Lillo Bartoloni – I Grattacieli del Ghetto di Venezia
25 lavori fra oli, acrilici e carte, più due sculture (multipli in ferro) di cui la prima rappresenta un mercante veneziano del 1500 realizzata appositamente per questa mostra e la seconda che un Franz Kafka da giovane in una visita a Venezia nel 1913.
Comunicato stampa
Il Pitigliani "Centro Ebraico Italiano" a Roma in Via de'Tolomei 1, ospita dal 18 dicembre 2011 al 18 gennaio 2012 la mostra "I Grattacieli del Ghetto di Venezia" di Lillo Bartoloni.
L'esposizione narra il percorso intrapreso da L.B. fin dall'infanzia.
Venezia è sempre stata per lui un argomento molto presente nelle conversazioni famigliari, poiché la padrona di casa ed educatrice, sua nonna Gilda, era veneziana e raccontava spesso storie di quella città: la zia cantante lirica, le navi degli avi mercanti fino allo zio medico dei grandi alberghi che attendeva di essere chiamato per una visita ad un paziente comodamente seduto ad un tavolino del caffè Florian in piazza San Marco e di un altro zio proprietario di due case "alte" al Ghetto e così via.
Le ripetute visite alla città lagunare e la recente partecipazione, in veste d'attore, al film , documentario di Carlo Hintermann "Chatzer, ebrei veneziani", hanno ispirato L.B. a rappresentare i lati più segreti e stupefacenti di Venezia seguendo la sua immaginazione.
25 lavori fra oli, acrilici e carte, più due sculture (multipli in ferro) di cui la prima rappresenta un mercante veneziano del 1500 realizzata appositamente per questa mostra e la seconda che un Franz Kafka da giovane in una visita a Venezia nel 1913.
I grattacieli del Ghetto di Venezia
Il numero crescente di ebrei determinò l'espansione del Ghetto. Gli edifici si innalzarono verticalmente (i cosiddetti grattacieli di Venezia) e si estesero nel Ghetto Vecchio (1541) e nel vicino Ghetto Novissimo (1633). Nella metà del XVII secolo il ghetto contava più di 5000 persone. Nel 1797 Napoleone demolì i cancelli, ma con la venuta degli Austriaci gli ebrei vennero ancora obbligati al confinamento. Fu solo con il 1866 che essi videro riconosciuta la loro libertà.
Il percorso artistico di Lillo Bartoloni
Lillo Bartoloni, nato a Roma nel 1948. Artista da inserire nella corrente del PopEspressionismo. Allievo e pupillo di Cesare Vivaldi, critico d'arte e storico direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Roma. Cesare Vivaldi, negli anni '80, diceva di L.B.: " ...la spia ideologica e stilistica di Bartoloni è da rintracciare in uno dei filoni maestri della moderna tradizione Europea, quello che va da Rimbaud a Jarry, ai surrealisti, sino a Dubuffet e all'Art Brut, l'arte dei pazzi...". Nel corso degli anni la pittura di Lillo Bartoloni si è addolcita e da circa 15 anni lavora su temi e soggetti Mitteleuropei, ispirandosi in particolare ai temi del mondo Yiddish, su intuizioni da testi letterari di Isaac Bashevis Singer, Joseph Roth, Franz Kafka ma guidato soprattutto dal suo personalissimo "moralismo laico" come scritto dal critico Duccio Trombadori. L.B. ha esposto in mostre personali e collettive in tutto il mondo. Ricordiamo le più recenti antologiche a Istanbul, a Varsavia, a Cracovia, a San Paolo del Brasile.