Letizia Scarpello – Troppo umano
Letizia Scarpello lavora sui tessuti dopo aver operato una ricerca per immagini, che poi si dissolvono nei colori appropriati, nel design dei tessuti, nella scenografia e nei costumi.
Comunicato stampa
Macao deve tornare a vivere, anche di giorno, deve tornare umano, persino al primo piano, in una stanza di tredici metri quadri, LeeL*, un vuoto contenitore che si distacchi rispetto ai colori grigi del soffitto decadente, per dar luogo ad uno spazio rosa, umano, morbido, color carne, un altrove che faccia rientro in un’interiorità, al di là della fibra stesa a terra, spessa sette centimetri. Con il passare dei giorni, il pavimento si trasforma in un quadro astratto, iniettato da flebo con pigmenti per tingere tessuti. I liquidi colorati confluiscono attraverso espansori, lasciando scorrere, sul supporto soffice a pavimento, venature che degradano dal blu al viola, al rosa scuro.
Senza alcuna identità pittorica certa, il risultato finale dell’installazione esclude ogni connotazione simbolica, o rappresentativa della realtà, aderendo al solo principio di espansione del colore. Un fattore astratto, incontrollabile, inaccessibile per l’artista stessa, chiamata ad intervenire all’interno della stanza solo nel caso in cui le flebo terminassero. L’unico modo per riempire ogni sacca risulta la perforazione della valvola di silicone con un ago e poi il ri-dosaggio del liquido pigmentale, con siringhe riempite appositamente. Il visitatore, invece, può solo spostare lo sguardo, non il proprio corpo, all'interno di un organo, un organismo, umano, dalla struttura asettica, dall’impronta medicale, dal volume cubico attraversato da un vago tepore.
Troppo Umano, si trasforma, così, gradualmente, in un’azione non performativa pubblica attivata da ritualità invisibili. Il lavoro si può intravedere solamente dall’esterno perché secondo l’artista, l'arte va conquistata entrando piano, molto piano nello spazio, senza mai muovere passo. Letizia Scarpello lavora sui tessuti dopo aver operato una ricerca per immagini, che poi si dissolvono nei colori appropriati, nel design dei tessuti, nella scenografia e nei costumi. La sua indagine iconografica, parallela e lontana, viene convogliata in installazioni, allestite a terra, lavori che abbassano le altezze dell'occhio, anche a Macao, attraverso una decina di flebo, contenenti colori diversi, sfumature viola, fuxia e blu. Una decina di pigmenti in polvere che dissolti in acqua bollente, a seconda delle diverse temperature e del tempo di infusione, rendono il liquido completamente trasparente, insaturo oppure, al contrario, più denso, colore puro.