Letizia Battaglia – Anthologia
Fotografie di grande formato, in bianco e nero, occupano l’intero spazio dello ZAC, insieme a videointerviste, libri sull’artista e materiale inedito che ripercorrono la carriera di Letizia Battaglia, tra le prime donne fotogiornaliste in Italia, che ha ritratto i luoghi e le vittime degli omicidi di mafia, ma anche la vita, i volti e la società palermitana.
Comunicato stampa
“Con Palermo c’è sempre stato un rapporto di rabbia e di dolcissima disperazione. La sento malata e mi fa arrabbiare. Io vorrei andarmene ma non ci riesco, la amo morbosamente e ho ancora molte cose da fare nella mia città”.
Letizia Battaglia
Palermo, febbraio 2016
Dal 6 marzo all’8 maggio 2016, ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, ospita la grande retrospettiva della fotografa palermitana Letizia Battaglia, Anthologia a cura di Paolo Falcone con oltre 140 lavori esposti insieme per la prima volta.
La mostra voluta dal Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, in collaborazione con la Fondazione Sambuca, e rientra nell’ambito delle celebrazioni per gli ottant’anni di Letizia Battaglia, quale omaggio alla sua straordinaria carriera riconosciuta a livello internazionale.
“Le foto di Letizia non sono solo opere d'arte, ma anche espressioni d’amore; sono anche espressioni di sofferenza, di rabbia, di disgusto, di orrore. Ma quella sofferenza, quella rabbia, quel disgusto e quell’orrore che muovono dall’amore per la vita, per le persone”.
Leoluca Orlando
Sindaco di Palermo
“Palermo rende omaggio a una sua artista tra le più amate al mondo. Letizia Battaglia ha saputo raccontare con profonda umanità la vita della gente. Il suo obiettivo ha colto senza alcun filtro la realtà nella sua interezza, una realtà spesso cruda e violenta. Mai però con l’intento unico di documentare l’istante, quanto piuttosto di trasformare la contingenza della storia in immagine poetica universale”.
Andrea Cusumano
Assessore alla Cultura del Comune di Palermo
LA MOSTRA
Fotografie di grande formato, in bianco e nero, occupano l’intero spazio dello ZAC, insieme a videointerviste, libri sull’artista e materiale inedito che ripercorrono la carriera di Letizia Battaglia, tra le prime donne fotogiornaliste in Italia, che ha ritratto i luoghi e le vittime degli omicidi di mafia, ma anche la vita, i volti e la società palermitana. Immagini di dolore, povertà, morte, e di ricchezza, speranza, ribellione disegnano un percorso narrativo in cui le donne, i bambini, la politica, la mafia, la religione, le processioni, le feste e i numerosi campi d’investigazione diventano il pretesto per una rappresentazione unica di un momento storico durato oltre un quarantennio. Molte le foto meno note, insieme a omicidi rimasti senza nome, che sono frutto di un lungo lavoro di ricerca nei suoi archivi. L’intento è di offrire allo spettatore una visione complessiva dell’intero corpo fotografico che attraversa la storia e il costume nazionale.
“Una mostra antologica che mette in luce i diversi aspetti del lavoro di Letizia Battaglia; concepita come un unicum polifonico dove amore e dolore, sangue e compassione, tragedia e sogno si mescolano in un percorso dal forte impatto emotivo, riflettendo il suo coraggio e la sua grandezza”. [Paolo Falcone]
Il percorso espositivo parte dalle prime fotografie scattate all’inizio degli anni Settanta a Milano. Sono gli anni delle contestazioni, delle manifestazioni, delle occupazioni, dello scontro in piazza, della dicotomia ideologico-politica tra comunismo e fascismo, scontro intellettuale e d’azione che sarà il germoglio di quegli anni di piombo che hanno insanguinato un intero paese. Ma Milano è anche il centro di una nuova creatività che coinvolge artisti, intellettuali, registi, attori impegnati e la Battaglia è lì, con la sua prima macchina fotografica. Incontra e ritrae Pier Paolo Pasolini al cinema Turati, Ezra Pound a Venezia, interagisce con la lotta e la protesta teatrale di Franca Rame, vigliaccamente violentata da un manipolo di fascisti. Sono scatti dimenticati per anni che oggi escono dai suoi archivi e arricchiti di nuovi elementi espressivi, atti a leggere in modo più approfondito la sua complessiva poetica.
