
«Volevo ricreare l’effetto naturale del suono dell’acqua che cade nell’acqua, un ambiente dove poter meditare ascoltando il rumore della pioggia».²
L’osservazione prolungata della natura, la convivenza giornaliera con essa, pone inevitabilmente di fronte alla sua dimensione, obbliga a prendere atto di una scala diversa, di uno spazio e di un tempo la cui misura ha a che fare con l’idea di infinito, che forse è infinita. Nel 1969 realizza il video The measuring of Time, una singola sequenza a spirale in cui l’artista ripete il gesto infinito e infinibile di contare i granelli di sabbia del deserto.
La natura di Laura Grisi è potente e evocativa, emotiva e intensa, ma anche sempre ordinata e composta, governata dalle leggi che l’artista, affascinata fin da bambina dalla passione del padre per la fisica e la matematica, ha sempre intravisto e colto. In Pebbles (Ciottoli, 1973) Laura Grisi dispone e fotografa 4 piccole pietre in tutte le 120 possibili combinazioni, mentre in Blu Triangles (Triangoli blu, 1981) una colomba percorre uno spazio blu che sa di cielo, ma proprio quando sembra compiere facilmente il suo percorso, lo spazio si frammenta in più spazi e in altri ancora, dividendosi infinitamente e imprigionandola in uno spazio infinito che non potrà attraversare.
Un approccio scientifico ad una natura solo apparentemente spiegabile e finita, sulla quale Laura Grisi, attraverso le sue opere, formula le proprie ipotesi.
Una sua opera è attualmente esposta al MASP di San Paolo nella mostra Matrix for actual time curata da Jacopo Crivelli Visconti. La Gam di Torino ha recentemente incluso una sua opera nella mostra Vero Amore, Pop art Italiana dalle collezioni della Gam e ha acquisito due dei suoi video, The Measuring of Time, 1969 e Wind Speed 40 Knots, 1968. Altre sue opere verranno esposte al Madre di Napoli a partire dal prossimo ottobre.
Nata a Rodi (Grecia) ha vissuto tra Roma e New York, dopo aver frequentato l’Ecole des Beaux Arts di Parigi e la Scuola d’Arte a Roma. Tiene le sue prime personali alle gallerie Il Segno (Roma, 1964) e dell’Ariete (Milano, 1965). Dal 1968 espone all’estero in personali presso la Galerie E. M. Thelen (Essen, 1968 e Colonia, 1970), la galleria newyorkese di Leo Castelli (1973, 1975, 1976, 1978, 1981, 1986, 1992), il Van Abbemuseum (Eindhoven, 1976) e la Galerie Konrad Fischer (Düsseldorf, 1978, 1994). Al contempo, in Italia, le dedicano personali le gallerie Marlborough (Roma, 1969), del Naviglio (Milano, 1970), François Lambert (Milano, 1976, 1980), Saman (Genova, 1975, 1978), Marilena Bonomo (Bari, 1977), Ugo Ferranti (Roma, 1979, 1981, 1995). Partecipa inoltre a numerose rassegne, tra cui si ricordano: la Quadriennale di Roma (1965, 1973, 1986), la Biennale di Venezia (1966, 1986), Young Italians (Institute of Contemporary Art, Boston e The Jewish Museum, New York 1968), Prospect 68 (Kunsthalle, Düsseldorf, 1968), Teatro delle Mostre (Galleria La Tartaruga, Roma, 1968), Earth Air Fire Water: Elements of Art (Museum of Fine Arts, Boston, 1971), Contemporanea (Villa Borghese, Roma, 1974) e le più recenti collettive Anni ’70 a Roma (Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2013), alla Graham Foundation (Chicago, 2014) e all’Accademia di Brera (Milano, 2015). Sue opere sono incluse nelle collezioni di importanti musei, tra cui il Museum of Modern Art di New York, Brooklyn Museum, New York; Weisman Museum, Los Angeles; Van Abbemuseum di Eindhoven, Olanda; Ludwig Forum di Aachen, Germania; Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino e Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, Italia.
¹ Germano Celant, Laura Grisi, Rizzoli International Publications, New York, 1989, traduzione dall’originale inglese «I didn’t want a painting, a sculpture containing air, earth, or water. I didn’t want air, earth, or water to become objects. I wanted to recreate the experience of natural phenomena».
² Germano Celant, Laura Grisi, Rizzoli International Publications, New York, 1989, traduzione dall’originale inglese «I wanted to create the natural effect of the sound of water falling into water, to create an envairoment where one might meditate, listening to the noise of the rain».