Lettere intorno a un giardino

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ALFONSO ARTIACO
Piazzetta Nilo 7 80134 , Napoli, Italia
Date
Dal al
Vernissage
27/06/2024

ore 19

Curatori
Mario Francesco Simeone, Marta Ferrara
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Il percorso espositivo è scandito da opere principalmente inedite e realizzate appositamente per l’occasione, con tecniche e linguaggi eterogenei tra pittura, scultura, installazione, video e fotografia.

Comunicato stampa

Lettere intorno a un giardino
mostra curata da Marta Ferrara e Mario Francesco Simeone

27 giugno - 7 settembre 2024

 

Alfonso Artiaco è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra collettiva,

Lettere intorno a un giardino.

La mostra inaugura giovedì 27 giugno 2024 dalle ore 19.

 

Artisti presentati

 

Maria Giovanna Abbate, Gianmarco Biele, Paolo Bini, Selene Cardia, collettivo damp, Carmela De Falco, Nina Jonsson Qi, Nicola Vincenzo Piscopo, Paolo Puddu, Andreas Zampella

 

Un giardino nascosto tra le pietre di Palazzo De Sangro di Vietri, simile a tanti altri che si aprono nel paesaggio metropolitano. Per scoprire questi singhiozzi di eden appartati nelle profondità delle antiche dimore nobiliari e negli slarghi irregolari della stratigrafia urbana di Napoli, è necessaria un’indicazione spesso inaspettata ma quasi mai fortuita. Un’intuizione o una premonizione sussurrata tra portoni di legno, cortili ombreggiati, balconi in ferro battuto e ampi ballatoi di piperno. Da questa suggestione, custodita nella storia dell’architettura involontaria partenopea, prende le mosse la mostra Lettere intorno a un giardino, dal titolo liberamente ispirato da una raccolta epistolare composta dal poeta austriaco Rainer Maria Rilke tra il 1924 e il 1926, il cui filo conduttore è rappresentato dalla cura di un giardino.

 

Il percorso espositivo è scandito da opere principalmente inedite e realizzate appositamente per l’occasione, con tecniche e linguaggi eterogenei tra pittura, scultura, installazione, video e fotografia. Gli artisti coinvolti sono nati tra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni ’90 e si sono formati a Napoli e in Campania. La loro ricerca si è sviluppata prevalentemente in città e nei dintorni, per poi proseguire, in alcuni casi, altrove, pur mantenendo un legame stretto con i luoghi d’origine e con le relazioni che li attraversano. Le loro opere e i loro progetti estendono le proprie radici nelle profondità di questo territorio, per poi germogliare ed effondersi, così da segnare una continuità nel passaggio delle stagioni, contribuendo, in maniera più o meno silenziosa, con approcci multiformi e polifonici, a consolidare l’esperienza della città, a vivificarne la narrazione.

 

Dal testo critico:

“Celati nelle ombre dei chiostri, in giardini incorniciati dalle alte e antiche mura dei palazzi, tra le scoscese pareti di tufo dei quartieri, gli alberi possono arrivare al terzo piano e poi anche più in alto, toccare le inferriate dei balconi, appoggiarsi agli stipiti delle finestre. Questi tronchi sono abbondanti di foglie che si ricoprono di tintinnanti monete d’oro quando c’è appena un po’ di sole oppure lasciano scivolare via la pioggia creando piccole cascate sul terreno e tra le fratture della pavimentazione impolverata della città involontaria. Nei gangli di una stratificazione urbana selvatica e sviluppata a dismisura, vivono piante in alcuni casi secolari, abitate da piccoli fruscii. Fischi brevi o prolungati, modulati dai passeri e dalle gazze che di tanto in tanto si avventurano sui balconi delle case, provenienti da chissà dove e latori di messaggi indecifrabili.

Un giardino, qui, è un verde che si somma, scompare e poi si moltiplica, non si concede se non su richiesta. Spazio di affaccio, di contrattazione, vuoto in attesa. Frizioni armoniche tra natura e artificio, intorno a questi giardini si raccolgono altre storie. Narrazioni appartate ma fiorenti di una prossimità immediatamente laterale, radicata fin nelle profondità del suolo, fino a costituirne – e sostituirne – le fondamenta. […]”.

