Lento processo e materia
Una performance-mostra collettiva nella quale la materia mette in risalto la concretezza della vita dalla quale l’arte deriva rappresentandone, allo stesso tempo, una sua funzione migliorativa. L’arte: una possibilità della vita. Un “perpetuo nascimento”.
Comunicato stampa
Lento processo e materia, nasce dall’esigenza di unire l’esperienza espositiva a quella laboratoriale avendo come linea guida l’importanza della materia e del contatto con essa e considerando il momento artigianale-laboratoriale come procedimento strettamente collegato alla creazione artistica.
Il progetto ideato a quattro teste da Baragliu, Meschini, Scarfone e Storti, vuole essere la storia di un "perpetuo nascimento", in quanto proprio il continuo cominciamento tiene desta l’opera.
Il processo vuole mettere in evidenza un concetto su tutti: l’arte è una possibilità del fare. La materia mette in risalto la concretezza della vita dalla quale l’arte deriva rappresentandone, allo stesso tempo, una sua funzione migliorativa. L’arte è una possibilità della vita e questo è ancor più comprensibile se si pone l’accento sui suoi aspetti creativi-processuali. Proprio questa possibilità di vita viene qui interpretata da Baragliu, Scarfone e Storti come una possibilità concreta, toccabile con mano. Lento processo e materia si avvale inoltre della collaborazione del Museo della carta di Pescia, il quale attraverso il suo direttore Massimiliano Bini, ne ha seguito fin da subito con partecipazione ed attenzione gli sviluppi. Il progetto, presentato negli spazi della giovane e ricercata galleria Simboli Art Gallery di Firenze, si articola in due fasi.
Una parte performativa nella quale Baragliu, Scarfone e Storti saranno impegnati nella realizzazione della carta, mettendo così in evidenza non solo il processo di creazione ma anche la volontà di ripartire ricostruendo il proprio linguaggio, ovvero il supporto materiale della creazione.
Una parte espositiva dove i tre giovani artisti presentano i loro lavori mettendo in risalto le loro differenze.
La pittura di Baragliu rivela un mondo formalistico, dove forma e sostanza si incontrano nella luce, nella materia e nella densità di un fare semi-aperto al dialogo.
La scultura di Scarfone mette invece in risalto una forte tendenza ad una narrazione paradossale, in cui si soffoca il racconto principale, si crocifigge la sintassi ordinaria per riemergere balbettanti.
Storti, oltre alle “americane” tecniche miste su carta, propone un video sul suono della carta, questa condizione di artigiana del senso è la condizione nella quale Storti si muove e attraverso la quale esprime una concretezza artistica ricca di significati.
Infine, Lento processo e materia rappresenta un atto volontaristico fermo e deciso, una credenza mai sopita nella valenza fattuale e sociale dell’arte.
Ruggero Baragliu (Nuoro 1987)
Uno degli aspetti principali dell’arte di Baragliu è la concretezza. La sua pittura rivela un’attenta ricerca sia per i materiali che per le tecniche. Il critico migliore per poter leggere Baragliu è Roger Fry “Possiamo dunque rinnegare, una volta per sempre, l’idea della somiglianza con la natura, dell’esattezza o inesattezza come pietra di paragone, e considerare solamente se gli elementi emotivi nella forma naturale siano adeguatamente messi in luce, a meno che l’idea emotiva dipenda completamente dalla somiglianza o dalla completezza della rappresentazione”(R. Fry, Un saggio di estetica, 1909).
Paolo Scarfone (Catanzaro 1989)
Scarfone è, o almeno lo diventerà in futuro se continuerà su questa strada, un artista semantico. Le sue opere sono parole, strutturate però con la grammatica di un paese straniero che ancora nessun antropologo ha avuto il coraggio di avvicinare. Il critico migliore per poter leggere Scarfone è Arthur C. Danto “è proprio come guardare alla fine di un libro per vedere come si risolve l’intreccio, ma con una differenza: non abbiamo saltato niente, abbiamo vissuto una a una tutte le fasi della sequenza storica che ci ha condotto a questo punto, cioè la fine della parabola narrativa dell’arte” (A. C. Danto, Dopo la fine dell’arte. L’arte contemporanea e il confine della storia, 1997).
Marialuna Storti (Roma 1984)
L’approccio di Storti all’arte è un approccio laboratoriale, dubitativo e multimediale. Storti utilizza infatti più media per esprimere la sua poetica di continua ricerca e lavorazione del senso. Proprio il senso nelle sue opere non è da intendersi come la fase ultima di un processo bensì come il meccanismo della sperimentazione. Il critico migliore per leggere Storti è Leo Steinberg “Le incursioni sempre più profonde dell’arte nella non-arte continuano ad alienarsi le simpatie dei conoscitori, mentre dal canto suo l’arte diserta e parte alla volta di nuovi territori, lasciando che i vecchi criteri, ancora superstiti, governino una pianura in via di erosione” (L. Steinberg, Altri criteri, 1972).