Le stanze di Ferenc
Le stanze di Ferenc: carte da parati e nuova progettualità. In mostra 14 proposte artistiche finalizzate a valorizzare l’appartamento che ha ospitato a Villa d’Este per lunghi soggiorni il musicista Franz Liszt (1811 – 1886).
Comunicato stampa
“Se oggi, in un contesto liquido e postmediatico, l’arte ripensa se stessa e le sue strategie, quali saranno invece domani le necessità ultime su cui rifletteranno gli artisti? Se sembra superata la cultura della rappresentazione, la ricerca prossima ventura non tende più alla sparizione ma forse giunge ad una nuova consapevolezza strettamente legata alla funzionalità contestuale, pur operando con azioni di riduzione, omissione, furto dai media digitali e degenerazione distribuita”. Questo è ciò che dichiara in maniera programmatica Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – Villae, illustrando Le stanze di Ferenc (17 dicembre 2018 – 17 febbraio 2019), mostra che presenta 14 proposte artistiche finalizzate a valorizzare l'appartamento che ha ospitato a Villa d’Este per lunghi soggiorni il musicista Franz Liszt (1811 – 1886), di cui si conserva uno studiolo, intimo e romantico, rivestito dell'originaria tappezzeria ottocentesca dal raffinato ramage floreale.
Il progetto è in assoluto il primo in Italia ad indagare le potenzialità espressive della carta da parati nel XXI secolo, un medium ingiustamente ritenuto privo di appeal e secondario secondo il pregiudizio dei più, ma che ora torna all’attenzione in un contesto, quale quello estense, unico nel rappresentare l’essenza della bellezza e il suo senso del meraviglioso. Con questa iniziativa, che vuole presentarsi come la prima di una serie di appuntamenti che vertono sulla sperimentazione legata alle tradizionali tecniche artistiche, l’Istituto intende così calendarizzare la ricerca e la riflessione sulle tecniche desuete di produzione / riproduzione. Uno degli obiettivi che le Villae si prefiggono è infatti quello di divenire una sorta di ‘cantiere laboratorio’ per il dibattito sui meccanismi legati alla visione, e il loro valore, di cui è portavoce e protagonista indiscusso. “Con questo progetto l’Istituto intende promuovere la ricerca e l’espressione artistica contemporanea dialogando con la tradizione, innovandola dal suo interno, interrogandone le sue basi fondative” ribadisce il direttore. “Stiamo, per la prima volta nella Storia, annaspando nella pletora di informazioni e così, alla fine, tante sono le immagini non desiderate ma che inquinano le nostre stesse basi cognitive. In questo scenario di saturazione, agli artisti sembra solo restare la necessità di liberarsi e restituire allo sguardo una superficie inefficace, una presa di possesso della visione che si serva della funzione retinica e non ne sia succube”.
Con Le stanze di Ferenc sono pertanto presentati i progetti più rappresentativi tra le oltre 80 proposte di matrice artistica ideate per essere riprodotte su carta da parati, pervenute nell’ambito di un bando internazionale indetto lo scorso mese di aprile.
Il concorso, che ha avuto per sua stessa natura una inedita conformazione trasversale, ha richiamato l’interesse di un nutrito gruppo di professionisti - fra artisti, architetti, decoratori d’interni e gruppi creativi - che hanno effettuato un sopralluogo a Tivoli per meglio interrogare il contesto ambientale. La scelta è stata quindi condotta su un formato standard che poteva essere ripetibile su contesti espansi, ed è stata effettuata a insindacabile giudizio del Direttore, coadiuvato dai vari interlocutori dell’Istituto, fra cui: Davide Bertolini (storico dell’arte), Giulia Floris (storico dell’arte), Fabio Sedia (architetto) ed Elisabetta Ciniglio (responsabile tecnico). Sono state individuate le soluzioni che valorizzano le peculiarità artistiche e storiche e meglio interpretano il genius loci della Villa. Stampati su tessuto, i progetti di maggior rilievo e significatività saranno esposti nell’ottica del recupero di una ricca seppur misconosciuta tradizione artistica fondata su una precipua professionalità artigianale, declinata secondo un linguaggio attraversato dalle suggestioni e dagli sguardi del nostro presente.
Gli autori selezionati:
Serena Bellini (Trieste, 1969)
Thomas Braida (Gorizia, 1982)
Marcella Brancaforte (Catania, 1963)
Linda Carrara (Bergamo, 1980)
Roberta Di Laudo (Agnone, 1994)
Maria Grazia Galesi (Scicli, 1988) e Sasha Vinci (Modica, 1980)
Eva Germani (Riccione, 1973)
Mariangela Levita (Aversa, 1972)
Daniele Marzorati (Cantù, 1988)
Silvia Moro (Milano, 1971)
Simone Pellegrini (Ancona, 1972)
Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982)
Matteo Stucchi (Clusone, 1992)
Sulltane Tusha (Durazzo, 1988)
Le proposte sono realizzate su tessuto da FIB (Fotoincisione Industriale Bergamasca), sponsor tecnico dell’iniziativa.