 

 

Maria Giovanna Abbate, 1991, Caserta, vive e lavora tra Napoli e Firenze

Fondatrice del centro per le arti contemporanee Opificio Puca (Caserta) e del Culturale Centro di Ricerche sull’Inutile (Firenze), Maria Giovanna Abbate si esprime attraverso una ricerca polifonica, a cavallo tra una dimensione collettiva e soggettiva del fare arte, frutto di una formazione itinerante e al contempo permanente, fatta di incontri fortuiti o volutamente cercati, articolando una pratica legata all’idea di arte come esperienza. Dal 2021 si dedica come curatrice e artista al progetto Oh,Ah, Si! sul fiume fuori rotta, una piattaforma sperimentale di arte partecipata lungo le sponde del fiume Volturno. Ha partecipato a mostre collettive in Italia e all’estero: I nostri fiumi condividono una bocca, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino, 2024), Kême, i materiali del tempio in mostra (Pozzuoli, 2023), Help Art and Science, Expo della Scienza (Wuhu, Cina, 2023), Letizia Battaglia. Storie di strada, Mole Vanvitelliana (Ancona, 2020).

 

Gianmarco Biele, 1992, Benevento, vive e lavora a Napoli

La ricerca di Gianmarco Biele è orientata alla sperimentazione di diversi media, dalla pittura al video e alla fotografia, fino alla progettazione di opere ambientali. Ricorrente è il tema del rapporto tra naturale e artificiale, di cui evidenzia sia gli elementi di contraddizione che di continuità. Recentemente ha approfondito lo studio dei materiali partecipando a progetti di restauro conservativo. Alla sua personale ricerca, affianca l’attività di consulenza, coordinamento e supporto ad artisti, per progetti di respiro internazionale. Ha partecipato a mostre collettive in Italia e all’estero, quali N.1 Basket interference (Vilnius, VDA, 2020) e Verso (Napoli, Palazzo Caracciolo, 2015).

 

Paolo Bini, 1984, Battipaglia, vive e lavora a Santa Tecla (Salerno)

Spaziando dalla pittura all'installazione, il lavoro di Paolo Bini è incentrato sulla reinterpretazione del tema del paesaggio. Appropriandosi di schemi di derivazione digitale, il quadro assume idealmente la struttura del linguaggio informatico, di cui Bini si serve per frammentare e deframmentare il paesaggio, interrogandosi sulle sue modalità di rappresentazione. Le sue opere sono state esposte in Italia e all’estero, presso gallerie e spazi istituzionali, tra cui Galleria Peola Simondi Torino (2021), Fondazione Made in Cloister Napoli (2021), CaMusAc Cassino (2020), ISCP New York (2019). È stato il vincitore del Premio Cairo 2016 e ha preso parte al programma di residenza Everard Read at Leeu Estates Artist Residency, in Sudafrica. Attualmente è in via di realizzazione una sua installazione ambientale per il Museo diffuso Magma, in Sicilia. È docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata.

 

Selene Cardia, 1995, Cagliari, vive e lavora tra Napoli e Cagliari

Adottando il mezzo pittorico come atto performativo e meditativo, Selene Cardia esprime attraverso la superficie pittorica una introspettiva visione del paesaggio naturale e antropico. Originaria di un piccolo Comune dell’entroterra sardo, Cardia ha lasciato la terra natale in giovane età per sviluppare la sua ricerca tra Berlino, Firenze e Napoli, dove si è specializzata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti. Qui ha approfondito il rapporto tra sguardo, luce, fotografia e pittura, entrando all’interno della condizione insulare e di quella metropolitana, caratteristiche dei due luoghi di vita e lavoro.

 

Carmela De Falco, 1994, Napoli, vive e lavora a Napoli

Carmela De Falco si è formata tra l’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’ENSA–Dijon, l’Adbk München e l’ENSAD-Paris. La sua ricerca sovverte e altera degli ordini culturali codificati, attraverso un'indagine sul linguaggio e gli spazi fisici e mentali abitati e attraversati dagli individui e le collettività. Le recenti mostre personali includono: Fino a dove il mio corpo riesce ad arrivare, Negozio (2023); Abitare il tempo, Latte project (Faenza, 2022); Contenere il tempo, Exit Strategy (2022). Le recenti mostre collettive includono: GOAL, Fondazione Morra Greco (2023); La potenza del pensiero, Residenza delle Arti (Berna, 2023); There is no time to enjoy the Sun, Fondazione Morra Greco (Napoli, 2021); Fleeting, Akademie der Bildenden Künste München (2018). Tra il 2023 e il 2024 ha partecipato a periodi di residenza presso l’Hangar-Lisbona e la Fondation Fiminco-Parigi e risulta vincitrice del bando SIAE-Nuove Opere per la mostra personale Memomirabilia, Museo Filangieri (in programma a giugno 2024).

