Lello Torchia
Nella chiesa della SS. Annunziata di Airola (BN), sarà possibile ammirare una moderna iconografia della Passione firmata dall’artista Lello Torchia.
Comunicato stampa
Da mercoledì 27 marzo, nella chiesa della SS. Annunziata di Airola (BN), sarà possibile ammirare una moderna iconografia della Passione firmata dall’artista Lello Torchia. Dopo l’evento Figural Oblivion, mostra ancora in atto presso la Galleria “Mia arte contemporanea” in via Firenze 27, Torchia torna a far parlare di sé nel beneventano con un’iniziativa tutt’altro che prosaica curata sempre dal gallerista Pasquale Izzo.
L’opera in questione – 190 x 230 cm, pigmento e colle su tela – non si prefigge il compito di concretare una sofferenza ormai lontana dal benessere del nostro tempo; non si autoproclama istitutrice di un futuro nettareo, dove il peccato originale è definitivamente estirpato da quello stesso Cristo che morì sulla croce. Difatti Torchia, quasi con un ploce figurativo, tende a stemperare quell’altrimenti greve sofferenza: entrambi i ladroni ai lati di Gesù non sono che una continuazione, un’estensione del suo io; le tre figure sono consustanziali analogamente alla visione umana della trinità. Torchia non desidera, come ad esempio nel Christ crucified di Velázquez, mettere in risalto il sacrificio non più di quanto desideri proiettare quel sacrificio sull’osservatore. Quel che Torchia si propone di fare è qualcosa di molto più, beh, sottile. Per riportare un esempio calzante, l’arma con cui tenta di infilare i nostri cuori non è un gladio, una sciabola, né una katana; Torchia non punta alla storicità, alla distinzione, a tracciare forme in una lingua esotica che non gli appartiene. Torchia utilizza uno stocco. In lui, come in Aristotele, la verità ripetibile e negatrice del contingente si presenta nelle vesti dell’immanenza. E in lui, come in Aristotele, le affezioni dell’anima, dunque le afflizioni, sono uguali per tutti – per Cristo come per chiunque. Ciò, o meglio una dimostrazione di ciò, si può ritrovare nelle Ricerche Filosofiche del sig. L. Wittgenstein. Wittgenstein scrive una dimostrazione interpolativa del fatto che il linguaggio privato non esiste. L’opera di Torchia è l’espressione di quella dimostrazione: fa riecheggiare il dolore di Cristo, un dolore fin troppo umano, dentro di noi.
Marco Amore
Lello Torchia nasce nel 1971 a Napoli dove attualmente vive e lavora. La sua prima mostra di rilievo risale già al 1999 al Museo di Capodimonte a Napoli intitolata Il bosco sacro dell’arte. Nel 2003 vince il Mail Art Prize a Pècs, al quale seguono diverse mostre in Europa, tra cui Vestigia tenère (Art and History meeting, Brno) e Charta III (MdL, Bordeaux). Da allora vanno annoverate numerose personali e collettive tra cui In colore (Franco Riccardo Artivisive), Tempo (Galleria Arteincontri, Vignola), Lello Torchia (Casina Pompeiana, Napoli), 20 Monochromes (Collection Goor-Beerens, Bruges). Il 2006 segna l’inizio del lungo soggiorno milanese che si chiude nel 2009 con le mostre Il disegno sfogliato (Biblioteca civica, Brescia) e Lello Torchia (The White Gallery, Milano). Nel 2012 sono state allestite Quattro artisti e un editore, presso la sede della Casa Editrice Tullio Pironti a Napoli e le mostre personali Vanitas, presso The White Gallery a Milano e La forma del tempo, al castello aragonese di Agropoli. Nel 2013 espone alla collettiva Transit a Kharkiv in Ucraina (Karazin Kharkiv National University), mentre è in corso Figural oblivion presso Mia arte contemporanea ad Airola.