Le storie di Giasone in Palazzo Fava a Bologna
Presentazione volume “Le storie di Giasone in Palazzo Fava a Bologna” e conversazione con il Prof. Andrea Emiliani.
Comunicato stampa
La Sala detta delle Argonautiche del Palazzo eretto intorno al 1580 dal conte Filippo Fava, con la sua data inscritta sotto un capitello della decorazione pittorica, e cioè il 1584, rappresenta la più importante impresa pittorica della cosiddetta riforma naturalistica attivata dai giovani e giovanissimi Ludovico (1555-1619), Agostino (1557-1602) e Annibale Carracci (1560-1609) nel loro esordio sul palcoscenico della città di Bologna. A detta di Carlo Cesare Malvasia, il più impegnato tra gli scrittori d’arte di questa antica Felsina (che scrive nel 1678) e anche il più antico testimone del patrimonio artistico, fu il padre di Agostino e di Annibale, zio del più anziano Ludovico, sarto del conte Fava a raccomandare l’opera pittorica dei giovani al suo cliente.
La raccomandazione, a detta dello storico, ebbe il suo seguito attivo e operoso. Le avventure simboliche degli eroi della Grecia, partiti alla riconquista del Vello d’oro rubato e trasferito al di là del Peloponneso, si incrociarono con l’intervento di Medea narrato da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Si tratta di un intervento tipico di quel “magismo” che anche nella cultura esoterica bolognese trovava spazio accanto all’ultima apparizione della cultura “emblematica”, che aveva avuto tanta fortuna europea nel corso del Cinquecento.
La Sala delle Argonautiche è rimasta ignota alla gran parte degli scrittori e degli stessi viaggiatori. Dopo la fine della famiglia Fava, essa – già in età moderna – divenne parte dell’Hotel Baglioni, e sede di feste e riunioni di grande fama. Un restauro ottocentesco non migliorò le condizioni generali, e nel Novecento nessun vero e scientifico atto di conservazione fu mai possibile. Se non quello, nell’anno 1983, che la Soprintendenza competente riuscì fortunatamente a condurre, ma parzialmente, sulla parete antistante la Madonna di Galliera, indebolita e minacciata da un’imponente infiltrazione d’acqua piovana dal soffitto.
Il restauro recente, condotto dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna dopo l’acquisizione del Palazzo, rende visibile per la prima volta allo storico della pittura e al visitatore incuriosito il complesso pittorico splendido e imponente che apre di fatto la storia dell’arte italiana oltre la crisi del Manierismo. Inoltre documenta l’arte del più anziano, Ludovico Carracci, prima di questa occasione del tutto sconosciuto, e spalanca il futuro pieno di straordinarie promesse del giovane Annibale. Qui hanno fondazione le più note opere figurative dell’età barocca settentrionale e le premesse dell’ideale classico sviluppato in Palazzo Farnese, a Roma, tra i due secoli. Si tratta di un contributo del tutto inedito quanto a qualità artistica e ad importanza storica, che ha inciso fortemente sulla storia successiva dell’intera Europa.
Andrea Emiliani ha condotto i suoi studi ad Urbino e successivamente nell’Università di Bologna e di Firenze, laureandosi con Roberto Longhi, correlatore di Francesco Arcangeli. I suoi interessi di indirizzo critico e storico si sono rivolti in prevalenza alla pittura cinquecentesca e barocca tra Montefeltro e Romagna. Ciò anche in ragione della sua professione di dirigente dell’amministrazione dei Beni Culturali nell’area bolognese e nelle province romagnole (1964-1998). Ha condotto ricerche su Federico Barocci (1975-2008), Simone Cantarini e G. Francesco Guerrieri (1957-1998), nonché sulle grandi stagioni della pittura barocca a Bologna (Ludovico Carracci, Guido Reni, Giuseppe Maria Crespi e altri). Ha collaborato alle Biennali d’arte antica dal 1954 al 1963; ha diretto le mostre dell’arte bolognese a New York, Washington, Los Angeles, Fort Worth, Francoforte, Stoccarda ecc., dal 1986 al 1993. Le Argonautiche dei Carracci e le loro vicende sono state suo oggetto di indagine storica e di analisi critiche fin dal 1984.