Laure Schwarz – Capitano abbandonato

Informazioni Evento

Luogo
LAB COMACINA
Viale Cassarate 4 6900 , Lugano, Switzerland
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

ven-sab-dom / fri-sat-sun 19-21

Vernissage
27/01/2012

ore 19

Contatti
Sito web: http://www.michelebalmelli.ch
Patrocini

sostegno / support
TMproject, Genève
PURO design, Locarno

produzione / production
Michele Balmelli

Artisti
Laure Schwarz
Curatori
Jean-Marie Reynier
Generi
arte contemporanea, personale

L’esposizione “Capitano abbandonato” dell’artista losannese Laure Schwarz nasce in un periodo ancora non sospetto, ma nel quale i capitani hanno tendenza ad abbandonare le navi…

Comunicato stampa

O Capitano! mio Capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,

Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.

Walt Whitman, estr. da “O Capitano! mio Capitano!”, 1865

Dal capitano abbandonato all'abbandono del capitano

La Michele Balmelli Gallery ha chiuso le porte in dicembre.
Una chiusura che ha generato due aperture. La prima, quella della Ego Gallery che ne riprende i locali con coraggio. La seconda è la nascita di una collaborazione tra Michele Balmelli nelle vesti di produttore e Jean-Marie Reynier in quelle di curatore di progetti comuni.
Il progetto nasce dalla volontà dei due di sottolineare una necessità contemporanea di nomadismo culturale. Essere legati ad un luogo nel campo di progetti no-profit è anacronistico in un epoca dove la viralità è fondamentale.
Il primo progetto comune nasce dunque dal concetto di abbandono. Non abbandonare la nave.
L'esposizione "Capitano abbandonato" dell'artista losannese Laure Schwarz nasce in un periodo ancora non sospetto, ma nel quale i capitani hanno tendenza ad abbandonare le navi...

Il lavoro di Laure é costruito intorno a una rottura identitaria. Rottura fisica e mentale; un corpo sfidato dal genere, un genere sfidato dal dolore, un dolore sfidato dalla memoria. La volontà plastica di questa esposizione si costruisce intorno a tre nuclei di lavoro plastico. Nei tre casi, la Schwarz, esplicita un senso di appartenenza esacerbata dal dubbio identitario. Volti non presenti, corpi bruciati, memorie nascoste e reconditi bisogni di presenze.
Così il cortometraggio "Frankie", presentato per la prima volta al pubblico, interpreta la storia di Frankenstein in chiave queer con una dolce dose di poesia ironica e erotica, volta a suggerirci che la perdita dei limiti identitari costituisce una necessità di non abbandonare la nave.
Come direbbe un personaggio tristemente celebre nelle cronache di questi giorni:
- vada a bordo, cazzo!

Jean-Marie Reynier, curatore indipendente