Laura Santamaria – Orbite sacre corpi celesti

Informazioni Evento

Luogo
ASP BEATA LUCIA
Piazza Marzio Galeotto, 6, 05035 Narni TR, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
26/04/2024
Artisti
Laura Santamaria
Curatori
Lorenzo Rubini
Generi
arte contemporanea, personale

‘Orbite sacre corpi celesti’ è la personale di Laura Santamaria curata da Lorenzo Rubini per THEPÒSITO Art Space e allestita in occasione della riapertura al pubblico della chiesa dell’ASP Beata Lucia di Narni.

Comunicato stampa

‘orbite sacre corpi celesti’ è la personale di Laura Santamaria curata da Lorenzo Rubini per THEPÒSITO Art
Space e allestita in occasione della riapertura al pubblico della chiesa dell’ASP Beata Lucia di Narni.
L’impianto site-specific della mostra parte idealmente da una ricerca inaugurata dall’artista dieci anni fa e
legata ad un’indagine che traeva personale ispirazione dai reperti archeologici rinvenuti in Iraq intorno
all’antica città-stato mesopotamica di Ur; il focus centrale della ricerca era divenuto il corredo funerario e il
caratteristico diadema dell’antica regina mesopotamica Puabi, figura ancora oggi celata da un intricato
alone di mistero, credenze, leggende, la scienza si mescola alla fanta-scienza offrendo punti di vista quasi
opposti tra loro. Questa figura diviene fulcro al crocevia di esperienze mistiche legate a divinità, cicli
planetari ed entità extra-terrestri.
Regnante e autorità politica, donna e divinità vivente, venerata dal popolo e ritenuta riflesso di Inanna, dea
sumera della guerra, protettrice della giustizia e allo stesso tempo simbolo di fecondità. Come un’antica
Madre-Natura la dea regolava i cicli delle stagioni, il suo emblema una stella ad otto punte, una remota
raffigurazione del pianeta venere con il suo ciclo di otto anni. Stessi simboli si ritrovano incisi sul pesante
copricapo rinvenuto ad Ur realizzato in foglie d’oro e ornato di Corniole e Lapislazzuli. Ultima vestigia
dell’antica regina che per prolungamento diviene dettaglio nell’opera di Laura Santamaria. Le sculture
fluttuanti che scendono dal soffitto compongono un rimando diretto alle bande d’oro dell’imponente
elemento di oreficeria antica, la grande installazione di pigmenti a pavimento è l’ideale estensione
cromatica dei Lapislazzuli. L’unico elemento terreno che celebra la regnante è palesato dinnanzi a noi,
smembrato, disgregato dal tempo e dalla visione dell’artista che ne estende la concretezza, tramutando la
tangibilità della materia in esperienza spirituale, mantenendo poi enfatizzando la carica mistica del mero
oggetto ed esaltandone l’aura primordiale. La ricerca dell’artista torna ad esistere con un’identità
totalmente nuova, diviene un’interpretazione del potere al femminile in epoca contemporanea che ritrova
la sua cellula arcaica in Puabi.
Complicato sembrerebbe il dilemma essenziale della congiunzione al tempo che viviamo, all’oggi, e
parallelamente la connessione al luogo che contiene la mostra.
In epoca contemporanea viviamo in una continua ricerca di stimoli ma siamo circondati da sovrabbondanza
di informazione, per questo sempre più spesso è il dettaglio ad operare la perfezione. È il dettaglio a
divenire fondamentale alla ricerca dell’artista, il simbolo si fa contenuto. Quali ‘esistenze’ contemporanee il
nostro impianto culturale ci rende necessario riempire gli spazi lasciati vuoti dal tempo. L’artista più di altri
lo deve colmare con una visione e palesarlo.
La ricerca di Laura Santamaria ritrova nelle orbite planetarie un’intricata interconnessione con il tempo
iper-presente. Le sculture dell’artista, altalenando tra mistico e metafisico, si ritrovano a descrivere la
congiunzione astrale che rimanda direttamente alla chiesa, quale edificio e Istituzione, la cui ‘Regina
Celeste’ Maria, sinonimo assoluto si santità cristiana, diviene polo magnetico opposto andando a generare
orbite fuori tempo. Entrambe queste regine, rese solenni nella loro regalità, divengono tradizionalmente il
‘tramite’ tra il divino e la terra. Di conseguenza questo percorso intrapreso si discosta dal mero caso
divenendo una traiettoria necessaria. Non siamo più vagabondi a leggere storie nelle stelle ma pellegrini
contemporanei che seguono un tragitto instabile ma inequivocabile.
Quei simboli incisi sulla corona si scoprono essere come chiavi di un enigma ascoso. Le figure agli antipodi
della ricerca sembrano collegate nella figura di Venere. Continui i rimandi ascetici, simbolici, culturali e
numerici. Venere, la dea, simbolo generativo, artefice di vita ma anche figura vendicativa seppur
misericordiosa. Venere, il corpo celeste,adorato ed osservato da tempi lontanissimi, torna ciclicamente, la
sua traiettoria prende le sembianze di una ballata, vive in senso retrogrado come a ribellarsi pur rimanendo
legato alle altre rivoluzioni planetarie.
Le opere di Santamaria acquisiscono così una chiave di lettura inedita, forse azzardata ma che, con il giusto
coraggio, riesce a creare una congiunzione unica. I cerchi di ottone intrecciati tra loro mutano in orbite
venusiane. Queste fluttuano nello spazio della chiesa mosse dal movimento stesso di chi attraversa quello
spazio. L’esperienza installativa diventa quindi viva, partecipata. Diveniamo parte dell’opera il cui moto
cambia in relazione al nostro, la nostra presenza diventa basilare al suo fine. Diveniamo testimoni di un
cammino ascetico, di una meccanica celeste fatta di rivoluzioni orbitanti generate da opposti, rivoluzioni di
corpi terrestri e corpi celesti, rivoluzioni sociali e planetarie che si perdono nella notte dei tempi.
Laura Santamaria (Monza - 1976), laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in seguito
specializzata presso la Loughborough University School of Art and Design. La sua ricerca artistica si
concentra sull’uso della materia pura, del fuoco, dei pigmenti o dei cristalli, a cui si avvicina con metodo,
partendo da uno studio approfondito a livello cognitivo e proseguendo con un processo artistico
individuale, sempre altamente sperimentale. I suoi progetti e sculture site-specific spesso presentano allo
spettatore un parallelismo tra il micro e il macro cosmo, riflettendo così su sistemi e processi di
interconnettività. La sua pratica multidisciplinare è stata esposta in musei e istituzioni internazionali come
la Whitechapel Gallery di Londra (2015) e il MAC Museo de Arte Contemporáneo, A Coruña (2019).
Fondatrice e curatrice di ‘Drawings from Lightning’, un progetto multidisciplinare incentrato sul disegno
contemporaneo, animato da collaborazioni internazionali, pubblicazioni di libri d’artista, mostre e
workshop.