Leoncillo – Dei tagli e delle figure sfuggenti
Mostra in occasione del Centenario della nascita di Leoncillo.
Comunicato stampa
Continua felicemente la serie di grandi mostre in occasione della Giostra dell’Arme di San Gemini dopo l’indubbio successo della retrospettiva dell’anno scorso dedicata a Gerardo Dottori.
Il 2015 è il centenario non solo di Alberto Burri, ma anche di Leoncillo, il maestro spoletino della scultura informale. Leoncillo per gli studiosi è un artista sottovalutato, ma con questa mostra a San Gemini, preludio di una grande, doverosa antologica nel prossimo futuro, e altre iniziative a Spoleto, l’attenzione su di lui si è sicuramente di nuovo accesa. Leoncillo dei tagli e della figure sfuggenti è l’unica ampia mostra pubblica sull’artista in occasione del centenario. Pur avendo dovuto rinunciare ad alcune opere importanti per i vincoli di tutela, si è potuto contare su numerosi inediti, molti dei quali provenienti dai familiari dell’artista che, generosamente, hanno collaborato a questa importante iniziativa. Un progetto questo che prende in esame alcuni aspetti della sua poetica, in particolare il tema del taglio.
Saranno esposte 40 opere tra sculture dipinti e disegni con particolare attenzione al passaggio dal figurativo all’“astrazione”, dando particolare risalto ai bozzetti in tecnica mista, dove l’artista sintetizzava con grande capacità e raffinatezza gli effetti della materia in un percorso”alternativo rispetto a quello dei capolavori più visti. In sintesi si potrà godere di tutto il percorso estetico di Leoncillo, dalle prime prove giovanili, al suo tipico “barocchetto spoletino”, alla stagione neocubista, all’informale dei “tagli” che lo ha reso famoso. Cento anni fa nacque anche Enzo Rossi (Perugia, 1915- Roma, 1998) che ebbe stretti rapporti con Leoncillo e che fu ottimo pittore e formidabile promotore di cultura artistica. Leoncillo e Enzo Rossi, insieme al più giovane Enzo Brunori (Perugia, 1924 – Roma 1993) a Roma, intorno al 1950, lavorarono insieme e, in particolare, realizzarono lo stesso soggetto su tela, su carta e in ceramica. Abbiamo voluto così ricordare quella circostanza emblematica di una stagione artistica presentando tre opere (due dipinti su tela ed una su carta), forse per la prima volta riuniti dopo più di settanta anni.
Il progetto espositivo è stato coordinato da un comitato scentifico, del quale hanno fatto parte: Enrico Crispolti, Massimo Duranti, Anna Leonardi, Anna Rita Leonardi, Antonella Pesola, Francesca Duranti, Andrea Baffoni. La mostra è corredata da catalogo contenete le riproduzioni delle opere esposte, testi critici, tra cui Antonella Pesola, e una ricostruzione bio-bibliografica.
L’Ente Giostra ha voluto, inoltre, rendere omaggio al grande artista russo Mikhail Koulakov (Mosca, 1933 – San Vito di Narni, 2015), considerato uno degli artisti dell’avanguardia astratta russa degli anni Sessanta, scomparso un anno fa, cittadino umbro a tutti gli effetti, che ha vissuto dalla metà degli anni Settanta a Vallicciano, non lontano da San Gemini, allestendo una mostra al piano terra dello stesso Palazzo Vecchio.
Nota biografica:
Leoncillo Leonardi nasce il 18 novembre 1915 a Spoleto. Seguendo le orme del padre Fernando, professore di disegno e poeta dilettante, nel 1932 inizia a frequentare l’Istituto d’arte di Perugia. Tre anni dopo si trasferisce a Roma per studiare all’Accademia di Belle Arti, diretta in quegli anni da Angelo Zanelli. Ben presto entra nell’ambiente artistico della Capitale, ha così modo di avvicinarsi al gruppo della Scuola romana, in particolare a Mirko e Cagli, iniziando a realizzare le prime sculture di soggetto mitologico, in cui mostra anche l’influenza di Scipione e Mafai. Nel 1939, a Umbertide, si applica alla ceramica, tecnica che rimarrà una costante nella sua produzione, e che gli permetterà di approdare a quella sua peculiare identità di colore-materia. Fra le opere maggiori del primo periodo romano, ricordiamo i "mostri" mitologici: l'Arpia, la Sirena, l'Ermafrodito, che offrono una versione smagliante e barocca del repertorio mitico scipionesco.
Gio Ponti si interessa al suo lavoro, e nel 1940 gli allestisce una sala alla Triennale di Milano, con Fancello. Nel 1941 pubblica un Bestiario , corredato da tavole litografiche di Fabrizio Clerici e una presentazione di Raffaele Carrieri. Partecipa alla Resistenza e dopo la Liberazione espone con Cagli, Guttuso, Mafai, Mirko e altri alla mostra romana "Arte contro la barbarie" vincendo il primo premio con le due versioni della Madre romana uccisa dai fascisti. Nel 1946 espone alla Galleria Palma nella Mostra dei Capidopera che comprende le opere d’arte applicata realizzate da vari artisti romani presso lo studio di Enrico Galassi. Nel 1947 aderisce al "Fronte nuovo delle arti" con Corpora, Franchina, Fazzini e Turcato, e con loro espone alla Biennale di Venezia del 1948. Nel 1949 ha la sua prima personale, alla Galleria del Fiore di Firenze, presentato da Roberto Longhi. Nel 1955 esegue per Venezia il Monumento alla partigiana veneta, distrutto nel 1962 da un attentato. Nel 1956 in seguito a una profonda crisi ideologica si dimette dal Partito comunista e inizia una severa revisione del suo lavoro dell'ultimo decennio . Nel 1957 espone alla "Tartaruga" di Plinio De Martiis, la nuova produzione decisamente orientata in senso informale. I suoi accesi cromatismi e il controllo della materia plastica e degli smalti, lo portano a risultati di altissimo livello, in cui affronta anche temi spaziali non lontani dalle aperture verso la quarta dimensione di Lucio Fontana. Ha una sala personale alla XXXIV Biennale di Venezia del 1968, anno in cui muore prematuramente.