Famosa per le sue foto d’inchiesta sulla mafia, Letizia Battaglia fotografa giudici, poliziotti e uomini delle istituzioni in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, dagli anni Settanta agli anni Novanta: da Giorgio Boris Giuliano a Ninni Cassarà, dal giudice Cesare Terranova al Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella fino a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Dalla serie Politici e mafia sono presenti in mostra anche gli scatti a Salvo Lima e Vito Ciancimino, personaggi principali del Sacco di Palermo. Emblematica è la foto Giulio Andreotti con il mafioso Nino Salvo (1978), trovata dalla Direzione Scientifica Antimafia negli archivi della Battaglia, che sarà poi uno dei principali capi d’accusa nel processo contro l’esponente democristiano. Tra i principali mafiosi ritratti ci sono sia nomi poco noti sia personaggi come Luciano Liggio e Leoluca Bagarella, una figura di primo piano nella nuova sanguinaria aristocrazia mafiosa. La Battaglia lo vede stretto ai suoi guardiani in divisa, con la furia negli occhi e la ferocia stampata sul viso, e ne è sopraffatta. Bagarella la travolge e la butta a terra. Proprio in quell’istante la fotografa realizza una delle immagini più potenti della sua produzione, un’icona contemporanea nella lotta contro la criminalità mafiosa.
Tuttavia i morti ammazzati e i criminali non sono gli unici soggetti di Letizia Battaglia. Gli anni Ottanta sono particolarmente fecondi e fotografa la società civile, come donne e bambini nei quartieri, nei rioni, nei vicoli di una città che ancora conserva le rovine della Seconda Guerra Mondiale. Descrive dettagliatamente la miseria di un’isola quasi abbandonata al suo destino. Sguardi pieni di dignità, di compassione, di muta rassegnazione con cui Letizia Battaglia costruisce un dialogo intimo e profondo, pieno di rispetto e di comprensione. Ne nasce una delle serie più toccanti della sua produzione: La bambina con il pane (1979), La bambina con il pallone al quartiere Cala di Palermo (1980), La bambina e il buio (1980), La bambina non è mai andata a scuola (1981), Amiche (1982), Il gioco del Killer (1982), Bambino lavoratore (1984), La bambina e il pecoraio (1986).
Parallelamente Letizia Battaglia immortala la borghesia e la nobiltà palermitana opulenta, protagonista di feste e ricevimenti sfarzosi. La mondanità è presente in: Palazzo Ganci (1976) – dove girarono le scene del ballo nel film Il Gattopardo di Luchino Visconti –, La sposa ricca inciampa sul velo (1980), Il Ballo (1985), Ricevimento aristocratico in giardino con volpe morta (1987). Non sfuggono al suo obiettivo nemmeno le feste religiose, le processioni, la tradizione dei riti funebri e la vita quotidiana: Donne vegliano il Cristo morto (1988) e La conta (1992), Quartiere la Cala (1977), Sulla spiaggia di Mondello (1982), Sabina e Pippo innamorati (1983).
Letizia Battaglia fotografa con un grandangolo capace di una notevole esaltazione prospettica dando forte enfasi al primo piano rispetto allo sfondo. Vuole essere sempre a stretto contatto con i soggetti da lei fotografati e con l’ausilio di un vasto angolo di campo l’osservatore ha l’impressione di essere presente sulla scena. Crea uno stile personale e scrive la sua geometria compositiva a ogni scatto, evidenzia sguardi e gesti, sottolinea emozioni senza alcuna mediazione, lasciando esprimere liberamente il suo istinto. Da quegli sguardi, da quegli odori acidi, dal sapore aspro e pungente del sangue, della morte, della sofferenza, della disperazione, nelle immagini di Letizia Battaglia si sono determinate intense relazioni tra soggetto, spazio e tempo.
