Le vite dei surrealisti
Johan & Levi Editore invita alla presentazione del volume Le vite dei surrealisti di Desmond Morris.
Comunicato stampa
Un volume di notevole interesse innanzitutto perché il suo autore, celebre per La scimmia nuda, è a sua volta un pittore surrealista: nato nel 1928, Desmond Morris è uno dei pochi testimoni viventi del Surrealismo. Il libro raccoglie le vite di trentadue artisti che hanno fatto parte di questo movimento, dai più celebri fino a quelli che hanno gravitato nelle cerchie surrealiste internazionali: da Picasso a de Chirico, passando per Francis Bacon e Meret Oppenheim.
Il Surrealismo nasce all’indomani della Prima guerra mondiale più come stile di vita che come vero e proprio movimento artistico. Indignati verso un establishment che aveva reso possibile quel massacro, i surrealisti elaborano una strategia dell’inconscio capace di liberare l’uomo dai lacci della ragione e delle convenzioni estetiche restituendo un ruolo centrale alla dimensione onirica ed erotica per mezzo dell’automatismo psichico.
A partire dal 1924 André Breton, principale teorico di questa dottrina, per oltre quarant’anni tiene le fila di un insolente gruppo di intellettuali che tra diaspore, ammutinamenti ed espulsioni costituisce una delle esperienze artistiche più affascinanti e travagliate del Novecento.
Desmond Morris realizza la sua prima personale surrealista nel 1948 e, mentre si appresta a diventare uno dei più celebri divulgatori scientifici della sua generazione, frequenta per anni gli irresistibili personaggi di cui snocciola qui le avventure: Roberto Matta che si fa marchiare a fuoco il nome del marchese de Sade per rientrare nelle grazie di Breton; Giacometti che disdegna Marlene Dietrich (e le sue quarantaquattro valigie) in favore di una prostituta, Caroline Tamagno, nota soprattutto nella mala parigina; Miró e Masson costretti da Hemingway a fronteggiarsi in un fallimentare incontro di boxe; Salvador Dalí in tenuta da palombaro che – stecca da biliardo in resta e due levrieri al guinzaglio – dà spettacolo davanti a centinaia di giornalisti all’esposizione internazionale surrealista del 1936. Trentadue storie eccentriche che si snodano fra i bistrot della ville lumière e i posti più incongrui, come lo zoo di Londra, per approdare infine a New York, dove cominciano a spargersi i primi semi dell’Espressionismo Astratto.
Inseguendo le caleidoscopiche proliferazioni del Surrealismo incarnate da artisti estremamente diversi tra loro – come Max Ernst, Picasso, Delvaux e Duchamp – Morris ne celebra l’intensità, il delirio e il mistero che, come direbbe Magritte, «non si può spiegare, bisogna solo lasciarsene avvolgere».
Desmond Morris (1928), zoologo ed etologo britannico, è uno degli ultimi surrealisti viventi. La sua prima personale risale al 1948 e la prima mostra londinese, insieme a Miró, è del 1950. Ha realizzato oltre duemilacinquecento dipinti e sono state pubblicate otto monografie sul suo lavoro. Tra i suoi numerosi libri, il classico La scimmia nuda (1967).