 

Collettivo damp

Il collettivo damp nasce come progetto non intenzionale nel 2017 dall'incontro di Alessandro Armento (1990), Luisa de Donato (1991), Viviana Marchiò (1990), Adriano Ponte (1989). La sua ricerca ruota attorno all'interesse per la natura temporanea delle cose - dalle forme di vita alle idee - in dialogo con le specificità dei luoghi, lavorando spesso in contesti di residenza artistica: Raccolta Lercaro, Bologna, 2020; Pavjlióen aan het Water, Rotterdam, 2020; Fabra i Coats - Fabrica de Creació de Barcelona, 2022; Casa degli Artisti, Milan, 2023. Nel 2023 il collettivo ha dato avvio a Negozio, un project space votato all'inutile all'interno dell'area mercatale di Portici, Napoli.

 

Nina Jonsson Qi, 1993, Stoccolma, vive e lavora tra Napoli e Stoccolma

Le tracce che il ritmo del tempo incide sui paesaggi naturali e antropici, la capacità della memoria di rielaborare gli errori e le afasie, il bisbigliato processo attraverso cui la materia si trasforma continuamente in altro, mantenendo un ricordo di ciò che è stata. Tra fotografia, video, disegni, suono, manipolazioni di materiali d’archivio e interazioni con l’Intelligenza Artificiale, la ricerca artistica di Nina Jonsson Qi si muove tra rappresentazione e astrazione, esplorando la superficie e le profondità dell’immagine, per restituire la suggestione di una realtà interiore, a tratti onirica. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha trascorso un periodo di studi all’Institut Supérieur des Beaux Arts di Besançon, in Francia. Le sue opere sono state esposte in diversi spazi, tra cui l'Institut Supérieur des Beaux Arts di Besançon, al Giardino Liberato e a Santa Fede Liberata, a Napoli, alla Konstfack University of Arts, Crafts and Design e la Nobel Week Lights, a Stoccolma. Nel 2016, ha ricevuto il Premio Goyescas al Teatro San Carlo di Napoli e il Premio Porticato Gaetano XXVII Edizione.

 

Paolo Puddu, 1986, Napoli, vive e lavora tra Napoli e Parigi

La ricerca di Paolo Puddu analizza processi e comportamenti che intercorrono tra l’uomo e il paesaggio. In dialogo con la specificità dei luoghi, le sue opere mirano a indagarne gli aspetti politici e sociali, collocandosi all’interno di un’estetica volta a suggerire nuovi sistemi spaziali e concettuali. Ha partecipato a mostre personali e collettive, residenze e progetti, tra cui i più recenti detto tra le righe (Museo Madre, Napoli, 2023/24) e  mind the gap_ (Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, 2023). Ha vinto premi come Cantica21, iniziativa promossa da MAECI (DGSP) e MiBACT (DGCC), 2020; Un'opera per il Castello, V edizione, Castel Sant'Elmo, Napoli. I suoi lavori sono presenti in collezioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero.

 

Nicola Vincenzo Piscopo, 1990, Napoli, vive e lavora a Napoli

L’indagine di Nicola Vincenzo Piscopo è incentrata sulla responsabilità del pittore come filosofo dell’immagine nell’epoca delle sovrapproduzioni visive. Ha lavorato dal 2016 al 2018 con il collettivo curatoriale e artistico &nd project. Nel 2021 ha fondato il progetto Quartiere Latino, condominio-museo d'arte contemporanea a km 0 a Napoli, con l’obiettivo di creare una mappatura degli artisti che vivono e lavorano nell’intersezione dei quartieri attorno al condominio. Tra le esperienze espositive: Krampfanfalle, (University of Georgia, Tbilisi, 2013), Collirio (Galleria Marrocco, Napoli, 2021), GOAL! (Fondazione Morra Greco, Napoli, 2023), Under Raffaello (Premio Marche, Urbino, 2023).

 

Andreas Zampella, 1989, Salerno, vive e lavora a Milano

Gli elementi dell’opera di Andreas Zampella si compongono come in una pièce teatrale: il quadro è la scenografia delle azioni e delle non-azioni, metafora di chi li osserva, gli utensili e le sculture sono gli oggetti di scena. Tutte le cose vivono una condizione di azione continua, come ascessi dell’arte performativa. Il suo lavoro indaga il rapporto tra realtà e rappresentazione nella società, ammettendo il fallimento della comunicazione nella contemporaneità. Originario di Salerno e di formazione partenopea con studi in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli, Andreas Zampella ha partecipato a varie residenze in Italia, tra cui BoCS Art a Cosenza e Dolomiti Contemporanee. Ha esposto le sue opere, tra le altre sedi, a Palazzo Braschi per la Quadriennale di Roma (2023) e da Nashira Gallery a Milano (2023).