Le contraddizioni della fragilità
La galleria Eduardo Secci è lieta di presentare negli spazi espositivi di Firenze, dal 9 settembre al 6 novembre 2021, la mostra collettiva “Le contraddizioni della fragilità”, a cura di Angel Moya Garcia.
Comunicato stampa
La galleria Eduardo Secci è lieta di presentare negli spazi espositivi di Firenze, dal 9 settembre al 6 novembre 2021, la mostra collettiva “Le contraddizioni della fragilità”, a cura di Angel Moya Garcia, con Diana Al-Hadid, Alejandro Almanza Pereda, Andrea Galvani, José Carlos Martinat e Matthew Ritchie.
L’ambito di indagine della mostra si incentra sulle varie declinazioni in cui emerge il concetto stesso di fragilità, scrutando le contraddizioni che possono celarsi nella sua definizione attraverso l’analisi di alcuni tra i diversi contesti in cui viene applicato il termine: sociali, culturali, economici, scientifici e filosofici. Una serie di accezioni e interpretazioni in cui spesso la fragilità viene considerata come una qualità spregiativa che ci indirizza verso il dubbio e l’incertezza, il fallimento e la sua accettazione o la debolezza delle nostre convinzioni. Questo atavico e ipotetico antagonismo, causato da una netta opposizione tra fragilità e stabilità, viene messo in discussione nella mostra attraverso l’evidenza della superficialità di certe considerazioni categoriche e i pregiudizi dei nostri principi nel rincorrere un’obiettività assoluta che ci consenta di raggiungere una solidità emotiva, cognitiva e identitaria definitiva.
Diana Al-Hadid (1981, Aleppo), le cui opere sono spesso realizzate in scala monumentale, utilizza diversi media servendosi di una tecnica di stratificazione sia materiale che nelle accezioni culturali, da lei stessa definita “a metà tra un affresco e un arazzo”. La sua poetica porta l’osservatore a muoversi lungo un labile confine fra citazione e immedesimazione, memoria e contemporaneità, in un inesauribile senso di contrasto e perciò di rinnovamento e messa in discussione.
Destabilizzante e informata delle proprie origini è anche la pratica di Alejandro Almanza Pereda (1977, Città del Messico), il quale manifesta un profondo interesse concernente la percezione dei concetti di pericolo e rischio nelle differenti realtà culturali. La materialità è una sua costante che viene declinata attraverso la creazione di oggetti concettualmente e fisicamente “azzardati”. Queste giustapposizioni trasmettono un senso di tensione con specifiche indagini sui temi della fragilità, valore, peso e potere.
La multidisciplinarietà caratterizza l’arte di Andrea Galvani (1973, Verona), artista in grado di spaziare dalla fotografia al video, dal disegno alla scultura, fino al suono, all’architettura installativa e alla performance. Tramite tale approccio, indaga le relazioni fra diverse corrispondenze dialettiche, quali fragilità e monumentalità, temporalità e continuità, visibilità e invisibilità. Il suo lavoro estende le prospettive consuete dal piano individuale a quello collettivo, contestualizzando l’esperienza umana all’interno dello spazio geologico, dei cambiamenti cosmici e delle trasformazioni sociali.
La produzione di José Carlos Martinat (1974, Lima) è dettata da stretti legami con l’ambiente sociale, culturale e politico dell’America Latina. Muovendosi fra diversi generi, concepisce una serie di lavori che ha come fonte i graffiti, dei quali si appropria estraendoli dai luoghi d’origine, dandogli nuova vita come opere d’arte. Nella loro monumentale fragilità, mantengono la tensione emotiva che li ha generati. L’instabilità intrinseca della loro natura creativa, si rispecchia nel limbo di sogni, false promesse e corruzione della classe politica e nella conseguente reazione popolare.
Matthew Ritchie (1964, Londra) radica la propria pratica pittorica e installativa nei linguaggi della scienza, sociologia, antropologia, mitologia e storia dell’arte, descrivendo generazioni di sistemi, idee e le loro relative interpretazioni in una sorta di ragnatela celebrale. L’artista concretizza teorie di informazioni effimere e intangibili in una forma gestuale unica e riconoscibile, che enfatizza soprattutto le tracce della presenza umana.
In questo modo, la mostra si propone come un tentativo di scardinare quelle dialettiche perentorie per arrivare a un compromesso in cui i quotidiani cambi di paradigmi, le sistematiche discussioni sui principi assodati e i continui dibattiti convivano, seppur in bilico, e siano in grado di contrastare l’unilateralità di cosa è la fragilità. Un processo che viene evidenziato dagli artisti coinvolti attraverso un’estrema attenzione alla stratificazione dei materiali, alla soggettività della percezione, alla trasformazione costante della conoscenza, alle tensioni negli ambienti sociali, culturali e politici e, infine, a una modalità che veicola e consolida l’accettazione della relatività, l’effimerità e l’ambiguità delle nostre convinzioni.
La mostra collettiva sarà visibile anche on-line con l’introduzione del curatore Angel Moya Garcia: www.eduardosecci.com/it/exhibitions/53-le-contraddizioni-della-fragilita.
Angel Moya Garcia è curatore e responsabile della programmazione del Mattatoio a Roma.
Diana Al-Hadid (1981, Aleppo, Siria) vive e lavora a New York.
Alejandro Almanza Pereda (1977, Città del Messico, Messico) vive e lavora a Guadalajara.
Andrea Galvani (1973, Verona, Italia) vive e lavora a New York e a Città del Messico.
José Carlos Martinat (1974, Lima, Perù) vive e lavora a Lima.
Matthew Ritchie (1964, Londra, Inghilterra) vive e lavora a New York.
Eduardo Secci è stata fondata nel 2013 a Firenze e da giugno 2021 ha sede anche a Milano. Entrambi gli spazi presentano un doppio programma, che alle mostre della galleria affianca le proposte espositive di NOVO, il project space votato alla ricerca e alla sperimentazione di giovani artisti.