Letizia Battaglia conosce grandi fotografi come Diane Arbus, Eugene Richards e Sebastião Salgado. Entra in contatto con Mary Ellen Mark e suggella una grande amicizia con Josef Koudelka. La fotografia assume per lei una forte connotazione politica e un potente strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica anche grazie allo stretto legame con Franco Zecchin, fotografo con il quale percorre anni di vita e di lavoro.
Quelle immagini di Palermo iniziano a essere richieste dalle più importanti testate del mondo e Letizia Battaglia è scoperta e immediatamente posta dalla critica tra le principali protagoniste della fotografia internazionale.
Le immagini in mostra, in continuo contrasto tra loro, svelano le molteplici sfaccettature dell’artista fotografa che dichiara di amare e odiare la sua città – al punto di doversene andare in alcuni periodi della sua vita –, ma da cui non riesce a separarsi e dove ancora oggi vuole realizzare grandi progetti, come il Centro Internazionale della Fotografia, di cui sarà direttore artistico.
Inoltre, il 5 e 6 marzo 2016, il Teatro Massimo presenta, in prima assoluta, l’opera Il Caravaggio rubato, composta e diretta da Giovanni Sollima (nella doppia veste di solista al violoncello), con fotografie di Letizia Battaglia e testi del giornalista Attilio Bolzoni. L’opera, commissionata dal Teatro stesso, è ispirata al celebre furto della Natività di Caravaggio all’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, avvenuto la notte del 17 ottobre del 1969.
IL VOLUME
La mostra è accompagnata da un esteso volume edito da Drago che raccoglie l’intero corpus fotografico della mostra, con un testo introduttivo di Paolo Falcone e interventi di importanti esponenti internazionali del mondo della fotografia, del giornalismo, della cultura, della politica: Francesca Alfano Miglietti, Roberto Andò, Lorenzo Baldo, Attilio Bolzoni, Giovanna Calvenzi, Christian Caujolle, Andrea Cusumano, Sarah Cosulich Canarutto, Pippo Delbono, Nino Di Matteo, Helen Doyle, Donna Ferrato, Marta Gili, Melissa Harris, Graciela Iturbide, Gisela Kayser, Saverio Lodato, Simona Mafai, Dacia Maraini, Antonio e Patrizia Marras, Leoluca Orlando, Fred Ritchin, Giovanni Senzani, Alexander Stille, Wim Wenders, Daniela Zanzotto, Franco Zecchin.
BIOGRAFIA SCELTA
Letizia Battaglia è nata il 5 marzo 1935 a Palermo, dove vive e lavora.
Inizia a fotografare nel 1971, in occasione di una breve parentesi di vita a Milano, per illustrare gli articoli che scrive da giornalista indipendente. Una volta tornata a Palermo, nel 1974, intraprende una lunga collaborazione con il quotidiano L’Ora, quale responsabile del reparto fotografico. Nello stesso anno crea, con Franco Zecchin, l’agenzia Informazione Fotografica in cui si formano molti giovani fotografi. Nel 1977 partecipa alla fondazione del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato. Si impone sulla scena culturale anche come editrice dando vita, nel 1991, alla rivista Mezzocielo, bimestrale realizzato da sole donne, e l’anno successivo la casa editrice Edizioni della Battaglia, collana di documentazione politica, sociale, culturale.
Letizia Battaglia svolge anche attività politica tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta come consigliere comunale con i Verdi, e assessore comunale a Palermo con la giunta di Leoluca Orlando. Nel 1991 è eletta deputato all’Assemblea Regionale Siciliana con La Rete. In questa legislatura è vice presidente della Commissione Cultura.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra i quali: The W. Eugene Smith Award, New York (prima donna e prima fotografa europea) nel 1985; il premio per il fotogiornalismo Dr.-Erich-Salomon-Preis, Germania nel 2007; l’Infinity Award: Cornell Capa Award all’International Center of Photography, New York nel 2009.
Ha partecipato a importanti mostre e manifestazioni in Italia e all’estero, tra cui: Centre Pompidou, Parigi; Tate Modern, Londra; Museum of Contemporary Art, Chicago; Biennale di Istanbul; Palazzo Grassi, François Pinault Foundation, Venezia; Le Mois de la Photo, Montréal; Festival International du Photojournalisme, Perpignan.