Lea Contestabile – Tornando a Casa come Pollicino
Quella specie di intima fedeltà, a cifra segreta, che lega l’opera di un artista nei differenti periodi della sua vita, nel caso di Lea Contestabile tenderei a individuarla in un’operazione di progressiva sottrazione, o cancellatura, o espunzione.
Comunicato stampa
Quella specie di intima fedeltà, a cifra segreta, che lega l'opera di un artista nei differenti periodi della sua vita, nel caso di Lea Contestabile tenderei a individuarla in un'operazione di progressiva sottrazione, o cancellatura, o espunzione. Il segno, insomma, tende più a sottrarre che a costruire, evidenziando in questo modo un percorso solo apparentemente volto a costruire una trama diversa dal suo puro darsi. Il segno che ragiona del suo esser segno, percorso primario della grafica, lascia così il campo a addizioni di materiali, che tuttavia sottraggono o dis-velano figure, a colori che s'investono di ombra per nascere come indizi, riflessi, echi.
Tra silhouette e reti, i fili delle storie che Lea vorrebbe raccontare o riascoltare (perché il suo percorso investe insieme il presente del fare arte e il persistere del passato, che pure talvolta per farsi tale deve per-turbare la memoria), gli agganci, i meccanismi della favola si ribaltano e ne viene come un'ossatura incantata, un'intelaiatura che non è più l'asse portante della storia, il suo come, ma la chiave della sua possibilità. Reti colorate, fili, stoffe sono letteralmente i materiali di cui s'intessono i sogni. Cadono, in questo universo perennemente sospeso, ombre che non negano il colore, piuttosto lo dislocano; in altalena, precipitando, legandosi le une alle altre, figure e personaggi e frammenti si arrestano in quel che sono: sogno di un'ombra, tanto più aerei quanto più impenetrabili. Elementi ludici, disposti a caso, a disegnare su un'improba-bile scacchiera la spirale dei ricordi.
La stessa fenomenologia altera porcellane e ceramiche. Alle casette bianche e luminose hanno sottratto finestre e porte, alle bambole le vesti ricamate. Se tutto è già accaduto, ciò che resta è la leggerezza aurea di una forma assoluta, di un rito consumato.
Priva di porte e finestre, la casetta di Baba Yaga (la strega tremenda della tradizione slava, che terrorizzava mio figlio bambino, e che abita un'impossibile stamberga sbilenca su zampe di gallina) è uno schermo lucido, pronto ad accogliere le nuove combinazioni del nostro immaginario. A patto che sappia farsi racconto, gioco, storia - cioè narrazione - di ogni nostro passato.
Il come nel titolo della mostra è già un indizio, una soluzione. Una traccia di colore che tiene insieme i frammenti, gli elementi spezzati del vissuto, e ad arte li dispone in una teca: questo sono le favole, il contenitore che salva dalla deriva del senso le storie e le giustifica guidandone la composizione. Come Pollicino, ma non Pollicini a nostra volta, il nostro tornare a casa sarebbe allora trovare la situazione espressiva che salvi e custodisca il nostro esser racconti.
Marcello Gallucci
Lea Contestabile inaugura con "Tornando a casa come Pollicino" lo spazio espositivo di “Un caffè per Artaud” inoltrandosi in un viaggio che soavemente si infila, creando fratture e poi suture, nell'ermetismo che accompagna le fiabe. Ha così inizio una serie di progetti rivolti alla fruizione della produzione artistica contemporanea. “Un Caffè per Artaud” è infatti uno spazio vivo in cui l'espressione diventa possibile, finalizzato ad aprire discussioni e condivisioni delle diverse esperienze. Uno spazio, o meglio, un involucro, creato per contenere le diverse forme artistiche, dalla musica al teatro, alle installazioni, a qualsiasi altro mezzo di comunicazione che nasca da una autentica necessità interiore, dando motivo e aria a intersezioni continue e mutevoli.
Nadia Di Bernardo
LEA CONTESTABILE
Dopo il diploma all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, opera come incisore presso la Calcografia Nazionale di Roma grazie ad una borsa di studio dell'Accademia di San Luca. Dal 1976 è titolare della Cattedra di Anatomia Artistica all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, dove insegna anche Illustrazione Scientifica e Pedagogia e Didattica dell'Arte.
Consolida la sua esperienza nel campo dell'arte e della didattica nei workshop e conferenze in diverse Università internazionali, tra cui l'Università delle Arti di Valencia, in Spagna, Marmara University e Dogus University di Istanbul, in Turchia. Nel 1995 fonda il MuBAQ - Museo Dei Bambini dell'Aquila e, dopo il terremoto del 2009, promuove il progetto Il villaggio d'arte per bambini. Pubblica per la Regione Abruzzo tre volumi della Collana di Educazione alla visione, rivolti a bambini ed insegnanti.
La sua intensa attività artistica è documentata da esposizioni in Italia (L'Aquila, Roma, Milano, Orvieto, Napoli, Firenze, Forlì, Ascoli Piceno, Viterbo, Spoleto, Terni, Pescara, Teramo, Ferrara, Enna…) e all'estero (America Latina, Neuchatel, Hamilton, Rottweil, Toronto, Budapest, Cracovia, Calafat, Mosca, Istanbul…).
Artista versatile, realizza libri d'arte, video, spettacoli, sperimentando con artisti e musicisti ogni tipo di commistione tra i vari linguaggi artistici. Il suo lavoro, “poetico teatro della memoria” ri-narra, con materiali sempre diversi, frammenti di vita privata che inevitabilmente diventano Storia collettiva, come nelle opere presentate all'ultima Biennale di Venezia.