Leggere l’arte. Biografie d’artista – Yayoi Kusama
Seconda serata, promossa da Johan & Levi Editore in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Torino, per il ciclo incentrato sulle biografie delle grandi artiste donne. Simona Lodi e Marco Enrico Giacomelli raccontano la vita privata e l’arte di Yayoi Kusama, prendendo spunto dalla sua autobiografia edita da Johan & Levi, in cui l’artista ripercorre le tappe della sua carriera fortemente voluta e anche lucidamente spiegata nella sua necessità di essere.
Comunicato stampa
Seconda serata, promossa da Johan & Levi Editore in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Torino, per il ciclo incentrato sulle biografie delle grandi artiste donne. Simona Lodi e Marco Enrico Giacomelli raccontano la vita privata e l'arte di Yayoi Kusama, prendendo spunto dalla sua autobiografia edita da Johan & Levi, in cui l’artista ripercorre le tappe della sua carriera fortemente voluta e anche lucidamente spiegata nella sua necessità di essere.
All’età di 73 anni Yayoi Kusama decide di raccontarsi e ripercorre le tappe della sua vita a partire dall’infanzia in Giappone fino agli esordi come artista in America, e in particolare a New York, fino al ritorno nella sua terra natale nel 1975. Infinity Net, l’autobiografia della Kusama pubblicata in giapponese nel 2002 e ora tradotta in italiano da Johan & Levi, è il racconto in prima persona della parabola di una delle personalità più eccentriche, ambivalenti e incantevoli che l’arte giapponese abbia mai conosciuto. Le vicende della vita sono narrate dalla Kusama con spiazzante sincerità ma anche, in alcuni tratti, con forte comicità, senza seguire un ordine cronologico ma procedendo per associazioni, come muovendosi tra i suoi pois.
Yayoi Kusama nasce a Matsumoto nel 1929 da una famiglia molto tradizionalista e repressiva. Fin da piccola l’arte è l’unico sollievo ai suoi patimenti esistenziali e crisi nervose. Per questo mette un oceano fra sé e il suo mondo trasferendosi a New York, sostenuta dal rapporto epistolare avviato con Georgia O’Keeffe che agevola e promuove l’avvio della sua carriera artistica. I primi anni sono un inferno, la scarsa disponibilità economica, i continui collassi nervosi e la solitudine sono i suoi primi compagni di viaggio. Ma ancora una volta è l’arte a salvarla: esorcizza le proprie paure con i celebri Infinity Nets, tele completamente ricoperte di pois. Sulla tela mette in atto la ripetizione del gesto catartico, attraverso infiniti puntini, e finisce per riempirne il tavolo, il pavimento, il suo stesso corpo. Ripetendo sempre i medesimi movimenti la rete, la sua cifra, si allarga all’infinito. Fino alla self-obliteration, gesto con cui pone la propria figura ricoperta di pois davanti a uno sfondo a pois per risultare “assorbita da un’entità infinita”. Anche le Soft Sculptures, che riproducono organi sessuali maschili, la grande ossessione della Kusama, hanno valore salvifico. Come analista di se stessa dichiara: “La stragrande maggioranza degli oggetti che produco è di questo genere, il che fa pensare ad alcuni che io sia una fissata, ma si tratta di un clamoroso fraintendimento. Al contrario, il sesso mi fa molta paura. Ho cominciato a costruire falli nel tentativo di superare le mie fobie: avrei continuato a produrne e alla fine sarei riuscita a vincerle. In altre parole, quei falli erano una forma di automedicazione”. È questa quella che lei stessa definisce “arte psicosomatica”.
Da qui alle folli performance con orge il passo è breve e sul finire degli anni sessanta Kusama diventa con i Kusama Happenings, regina della rivoluzione pacifista, cavalcando lo tsunami hippie.
Gli anni newyorkesi sono ricchi di incontri con personaggi che in quello stesso arco di tempo stavano determinando grandi cambiamenti nel mondo dall’arte: Georgia O’Keeffe, sua prima ammiratrice e benefattrice che Kusama definisce “una persona fuori dal comune, solitaria al punto da diventare eccentrica”, Donald Judd, Salvador Dalì, Andy Warhol, “mio buon rivale”, David Smith e Joseph Cornell, suo amico e amante per diversi anni.
Nel 1975, per motivi di salute, ritorna definitivamente in Giappone. Da quel momento importanti personali e retrospettive sulla sua opere sono state allestite a Los Angeles, New York, Minneapolis, Tokyo, Londra, Parigi, Vienna, con un rimarchevole afflusso di pubblico. Nel 2000 il governo giapponese le conferisce il cinquantesimo premio del ministero dell’Istruzione e il premio del ministero degli Affari Esteri. Partecipa a due Biennali di Venezia, nel 1966 come rappresentante degli Stati Uniti d’America, e nel 1993 come rappresentante del Giappone. Nel 2001 partecipa alla prima edizione della triennale di Yokohama. Nel 2012 grazie a Marc Jacobs, direttore artistico Louis Vuitton, ha collaborato con la maison francese realizzando le vetrine di tutti i punti vendita e una linea di abbigliamento e accessori, operazione che la riporta al mondo dell’alta moda dopo la particolare esperienza della Kusama Fashion Ltd.
Dal 1977 Kusama vive nell’ospedale psichiatrico Seiwa, in Giappone, per scelta personale, ma continua a dipingere quasi quotidianamente nello studio a Shinjuku